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Artrite reumatoide, smentito il paradosso dell'obesità

Un calo ponderale al momento della diagnosi di artrite reumatoide (AR) non ha un impatto differente sulla mortalità nei pazienti affetti e non da AR. Inoltre, mentre la condizione di obesità è risultata associata ad una riduzione del rischio di erosioni nell'AR, questa, al contrario, non conferisce beneficio alcuno in termini di riduzione della mortalità.
 
Questi i risultati principali di uno studio di recente pubblicazione su Arthritis Rheumatology che ha cercato di spiegare il cosiddetto paradosso dell'obesità nell'AR, ovvero l'ipotesi che postula l'esistenza di un effetto protettivo dell'obesità sulla mortalità nei pazienti con AR.

Tale scoperta indica che i clinici possono continuare a raccomandare ai propri pazienti affetti da AR di continuare a seguire strategie per la riduzione del peso.

Per arrivare a questi risultati, gli autori del nuovo studio hanno esaminato l'impatto della variazione del peso e della mortalità nei pazienti con AR sulla base dei dati provenienti dal Nurses' Health Study.

Nello specifico, i ricercatori hanno messo a confronto donne con diagnosi di AR durante il follow-up con donne non affette dalla malattia durante lo stesso periodo temporale (1976-2016).

La popolazione dello studio includeva 121.701 donne. Di queste, 902 hanno sviluppato AR e i dati ad esse relativi sono stati incrociati con quelli di 7.884 controlli (donne non affette da AR).

Nel corso di un follow-up medio della durata di 18 anni, il 41% delle donne appartenenti alla coorte di pazienti con AR  e il 29% di quelle appartenenti al gruppo dei controlli sono decedute.

I ricercatori hanno osservato che la mortalità era pressochè doppia nelle donne con perdita di peso superiore a 30 pounds (kg. 13,6) al momento della diagnosi di AR (hazard ratio= 2,78; IC95%= 1,58-4,89) rispetto a quelle il cui peso corporeo rimaneva stabile.

Invece, non è stata documentata nessuna associazione con la mortalità nei due gruppi di donne (pazienti e controlli) che avevano guadagnato più di 30 pound di peso al momento della diagnosi di AR.

I ricercatori non hanno nascosto la sorpresa di fronte a questi risultati: “Per quanto ci aspettassimo che un calo ponderale severo e patologico fosse associato ad un innalzamento della mortalità nei pazienti con AR e nei controlli, è stato sorprendente osservare che il rischio, in entrambi i gruppi, fosse pressochè sovrapponibile. Per contro, studi precedentemente pubblicati avevano suggerito che il guadagno di peso corporeo potesse essere associato ad un incremento della mortalità, e ciò non si è verificato nel nostro studio”.

Inoltre, “i risultati suggeriscono che non esiste una mortalità specifica per l'AR basata sul calo o l'incremento del peso corporeo. Abbiamo osservato, invece, che il calo ponderale è associato ad un incremento della mortalità, pronunciato soprattutto nel gruppo di individui con perdita maggiore di peso corporeo, probabilmente dovuto ad un calo ponderale non intenzionale”.

Nel commentare i risultati, i ricercatori ne hanno sottolineato la particolare rilevanza, in quanto “dimostrano che il guadagno di peso corporeo non offre un beneficio, in termini di mortalità, nei pazienti con AR, smontando i presupposti del paradosso dell'obesità nell'AR documentati negli studi precedenti.

Lo studio, al contrario, conferma osservazioni provenienti da altri studi secondo i quali il calo ponderale sarebbe un cattivo segno prognostico in presenza di AR, come documentato in altre condizioni e in altri setting di pazienti.  

I pazienti con AR potrebbero perdere peso per molteplici ragioni, non tutte legate alla loro artrite, ed è pertanto improbabile che esista un approccio unico valido per tutte le situazioni.

I ricercatori non hanno sottaciuto alcuni limiti metodologici intrinseci del loro lavoro, come ad esempio il reclutamento di una popolazione esclusivamente di sesso femminile, che rende i risultati non generalizzabili all'altro sesso.

Sono ora necessari nuovi studi che prendano in considerazione l'influenza che alcuni fattori, come l'attività fisica e l'alimentazione, potrebbero avere sulla mortalità negli individui affetti (e non) dalla malattia.

Nicola Casella

Bibliografia
Sparks J et al. Arthritis Rheumatol. 2017 Nov 30. doi: 10.1002/art.40346.
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