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Nefrite lupica: proteine coagulazione nelle urine possibili marker di malattia renale?

Uno studio Usa recentemente pubblicato su Arthritis Research and Therapy ha scoperto che alcune proteine della coagulazione, presenti nelle urine, potrebbero fungere da biomarker nei pazienti con LES, in particolare quelli affetti da nefrite lupica. Stando a questo studio, infatti, i livelli di alcune proteine della coagulazione (sia pro-trombotiche che trombolitiche) nei pazienti con nefrite lupica sarebbero più elevati rispetto ai pazienti lupici non affetti da complicanza renale, rendendo con ciò possibile un miglior monitoraggio clinico di malattia.

I presupposti dello studio e gli obiettivi
La nefrite lupica rappresenta una delle complicanze gravi del LES più frequenti, rappresentando una causa principale di morbilità e mortalità. I nuovi farmaci immunosoppressori e biologici hanno indubbiamente determinato un miglioramento dei tassi di sopravvivenza nel LES e nella nefrite lupica; ancora oggi, però, rappresentano ancora una sfida sia la diagnosi precoce che il monitoraggio delle recidive.

La biopsia renale rimane, ad oggi, il gold standard per la diagnosi e la prognosi di nefrite lupica; sfortunatamente, però, questa procedura è invasiva e non può, pertanto, essere utilizzata per il monitoraggio di routine dell'attività di malattia e le risposte ai trattamenti.

Per queste ragioni, dunque, alcuni studi si sono focalizzati sullo screening e l'identificazione di biomarcatori non invasivi per la diagnosi precoce e il monitoraggio del LES e della nefrite lupica.

I disordini del sistema della coagulazione sono stati ampiamente documentati nei pazienti con LES e nefrite lupica; inoltre, è stato osservato come la frequenza di eventi trombotici sia decisamente più elevata nei pazienti con  LES rispetto alla popolazione generale.

Di qui l'obiettivo dei ricercatori di verificare se alcune proteine urinarie pro-trombotiche (es: TF, TFPI) o trombolitiche (plasmina e dimero-D) fossero elevate nei pazienti con nefrite lupica e se potessero fungere, in tal caso, da biomarcatori di malattia.

Disegno dello studio e risultati principali
I ricercatori hanno raccolto campioni delle urine provenienti da 113 pazienti con nefrite lupica, sottoposti a biopsia precedentemente reclutati in un centro specializzato tra il 2007 e il 2011, nonché campioni delle urine provenienti da 45 pazienti con nefropatia cronica e 41 controlli sani, al fine di determinare i livelli di dimero-D, plasmina, TF e TFPI mediante test ELISA.

Successivamente hanno condotto analisi di regressione multivariata e un'analisi Bayesiana per determinare il valore diagnostico delle molecole della coagulazione sopra indicate.

Per quanto i ricercatori avessero osservato che i livelli di tutte le proteine della coagulazione sopra citate fossero elevati nei pazienti con nefrite lupica attiva rispetto a tutti i gruppi di controllo previsti dal protocollo dello studio, e che questi livelli correlassero con alcuni indici di attività di malattia lupica (rSLEDAI, SLICC RAS), dall'analisi di regressione statistica multivariata e da quella Bayesiana è emerso come la plasmina urinaria risultasse essere il predittore indipendente più robusto di eGFR e dello stato di malattia renale.

Non solo: mentre la plasmina urinaria da sola è stata in grado di discriminare la nefrite lupica attiva dalla malattia inattiva con una AUC pari a 0,84, la combinazione di plasmina e TFP ha discriminato le due forme di nefrite lupica con una curva AUC pari a 0,86 – superando, in entrambi i casi, la specificità e il valore predittivo positivo di alcuni marker tradizionali come l'anti-dsDNA e la proteina del complemento C3.

Le implicazioni dello studio
Nel commentare i risultati, i ricercatori hanno sottolineato come il loro sia stato il primo studio sistematico ad aver valutato le molecole pro-trombotiche, anti-trombotiche e fibrinolitiche come biomarcatori di nefrite lupica. Sia la cascata trombogenica che quella trombolitica sembrano essere fuori controllo nella nefrite lupica, con la comparsa nelle urine delle proteine provenienti da entrambe le cascate biochimiche in questione.

Nel complesso, i livelli urinari di plasmina si sono rivelati come il più forte predittore indipendente di eGFR e di malattia renale nella nefrite lupica.

Occorre verificare, ora, se l'elevazione dei livelli urinari di plasmina e TFPI nella nefrite lupica sia conseguenza di un'alterazione del bilancio della coagulazione sistemico o intra-renale (es: trombosi intra-renale).

Da ultimo, sarebbe opportuna anche l'implementazione di studi finalizzati a testare l'ipotesi di un ruolo protettivo dei livelli elevati di TFPI e di plasmina nella nefrite lupica.

NC

Bibliografia
Qin L et al. Urinary pro-thrombotic, anti-thrombotic, and fibrinolytic molecules as biomarkers of lupus nephritis. Arthritis Research & Therapyvolume 21, Article number: 176 (2019)
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