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Malattie reumatiche: sono ufficiali i Percorsi Diagnostici Terapeutici Assistenziali

Ben 12 ore di lavoro e 216 euro persi in media ogni settimana per ogni paziente con malattie reumatiche infiammatorie e autoimmuni: queste sono le conseguenze di diagnosi e terapie non sempre tempestive e adeguate. Una risposta concreta a questo problema sono i Percorsi Diagnostici Terapeutici Assistenziali (PDTA) redatti per queste patologie.

Il PDTA è stato costruito su iniziativa dell’Associazione Nazionale Malati Reumatici ANMAR onlus e Cittadinanzattiva, partendo dal punto di vista dei cittadini/pazienti e integrando i contributi dei principali professionisti coinvolti nell’assistenza. Hanno collaborato alla sua stesura SIR, CROI, AGENAS, AIFI, AIR, ANMDO, FIASO, FIMMG, SIFO, SIHTA, SIMFER, SIMG oltre che rappresentanti di professionisti e pazienti dell’area gastroenterologica e della programmazione regionale, con il contributo non condizionato di Abbvie.

Il documento vuole assicurare il massimo grado di appropriatezza degli interventi e delle prestazioni, minimizzando il grado di variabilità nelle decisioni cliniche legato alla carenza di conoscenze, e alla soggettività nella definizione delle strategie assistenziali, e uniformando la disomogeneità del panorama sanitario italiano.

Con un'incidenza del 3,5% della popolazione italiana, le malattie reumatiche infiammatorie ed autoimmuni sono oggi la prima causa di assenza dal lavoro e la seconda di invalidità, che in termini economici si traduce in 1,7 miliardi di euro annui in fumo per colpa di giornate lavorative perse e ridotta efficienza produttiva e, in particolare, per lo stato, nel 27% delle pensioni di invalidità erogate. Una questione nazionale, personale e familiare che potrebbe essere superata con una più corretta gestione della malattia.

«Intervenire tempestivamente è di particolare interesse socio-economico se si considera che le patologie reumatiche più invalidanti colpiscono solitamente una popolazione giovane e in età lavorativa- commenta Marco Matucci Cerinic, Società Italiana di Reumatologia (SIR)- sulla base di queste considerazioni si rende quindi necessario attuare con urgenza una rete assistenziale territoriale reumatologica, omogeneamente e capillarmente distribuita, che preveda servizi integrati in grado di assicurare prontamente appropriatezza diagnostica e terapeutica, e un percorso privilegiato per i lavoratori affetti da malattie reumatiche, già invalidi o ad alto rischio di invalidità a causa della loro patologia. Questo porterebbe a un vantaggio non solo per il paziente ma anche sociale, permettendo di ottimizzare le risorse, fattore particolarmente importante in un periodo economico come quello che stiamo vivendo».

Le malattie reumatiche vengono contemplate nei documenti di programmazione sanitaria dal 2008, tuttavia solo alcune Regioni hanno dato rilevanza nei propri Piani Sanitari e Socio-Sanitari, in particolare in Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Puglia, Sardegna, Sicilia, Toscana e Veneto. In altre Regioni la situazione è diversa, ad esempio esistono PDTA in Puglia, Lombardia; la Sicilia ha istituito la rete reumatologica e in Emilia Romagna è stata costituita la rete reumatologica nell’area metropolitana di Bologna. Una Italia con realtà a velocità diversa, purtroppo, e a farne le spese, come sempre, è il paziente.

«ANMAR è consapevole della disparità di trattamento che i malati reumatici ricevono sul territorio nazionale e di quanto queste patologie vengano sottovalutate- sottolinea Gabriella Voltan, Presidente ANMAR Onlus - e il suo impegno nella promozione ed elaborazione dei PDTA nasce anche dall'impellente necessità di eliminare le differenze nell'accesso alle cure, oltre che da quella di implementare il collegamento e tra territorio e medici generalisti con specialisti e ospedale. Del PDTA si parlerà in occasione del Congresso di ANMAR di Rimini a fine novembre, che si terrà in concomitanza con il Congresso della Società italiana di reumatologia (Sir)».

Questa proposta di PDTA si inserisce all'interno del processo di deospedalizzazione e territorializzazione delle cure, coerentemente con quanto previsto nel Patto per la Salute 2014-2016.

«La costruzione di un PDTA permette la presa in carico del paziente attiva e totale, dalla prevenzione alla riabilitazione, garantendo una diagnosi precoce, l’integrazione degli interventi ed equità di accesso ai trattamenti su tutto il territorio nazionale”, ha dichiarato Tonino Aceti, Coordinatore Nazionale del Tribunale per i diritti del malato e Responsabile del Coordinamento nazionale delle Associazioni di Malati Cronici-Cittadinanzattiva. “Un ruolo particolare ha avuto il Ministero della Salute come osservatore esterno, qualificato ed indipendente di garante dei principi di natura tecnica, sociale, etica e solidaristica, nel rispetto dell’autonomia regionale”.  “Ci auguriamo, ha concluso Aceti, “che il PDTA venga al più presto adottato formalmente dal Ministero della Salute e implementato in ogni regione del Paese e un’ottima occasione è il Paino Nazionale delle Cronicità»


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