Terapia

Contraccettivi orali migliorano outcomes in pazienti con artrite reumatoide in fase iniziale

I risultati relativi ad una coorte di pazienti affette da artrite reumatoide all'esordio suggeriscono l'esistenza di un'associazione tra l'impiego di contraccettivi orali (OC) e l'artrite reumatoide (AR). Tale associazione si palesa, sostanzialmente in un miglioramento degli outcome riferiti dai pazienti e sembra essere svincolata dai parametri di infiammazione attiva, a suggerire l'esistenza di meccanismi diversi, legati prevalentemente da pathway del sistema nervoso centrale (SNC) piuttosto che dalla soppressione dello stato infiammatorio.

Queste le conclusioni di uno studio osservazionale tedesco, pubblicato online ahead-of-print sulla rivista Arthritis Care & Research (1).

“Il ruolo degli estrogeni nell'AR è ancora oggi molto dibattuto – si legge nell'introduzione al lavoro. - I tassi di incidenza e l'attività di malattia in presenza di AR variano, infatti, in relazione al sesso di appartenenza e durante la gravidanza, l'allattamento o la menopausa – spiegano gli autori”.

L'impatto dei contraccettivi orali (OC) sul rischio di sviluppo di AR è già stato valutato in numerosi studi, con risultati contrastanti: ”Una recente metanalisi non ha potuto confermarne l'effetto protettivo – ricordano gli autori – mentre i dati del NOAR (Norfolk Arthritis Register) hanno mostrato come l'impiego di OC all'insorgenza della sintomatologia di AR e anche in anni precedenti si associ a miglioramento degli outcomes funzionali.”

Per dirimere la questione, gli autori dello studio hanno analizzato gli outcomes relativi allo studio osservazionale multicentrico CAPEA (Course and Prognosis of Early Arthritis), che aveva reclutato 1.301 pazienti tedesche di sesso femminile affette da AR all'esordio (durata inferiore ai 6 mesi) nel quadriennio 2010-2013.
L'attenzione dei ricercatori si è focalizzata su 273 donne della coorte di pazienti sopra menzionata, aventi un'età media di 46 anni, una durata media di malattia pari a 13 settimane all'inizio del periodo di osservazione, mai esposte prima di allora a terapia di sostituzione ormonale, allo scopo di verificare l'esistenza di un'associazione tra l'esposizione ad OC e l'impatto su alcuni outcomes clinici legati all'AR.
Lo studio prevedeva sia la valutazione di alcuni outcomes riferiti dai pazienti - quali il punteggio RAID (Rheumatoid Arthritis Impact of Disease score), l'indice PROFAD (the Profile of Mood and Discomfort) e l'indice RADAI (the Rheumatoid Arthritis Disease Activity Index) – che di alcuni outcomes clinici – conta della articolazioni dolenti e tumefatte, punteggio DAS28 e impiego concomitante di altri farmaci, quali i glucocorticoidi (GC).

Sul totale delle donne considerate per lo studio, il 19% assumeva OC nel corso dello studio, il 63% aveva fatto ricorso in passato ad OC mentre il 18% delle pazienti non aveva mai assunto OC.
Analizzando alcuni dati socio-demografici, è stato osservato che le pazienti con AR che assumevano OC erano più giovani e non-fumatrici, mentre le pazienti che non avevano mai assunto OC mostravano un livello di istruzione più basso.
Analizzando, invece, i dati relativi alla durata di impiego di OC, disponibili per 176 pazienti su 273, 59 donne ricorrevano alla pillola contraccettiva da meno di 10 anni, 69 da 10 a 20 anni e 48 da più di 20 anni.

Dopo aggiustamento dei dati in base all'età, all'indice di massa corporea (BMI), allo status di fumatore e al livello di istruzione, è stato osservato che l'impiego di OC (corrente o passato) si associava, dopo 12 mesi di osservazione, a migliori punteggi RAID, PROFAD, RADAI e FFbH (indice utilizzato nei paesi germanofoni, equivalente, per significato, ai punteggi HAQ che misurano il grado di disabilità) rispetto a quelli riportati dalle pazienti che non avevano mai assunto OC (p<0,05 per tutti gli indici riportati). Inoltre, dopo 24 mesi, i punteggi medi RAID sono migliorati in modo statisticamente significativo nelle donne che ricorrevano o che avevano fatto ricorso alla pillola contraccettiva rispetto a quelle che non avevano mai assunto OC (p<0,001).

Lo studio ha anche documentato che i marker infiammatori obiettivi (VES, CRP o conta della articolazioni tumefatte) non erano associati con l'impiego di OC.
Inoltre, non è stata dimostrata l'esistenza di una possibile associazione tra l'impiego di OC e quello di farmaci concomitanti (DMARD, farmaci biologici, FANS) a 12 mesi, anche se è stato osservato che le donne che non avevano mai assunto OC avevano una probabilità maggiore di essere trattate con GC (OR=1,6; IC95%= 0,94-2,9, P=0,08) e che tale probabilità tendeva a quadruplicare in quelle più compromesse a livello funzionale  (OR=4,2; IC95%=1,6-11).

Nel commentare i risultati, gli autori dello studio affermano che “...tali risultati potrebbero essere spiegati con dati pregressi che suggeriscono l'esistenza di una relazione tra l'impiego di estrogeni e il benessere psicologico. Sono stati documentati numerosi effetti fisiologici che sottendono tale relazione quali quelli sull'attività neurorecettoriale e dei neurotrasmettitori, il metabolismo delle vitamine, i ritmi circadiani e l'eccitabilità dei neuroni.” (2-4)

In conclusione, pur con alcuni limiti metodologici intrinseci, quali l'esistenza di differenze di base all'interno del gruppo di pazienti che assumevano OC e la presenza di variabili confondenti (come la differente formulazione degli OC utilizzati), lo studio suggerisce che “... gli effetti positivi dell'impiego  corrente o pregresso di OC entro i primi 2 anni dall'insorgenza di AR possano essere sostanzialmente ascritti con azioni a lungo termine sulla funzionalità del SNC indotte dagli estrogeni”.


Bibliografia


1. Albrecht K, et al "The association between the use of oral contraceptives and patient-reported outcomes in an early arthritis cohort" Arthritis Care Res 2015.
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2. Jarva JA et al. Do oral contraceptives act as mood stabilizers? Evidence of positive affect stabilization.
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3. Kurshan N et al. Oral contraceptives and mood in women with and without premenstrual dysphoria: a theoretical model.
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4. Shanks N et al. Early-life exposure to endotoxin alters hypothalamic-pituitary-adrenal function and predisposition to inflammation. Proc Natl Acad Sci U S A. 2000 May 9;97(10):5645-50.
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