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Fibromialgia: quando può essere d'aiuto l'ossigenoterapia iperbarica?

L’OTI, acronimo di ossigenoterapia iperbarica, può dare un contributo nel migliorare i sintomi di astenia, dolore, e insonnia, tipici della sindrome fibromialgica (SF).  Se n’è parlato al Congresso della Fi.Mar. Onlus, l’Associazione fibromialgici delle Marche, tenutosi sabato 14 aprile nella sala Plenaria del CNR di Bologna.

Benefici riconosciuti scientificamente, tant’è che nelle Regioni come le Marche, dove la SF è già stata riconosciuta malattia con una legge regionale, si suggerisce un approccio integrato, che può prevedere anche questo iter terapeutico. Ma in cosa consiste l’OTI? E quali sono le percentuali di successo?
 
In Italia si è iniziata a considerare l’OTI come possibile integrazione terapeutica per la SF dopo che nel 2015 è stato pubblicato sulla rivista scientifica PlosOne uno studio condotto da Shai Efrati, responsabile del Sagol Center for Hyperbaric Medicine and Resarch dell’Università di Tel Aviv.

«Sappiamo che la SF è caratterizzata da una sensibilizzazione centrale, e che oltre ai tender points dolenti ci sono anche sintomi cognitivi, a volte invalidanti più del dolore stesso compromettendo notevolmente la qualità di vita», premette Ferruccio Di Donato, responsabile del Centro iperbarico di Bologna. «Al Centro Iperbarico di Bologna, stiamo trattando pazienti fibromialgici che si rivolgono a noi per l’applicazione del protocollo utilizzato da Efrati, trattamento ancora off label, ossia non approvato per l’impiego clinico routinario dalla associazioni scientifiche di riferimento e non effettuabile con il solo pagamento del ticket. I risultati clinici sono buoni, avendo potuto riscontrare un miglioramento della sintomatologia dai test somministrati ai pazienti prima, durante, e a termine del trattamento con OTI».

L’OTI è una terapia sistemica che consiste nella respirazione di ossigeno al 100%, o di miscele gassose iperossigenate (nitrox) in camera iperbarica con pressione maggiore di 1,5ATA; l’ossigeno si respira con sistema a circuito chiuso, per mezzo di una maschera oro-nasale.

«Al Centro iperbarico di Bologna accettiamo pazienti con diagnosi dello specialista Reumatologo e applichiamo il protocollo di Efrati, che prevede 40 sedute continuative. Noi pressurizziamo la camera iperbarica a 2.4 ATA e per i pazienti fibromialgici utilizziamo una miscela nitrox 88%, per ottenere la dose di ossigeno più vicina possibile a quella utilizzata da Efrati. I benefici, di solito, iniziano a partire dalla 20esima seduta in alcuni casi, dopo avere assistito ad un’iniziale aggravamento della sintomatologia», precisa Ferruccio Di Donato.


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