Terapia

Artrite reumatoide e farmaci biologici: che relazione esiste tra severità iniziale di malattia e remissione?

Nei pazienti trattati con farmaci biologici per l'artrite reumatoide (AR) maggiore è la severità di malattia di partenza e maggiore il miglioramento delle misure legate all'attività di malattia. Tuttavia, in questa situazione, i pazienti sono in grado di raggiungere i target comuni della remissione o della ridotta attività di malattia (LDA) meno frequentemente.

Questo il responso di uno studio real life USA, tratto dai dati provenienti dai pazienti inclusi nel registro statunitense Corrona e pubblicato sulla rivista Rheumatology.

Come è noto, nei trial clinici, l'attività di malattia iniziale correla con l'attività di malattia dopo inizio di trattamento con DMARD. Invece, ancora oggi, sono limitati i dati “real world” relativi ai pazienti che iniziano il trattamento a livelli differenti di attività di malattia.

Di qui il nuovo studio, che si è proposto di mettere a confronto gli outcome clinici e i pattern di trattamento dei pazienti con AR moderata-severa dopo inizio del trattamento con un farmaci biologici.

A tal scopo, sono stati selezionati dal registro di pazienti USA Corrona pazienti naive ai farmaci biologici, affetti da AR di grado moderato-severo [indice CDAI (Clinical Disease Activity Index) >10] che avevano iniziato un trattamento con un DMARDb.

Successivamente, i ricercatori hanno messo a confronto i punteggi CDAI, lo stato funzionale [modified HAQ (mHAQ)] e i pattern di impiego dei farmaci ad uno e a 2 anni dall'inizio del trattamento relativi a pazienti con attività di malattia iniziale moderata (CDAI >10⩽22) o severa (CDAI >22).

Lo studio è riuscito a seguire 1.596 pazienti (817 con malattia severa, 779 con malattia moderata) per un anno e 1.269 pazienti (635 con malattia severa, 634 con malattia moderata) per 2 anni.

I risultati hanno mostrato che i pazienti con attività di malattia iniziale severa sperimentavano un miglioramento dell'attività di malattia superiore rispetto a quello osservato nei pazienti con attività di malattia moderata  [variazione media punteggio CDAI= −18,9 vs −6 ad un anno; −21 vs −7,1 a 2 anni (P < 0,0001)] e della funzione fisica   [variazione media mHAQ= −0,2 vs −0,1 (P < 0,0001) ad un anno; −0,2 vs −0,1 (P = 0,0013) a 2 anni].

Al contrario, un numero maggiore di pazienti con attività di malattia moderata ha raggiunto la remissione (CDAI ⩽2.8) di malattia rispetto ai pazienti con attività di malattia severa [22,7 vs 15,8% (P = 0,0003) ad un anno; 25,9 vs 20,9% (P = 0,0396) a 2 anni].

Lo stesso trend, inoltre, è stato osservato anche con riferimento alla probabilità di raggiungere la LDA (CDAI <10) [60,1 vs 41,2% ad un anno; 66,7 vs 49,4% a 2 anni (P < 0,0001)].

Quanto ai pattern di impiego dei farmaci biologici, la maggior parte dei pazienti è rimasta “fedele” al farmaco biologico di partenza (>70% ad un anno; >62% a 2 anni).

Nel commentare i risultati, i ricercatori suggeriscono la possibilità che sia più facile raggiungere target di trattamento aggressivi come la LDA o la remissione di malattia quando la terapia con farmaco biologico è iniziata prima che i pazienti raggiungano livelli più elevati di attività di malattia.

“Tali dati – concludono – suggeriscono che medici e pazienti potrebbero essere disposti ad accettare risposte di trattamento che sono percepite come efficaci, anche se non raggiungono il target di LDA. Pertanto, potrebbero rendersi necessarie alcune modifiche dei goal T2T per alcuni pazienti con AR, come, ad esempio, quelli con attività di malattia elevata e/o malattia di lungo corso”.

NC

Bibliografia
Kavanaugh A et al. Benefit of biologics initiation in moderate versus severe rheumatoid arthritis: evidence from a United States registry. Rheumatology (2017): epub-ahead-of-print
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