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L'attitudine del paziente influenza l'aderenza terapeutica nelle malattie infiammatorie?

Convinzioni e preoccupazioni possono influenzare la capacità dei pazienti di aderire alla terapia farmacologica in un buon numero di malattie croniche infiammatorie autoimmuni.
A suggerirlo è un nuovo studio i cui risultati preliminari sono stati presentati questo giugno a Parigi in occasione dello European League Against Rheumatism  (EULAR) Congress 2014.

Lo studio ha individuato, in un’ampia coorte di pazienti, due tipologie prevalenti di approccio alla terapia. Da un lato i pazienti “accettanti”, non preoccupati degli effetti indesiderati e più propensi a seguire correttamente il piano terapeutico; dall’altro i pazienti “ambivalenti”, che temono maggiormente l’insorgenza di possibili eventi avversi.
Dallo studio emerge anche una migliore aderenza nei pazienti trattati con inibitori del TNFα (anti-TNF), rispetto a quella mostrata dai pazienti in trattamento con terapie convenzionali.

I risultati mettono inoltre in evidenza la necessità per i medici di “sviluppare una comprensione migliore delle modalità con cui i loro pazienti percepiscono il loro trattamento, una base per comprendere perché essi potrebbero non mostrare livelli di aderenza ottimali”, afferma il Prof. John Weinman, ricercatore e psicologo presso l’Istituto di Scienze Farmaceutiche del King's College di Londra, durante un’intervista a Medscape Medical News.
Questa comprensione “offrirà loro una base per lavorare in maniera più ravvicinata con i loro pazienti, per incentivare un utilizzo migliore dei medicinali”, ha affermato il Prof. Weinman.

I risultati presentati a EULAR 2014 sono il frutto dello studio ALIGN, sponsorizzato da Abbvie Inc. (USA), attraverso il quale i ricercatori hanno valutato l’effetto sull’aderenza terapeutica di convinzioni, preoccupazioni e atteggiamento verso la terapia con anti-TNF e alcune terapie convenzionali selezionate. Le terapie in questione potevano essere utilizzate, da sole o in associazione, nel trattamento di malattie autoimmuni infiammatorie quali l’artrite reumatoide (AR), la spondilite anchilosante (SA), l’artrite psoriasica (AP), il morbo di Chron, la colite ulcerosa e la psoriasi.
Lo studio ha visto il reclutamento di 7197 pazienti da 33 paesi; questi hanno completato questionari validati quali il Beliefs About Medicines Questionnaire (BMQ) ed il Morisky Medication Adherence Scale (versione breve con 4 domande, MMAS-4; punteggio 0–1 = bassa aderenza, 2–3 = media aderenza, 4 = alta aderenza).

“Il trial è scaturito dalla necessità di condurre uno studio multinazionale approfondito sul ruolo che le convinzioni riguardanti malattia e trattamenti hanno nei confronti dell’aderenza terapeutica nei pazienti con disturbi infiammatori maggiori”, ha spiegato il Prof. Weinman.

Complessivamente, la maggior parte dei pazienti accettava la terapia indipendentemente dalla malattia specifica o dal tipo di trattamento. In generale comunque, l’aderenza terapeutica era tendenzialmente inferiore nei pazienti “ambivalenti” (alta necessità/alta preoccupazione) rispetto a quella mostrata dagli “accettanti” (alta necessità/bassa preoccupazione), con percentuali che variavano dal 46 al 69% per i primi, rispetto a 56-78% per i secondi.

Considerando i pazienti nel loro insieme, senza cioè classificarli in base al tipo di malattia, l’aderenza al trattamento era migliore nei pazienti che ricevevano una terapia con anti-TNF, in monoterapia o in associazione ad una terapia convenzionale (punteggio di MMAS-4 compreso fra 3,4 e 3,7) rispetto a quanto osservato nei pazienti trattati con la sola terapia convenzionale in monoterapia (MMAS-4 = 2,6 – 3,3) o in combinazione (MMAS-4 = 2,8-3,4).

Essere ambivalenti nei confronti del trattamento “potrebbe influenzare negativamente l’efficacia del trattamento”, scrivono i ricercatori. Poi suggeriscono di esplorare le preoccupazioni dei pazienti riguardo i medicinali durante la visita di routine, affrontando qualunque convinzione erronea riguardo i benefici ed i rischi del trattamento, come mezzo “per evitare una potenziale non-aderenza”.
“Abbiamo appena iniziato ad esplorare la relazione fra convinzioni nei confronti del medicinale e aderenza al trattamento, e abbiamo trovato la relazione attesa fra queste [convinzioni], ha dichiarato il Prof. Weinman. “I pazienti con preoccupazioni più elevate nei confronti del medicinale e che credono di averne una minore necessità sono significativamente meno aderenti”.
Il Prof. Weinman ci anticipa già che il team che ha preso parte allo studio si accingerà presto ad un’analisi più raffinata dei risultati, per esaminare eventuali differenze nei pattern di aderenza e nelle credenze dei pazienti nei vari paesi, nelle principali condizioni mediche e per i diversi tipi di trattamento sotto osservazione.

“Questo è un dataset ricco e ne emergeranno molti nuovi approfondimenti”, afferma il Professore.
Adesso non ci resta che attendere la pubblicazione del lavoro completo.
 
Francesca Sernissi


P. Michetti, J. Weinman, U. Mrowietz, et al. Multi-country, cross-sectional study to determine patient-specific and general beliefs towards medication and their treatment adherence to selected systemic therapies in 6 chronic immune-mediated inflammatory diseases (ALIGN). Abstract FRI0198, EULAR 2014.


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