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Gotta e nefropatia cronica, confermata associazione

Uno studio di recente pubblicazione su Arthritis Research & Therapy ha confermato per la gotta il ruolo di fattore di rischio di incidenza di nefropatia cronica (CKD) molto severa (stadio uguale o superiore allo stadio III), suggerendo la necessità di verificare se l’utilizzo appropriato della terapia ipouricemizzante possa essere in grado di prevenire il rischio o la progressione di malattia renale.

Razionale e obiettivi dello studio
Come ricordano i ricercatori nell’introduzione al lavoro, il legame tra la gotta e il rischio di incidenza di CKD è noto da tempo: da uno studio recente di letteratura è emerso come quasi un paziente gottoso su 4 sia affetto anche da malattia renale severa.

Il legame tra la CKD e la gotta sembra essere multifattoriale, e si ipotizza che dipenda dall’infiammazione, dall’impiego di FANS e dalla condizione di iperuricemia.

E’ stato dimostrato, inoltre, come sia frequente nei pazienti gottosi la compresenza di altri fattori di rischio di CKD, come l’ipertensione e il diabete.

Lo scopo di questo studio è stato quello di quantificare il rischio di CKD severa (almeno allo stadio 3) in pazienti gottosi e di determinare l’effetto della terapia ipouricemizzante su questo rischio.

Disegno dello studio
Lo studio, avente un disegno retrospettivo, ha preso in considerazione i dati provenienti da un database clinico britannico (CPRD= Clinical Practice Research Datalink), un ampio archivio di informazioni cliniche provenienti da ambulatori di Medicina Generale dislocati sul territorio del Regno Unito.

I ricercatori hanno estrapolato da questo database i dati relativi a pazienti gottosi, valutando per ciascuno di essi l’eventuale sviluppo successivo di CKD, come pure l’impiego della terapia ipouricemizzante.

L’outcome primario dello studio era rappresentato dalla sviluppo di CKD di grado uguale o superiore a 3 (eGFR <60 mL/min/1,73m2).

Risultati principali
Gotta e rischio renale
I ricercatori hanno messo a confronto i dati di 41.446 pazienti gottosi con un egual numero di dati relativi ad altrettanti pazienti non affetti da gotta.

In questo modo, hanno potuto osservare che il 16,2% di pazienti gottosi è andato incontro a CKD severa (almeno allo stadio 3) a fronte di un 9,5% di pazienti non gottosi.

La gotta, quindi, è risultata associata ad un incremento del rischio di CKD  (almeno allo stadio 3) rispetto ai pazienti non gottosi (HR= 1,79; IC95%= 1,72-1,86).

Non solo: il tasso assoluto di sviluppo di CKD (almeno allo stadio 3) è stato superiore nel sesso femminile ed è aumentato con l’età.

Inoltre, il rischio di sviluppo di CKD severa è risultato superiore nei primi 2 anni dalla diagnosi di gotta.

Ruolo della terapia ipouricemizzante sul rischio renale
I ricercatori hanno successivamente condotto un’analisi sui pazienti in terapia ipouricemizzante: di questi, il 10,6% e il 16,8% dei pazienti rimanenti era in terapia ipouricemizzante, rispettivamente, ad 1 e a 3 anni.

Dopo aggiustamento dei dati, è emerso che le donne esposte a terapia ipouricemizzante per almeno 6 mesi mostravano un rischio maggiore di andare incontro a CKD severa (almeno allo stadio 3) rispetto a quelle non trattate.

Implicazioni dello studio
I risultati di questo lavoro sottolineano la necessità di sottoporre a stretto monitoraggio della funzione renale i pazienti gottosi, in quanto è emerso che questi ultimi hanno un rischio superiore del 78% di andare incontro a CKD rispetto ai pazienti non gottosi.

Di qui il consiglio degli autori di tenere sotto controllo vigile della funzione renale i pazienti neodiagnosticati per gotta, rassicurandoli del fatto che l’impiego dei FANS in funzione analgesica non sembra aumentare il rischio di disfunzione renale, come paventato in alcuni studi precedenti.

Da ultimo, i ricercatori suggeriscono, in caso di prescrizione di farmaci ipouricemizzanti, di tenere presente il potenziale rischio nefropatico, soprattutto nelle pazienti di sesso femminile.

Nicola Casella

Bibliografia
Roughley M et al. Risk of chronic disease in patients with gout and the impact of urate lowering therapy: a population-based cohort study. Arthritis Research & Therapy 2018; e-pub ahead-of-print
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