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Sindrome di Sjogren, più precoce è l'insorgenza, più l'attività di malattia è severa

La sindrome di Sjogren primaria (SSp) si caratterizza per un’insorgenza che si colloca, solitamente, tra la quarta e la quinta decade di vita, associandosi a complicanze sistemiche gravi nel 15% dei casi.

Stando, invece, ad uno studio di recente pubblicazione su Rheumatology, una diagnosi di malattia fatta non oltre i 35 anni si associa a sintomi specifici che potrebbero essere predittivi di malattia sistemica severa.

La sindrome di Sjogren primaria rappresenta una patologia ad eziologia autoimmunitaria che si caratterizza per un’ampia variabilità nello spettro di manifestazioni cliniche, che vanno dalla sindrome della bocca secca/occhio secco al coinvolgimento sistemico (neurologico, renale, polmonare…). Anche se il tasso globale di mortalità non è superiore a quello della popolazione generale, il 15% dei pazienti affetti da questa condizione andrà incontro a complicanze sistemiche gravi, quali il linfoma, durante il corso di malattia.

Recentemente, sono stati validati alcuni indici di attività per definire e selezionare in modo più efficiente sottogruppi omogenei di pazienti, soprattutto nei trial clinici: tra questi abbiamo l’indice ESSDAI (EULAR Sjogren’s Syndrome Disease Activity Index), la sua versione clinica (clinESSDAI) e l’indice ESSPRI (EULAR Sjogren’s Syndrome Patient Reported Index).

Parotidomegalia cronica, linfoadenopatia, porpora, linfopenia, crioglobulinemia, bassi livelli di C4, immunoglobuline monoclonali e centri germinali ectopici nelle ghiandole salivari minori (intramurali, situate nella mucosa e nella sottomucosa delle labbra  - ghiandole labiali -, delle guance - ghiandole malari - del palato - ghiandole palatine - e della lingua - ghiandole linguali) rappresentano alcuni fattori predittivi noti di sviluppo di malattia linfoproliferativa.
E’ recente, invece, l’aggiunta, nel novero di questi fattori predittivi, del punteggio ESSDAI 55 e della positività al fattore reumatoide (RF).

Razionale e obiettivi dello studio
Una delle sfide principali nella gestione della SSp consiste nell’identificazione di quali pazienti potrebbero essere a rischio di coinvolgimento sistemico severo.

Di qui il nuovo studio, che si è proposto di determinare se una malattia ad insorgenza precoce, definita da un’età non superiore ai 35 anni alla diagnosi, possa essere associata (o meno) ad un fenotipo specifico e se il dato anagrafico possa essere predittivo di un outcome sfavorevole.

Disegno dello studio
Sono stati analizzati i dati provenienti da 393 pazienti adulti con SSp, reclutati, tra il 2006 e il 2009, nello studio ASSESS  (the Assessment of Systemic Signs and Evolution in Sjögren's Syndrome).

Lo studio ASSESS era uno studio francese prospettico, di popolazione, che si era proposto di identificare i fattori predittivi di coinvolgimento sistemico nella SSp. Lo studio ha incluso 55 pazienti con diagnosi di Siogren ad insorgenza precoce (di età non superiore a 35 anni) e 338 individui con malattia ad insorgenza più tardiva.

I ricercatori hanno messo a confronto i sintomi clinici e biologici iniziali e a distanza di 5 anni dalla diagnosi di malattia, servendosi dell’indice ESSDAI per misurare l’attività di malattia.

Risultati principali
L’analisi ha messo a confronto il gruppo di pazienti con malattia ad insorgenza precoce con quello dei pazienti con malattia ad insorgenza tardiva, identificando alcuni fattori clinici associati con la malattia ad esordio precoce. Questi fattori hanno anche suggerito che la malattia ad insorgenza precoce era anche più aggressiva e caratterizzata da coinvolgimento sistemico.

Rispetto ai pazienti con malattia ad insorgenza tardiva, è stata riscontrata, in quelli con malattia ad insorgenza precoce, una prevalenza maggiore di allargamento della ghiandola salivare (47,2% vs. 33,3%; p=0,45), dolenza dei linfonodi (25,5% vs 11,8%; P = 0,006), porpora (23,6% vs 9,2%; p = 0,002) e coinvolgimento renale (16,4% vs 4,4%; P = 0,003).

Tra i fattori di natura immunitaria associati con la malattia ad esordio precove vs. esordio tardivo, i ricercatori hanno identificato l’ipergammaglobulinemia  (60,8% vs 26,6%; P < 0,001) e la presenza di livelli ridotti delle proteine C3 (18,9% vs 9,1%; P = 0,032) e C4 del complemento (54,7% vs 40,2%; P = 0,048).

Sia C3 che C4 giocano un ruolo nell’immunità innata e sono utili per distinguere gli auto-antigeni dagli antigeni esterni.

Quanto agli autoanticorpi associati con la SS ad insorgenza precoce vs tardiva, il primo gruppo si è caratterizzato per la sieropositività prevalente a RF (41,5% vs 20,2%, P < 0,001), agli anti-SSA (84,6% vs 54,4%; P <0,001), e anti-SSB (57,7% vs 29,7%; P < 0,001).

Il gruppo con SS ad insorgenza precoce ha presentato anche una variazione dei punteggi ESSDAI, a suggerire un peggioramento della condizione di malattia a 5 anni dalla diagnosi (0,72; p=0,27). Per contro, il gruppo ad insorgenza tardiva di malattia ha mostrato un miglioramento significativo di questo punteggio (-1,27; P < 0,0001).

Da ultimo, i tassi di linfoma sono risultati simili nei 2 gruppi (3,6% vs 4,7%; P = 1).

Riassumendo
Nel commentare i risultati, i ricercatori hanno sottolineato come “…i dati ottenuti suggeriscano l’esistenza di un fenotipo specifico, corrispondente alla malattia ad insorgenza precoce, con caratteristiche cliniche e biologiche peculiari, la cui conoscenza potrebbe essere di aiuto per predire la prognosi e il rischio di mortalità precoce”.

Lo studio, inoltre, ha dimostrato, per la prima volta, come le variazioni del punteggio ESSDAI siano associabili a specifici sottogruppi di pazienti.

Per quanto siano necessari studi di conferma, lo studio suggerisce come l’età di insorgenza di malattia possa rivelarsi utile nell’identificare i pazienti a rischio maggiore di SSp aggressiva, necessitanti di un follow-up più scrupoloso.

Nicola Casella

Bibliografia
Anquetil C et al. . Is early-onset primary Sjo¨ gren’s syndrome a worse prognosis form of the disease? Rheumatology, key392, https://doi.org/10.1093/rheumatology/key392
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