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Artrite reumatoide, l'astenia peggiora d'inverno

I risultati di un piccolo studio osservazionale svedese, pubblicato su BMC Musculoskeletal Disorders, hanno dimostrato che la percezione di astenia patologica (fatigue) peggiora nei mesi invernali anziché durante la bella stagione in pazienti con AR.

Dal momento che l'astenia è un sintomo molto rilevante in molte persone affette da AR, i risultati di questo studio potrebbero essere utili per il reumatologo che li ha in cura.

“La fatigue associata all'AR si distingue dall'astenia normale in quanto spesso estrema, inaspettata e non alleviata dal sonno notturno; pertanto questa condizione influenza non poco lo svolgimento delle normali attività quotidiane e la vita sociale – scrivono gli autori nell'introduzione allo studio.”

La presenza di studi con risultati confliggenti sulle fluttuazioni delle manifestazioni di AR nel tempo, ha sollecitato la messa a punto di questo nuovo studio, che ha reclutato 65 pazienti con AR in età lavorativa, analizzando le variazioni mensili e stagionali della fatigue.

I pazienti inclusi, nello studio, aventi un'età media di 54 anni, in preponderanza di sesso femminile e con durata di malattia (AR) pari, in media, a 15 anni, hanno classificato la loro percezione di fatigue in occasione di 7 time point, utilizzando la scala VAS da 0 a 100 mm e servendosi del BRAF-MDQ (the Bristol Rheumatoid Arthritis Fatigue Multidimensional Questionnaire). Punteggi VAS>50 erano indicativi di fatigue severa.

Su questi dati i ricercatori hanno condotto un'analisi di regressione multipla finalizzata a valutare le variazioni del sintomo fatigue nel tempo.
Nel corso dei 7 time point previsti dal protocollo dello studio, i livelli VAS di fatigue sono stati compresi tra 1 e 81, mentre la fatigue specifica per AR classificata dal BRAS-MDQ è stata classificata con punteggi compresi tra 2 e 48.
Il valore medio VAS di fatigue rilevato è stato pari a 51.

I risultati hanno documentato punteggi VAS, in media, complessivamente più elevati nelle donne rispetto agli uomini (28,6 vs 21,6; p<0,001). Inoltre, i pazienti di età compresa tra 47 e 61 anni hanno mostrato punteggi di fatigue più elevati di quelli più giovani o più anziani, anche se le differenze osservate non sono state statisticamente significative.

Nello specifico, l'analisi delle variazioni mensili dei punteggi VAS e BRAF-MDQ ha mostrato  variazioni statisticamente significative dei punteggi VAS relativi alla fatigue (p<0,01) come pure del punteggio totale BRAF-MDQ e dei punteggi relativi ad alcune sottoscale (dominio cognitivo e fisico ma non dominio emozionale).

I ricercatori hanno osservato le maggiori variazioni dei punteggi sopra menzionati da gennaio a settembre, con i punteggi più alti rilevati in gennaio.

L'analisi delle variazioni stagionali dei punteggi VAS e BRAF-MDQ ha documentato, invece, una variazione statisticamente significativa dei livelli di fatigue, con i valori di fatigue più elevati durante la stagione invernale, come documentato dal punteggio VAS (p<0,01) e dal BRAF-MDQ complessivo.

Al contrario, non sono state documentate differenze statisticamente significative della fatigue percepita, sia a livello mensile che a livello stagionale, in base al sesso o all'età.

Nel commentare i risultati, gli autori hanno identificato alcuni fattori che potrebbero contribuire alle variazioni stagionali di fatigue osservate nello studio.

Tra questi vi sono l'attività fisica, che correla in modo inverso con la fatigue e che tende ad essere più frequente in primavera ed estate; il deficit di vitamina D, particolamente rilevante in Svezia in ragione delle forti variazioni di temperatura e di ore di luce solare; la condizione di studente o di lavoratore, con la tendenza ad andare in vacanza d'estate.

“Sotto la duplice prospettica dei pazienti e dei medici – aggiungono gli autori – il dato relativo all'esistenza di una fluttuazione stagionale della fatigue potrebbe essere utile nello sviluppo di strategie per controllare questo sintomo molto debilitante nei pazienti con AR, ad esempio fornendo informazioni adeguate sull'esistenza di questo bioritmo legato all'alternarsi delle stagioni e dando suggerimenti atti ad incoraggiare lo svolgimento di attività fisica durante i mesi invernali.”

Nicola Casella

Bibliografia
Feldthusen C, et al "Seasonal variations in fatigue in persons with rheumatoid arthritis: A longitudinal study" BMC Musculoskeletal Dis 2016; DOI: 10.1186/s12891-016-0911-4.
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