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Artrite reumatoide e fatigue, una review fa il punto sulla gestione del sintomo

La maggior parte dei pazienti affetti da artrite reumatoide (AR) si trova a fronteggiare anche il sintomo “fatigue” durante la malattia. La “fatigue” può essere di intensità variabile (da lieve a severa) e debilitante per alcuni pazienti.
Ad oggi, inoltre, non vi sono pathway certi per il recupero da questa condizione. Di fatigue nell’AR si parla in una review recentemente pubblicata su RMD Open. Ecco, di seguito, alcuni punti chiave emersi da questa pubblicazione in merito.

Dati di prevalenza
La “fatigue” associata all’AR ha una prevalenza molto elevata: fino al 40% dei pazienti potrebbe andare incontro a questa condizione, stando ad alcune stime. Correla molto debolmente, tuttavia, con l’attività di malattia mentre si associa maggiormente a dolore, umore, caratteristiche della personalità, problemi legati al sonno, obesità ed altre comorbilità. Di sicuro, l’avere raggiunto la remissione non si traduce, automaticamente, in riduzione della “fatigue”.
Pertanto, quando la “fatigue” è severa e si manifesta ripetutamente, è assai probabile che i fattori descritti sopra contribuiscano alla sua manifestazione più dell’attività di AR stessa.

Prevalenza di genere e cause di “fatigue”
La “fatigue” colpisce in maniera prevalente il sesso femminile, associandosi ad un deterioramento della funzione fisica e della qualità della vita.

Si ritiene che le cause scatenanti del sintomo siano rappresentate dall’attività di malattia e dal dolore, che rilasciano citochine che portano alla “fatigue”.

Se non trattato adeguatamente, il dolore può portare ad una serie di problemi concomitanti: perdita del sonno, variazioni di umore, riduzione della capacità all’esercizio e aumento dello stress.

Opzioni attuali di trattamento
La fatigue viene trattata largamente mediante il trattamento della condizione sottostante, come L’AR, anche se i miglioramenti ottenuti grazie a questo approccio sono relativamente modesti.

Anche la fisioterapia, la terapia cognitivo-comportamentale e gli esercizi di meditazione hanno un posto nel trattamento di questa condizione, con esiti di successo variabili.

Alcuni farmaci sono risultati associati alla “fatigue”. Tra questi vi sono MTX e sulfasalazina. Se, però, si interviene sui dosaggi o sulla modalità di somministrazione, si riesce in qualche modo a ridurre l’entità del sintomo.

In linea di massima, al netto di variabilità personali, la maggior parte dei farmaci utilizzati per l’AR non aumenta la fatigue, sia che siano DMARDcs che DMARDb e i corticosteroidi.

Al contrario, la supplementazione di vitamina D non sembra migliorare la “fatigue” associata ad AR, mentre un beneficio di questo intervento è stato documentato in pazienti affetti da lupus.
Infine, non vi sono, allo stato attuale, studi che documentino un miglioramento del sintomo mediante adozione di strategie basate sulla riduzione del peso corporeo e variazioni della dieta.
Di qui la necessità di condurre studi ulteriori alla ricerca di trattamenti più efficaci contro la “fatigue”.

NC

Bibliografia
Pope JE. “Management of Fatigue in Rheumatoid Arthritis.” RMD Open. May 2020. doi: 10.1136/rmdopen-2019-001084
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