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Lupus e diete, smentito legame da studio Usa

L'aderenza ad un regime alimentare sano non sembra ridurre il rischio di sviluppare lupis. Doccia fredda sugli entusiasmi suggeriti da precedenti osservazioni da una nuova analisi dei dati degli studi Nurses' Health Studies pubblicata su Arthritis Care & Research.

Razionale e disegno dello studio
Numerosi studi pubblicati in letteratura hanno dimostrato l'esistenza di un rischio ridotto di artrite reumatoide associato al ricorso a regimi alimentari “salutari” come le dieta AHEI-2010 (Alternative Health Eating Index).

Esistono, tuttavia, alcune ipotesi per giustificare l'esistenza di un' influenza potenziale della dieta sul rischio di lupus: “Lo stress ossidativo e l'esposizione ad altri agenti ambientali, come la dieta, potrebbero contribuire all'insorgenza di lupus e alle recidive di malattia mediante meccanismi epigenetici che modificano l'espressione delle cellule T CD4+ - ricordano i ricercatori nell'introduzione allo studio”.

Di qui l'idea di verificare l'esistenza di un trend positivo nel LES simile a quello osservato tra diete salutari e AR.

Per verificare la fondatezza di questa ipotesi, i ricercatori hanno analizzato i dati dei due studi Nurses' Health Study, che avevano reclutato, rispettivamente 79.568 e 93.554 donne in due periodo temporali diversi (1984-2012 e 1991-2013).

A tal scopo, hanno somministrato alle partecipanti dei due studi dei questionari sulle abitudini alimentari a cadenza mensile, stratificando i dati in base all'aderenza a 3 indici di qualità delle diete seguite.

In sintesi, è stata misurata l'aderenza a 4 regimi alimentari “salutari” diversi: la dieta AHEI-2010, la dieta Mediterranea modificata, la dieta DASH e la dieta basata su un indice infiammatorio (the Empirical Dietaty Inflammatory Index).

Entrando più nel dettaglio dei singoli regimi dietetici considerati:
- la dieta AHEI-2010 si basa sulle linee guida dietetiche per gli Americani ed include 11 alimenti come frutta, vegetali e cereali integrali (considerati salutari) insieme ad altri alimenti come succhi di frutta, carne rossa/processata, acidi grassi trans (% di energia totale) e assunzione di sodio (considerati non salutari). Il punteggio che misura l'aderenza alla dieta va da un minimo di 0 (qualità peggiore) a 100 (qualità migliore della dieta)
- la dieta Mediterranea modificata misura 9 componenti, inclusi vegetali, frutta, granaglie, cereali integrali, legumi e pesce, insieme ad altre componenti alimentari non desiderabili come i grassi saturi e la carne rossa o processo. Il punteggio che misura l'aderenza alla dieta varia da un minimo di 0 ad un massimo di 9
- la dieta DASH (the Dietaty Approach to Stop Hypertension) è simile alla dieta Mediterranea ma con punteggi compresi tra 8 e 40.
- la dieta basata sul the Empirical Dietary Inflammatory Index classifica gruppi di alimenti in basae ai livelli di alcuni marcatori infiammatori nel plasma (CRP e IL-6). Considera 9 gruppi di alimenti come pro-infiammatori (carne processata, cereali raffinati e bevande a forte contenuto energetico, e un numero uguale di gruppi di alimenti come anti-infiammatori.

I ricercatori hanno aggiustato i dati in base alla presenza di diversi fattori confondenti quali l'età, il sesso di appartenenza, l'etnia, il livello di entrate economiche, lo status di fumatore, l'impiego di alcol, lo stato menopausale e il valore di BMI.

Risultati principali
Dall'analisi dei dati è emerso il riscontro di 194 casi di LES, 91 dei quali caratterizzati da positività anti-dsDNA e 103 da negatività a questi anticorpi.

L'età media delle partecipanti allo studio era di 50%, con una prevalenza di donne di etnia Caucasica (90%) e un BMI medio pari a 25.

Rispetto alle donne posizionate nel terzile più basso della dieta AHEI-2010, quelle del terzile più alto non hanno mostrato una riduzione significativa del rischio di lupus, con un hazard ratio pari a 0,78 (IC95%= 0,54-1,14; p=0,23).

Nemmeno la condizione di sieropositività o di sieronegatività agli anticorpi anti-dsDNA ha influito sul rischio di lupus osservato.

Quanto all'analisi multivariata, anche in questo caso non sono state rilevate differenze del rischio di LES tra il terzile di punteggi più alti rispetto al terzile di punteggi più bassi riportati per le altre 3 diete previste dallo studio. Nello specifico, l'hazard ratio di riduzione del rischio di lupus è stato pari a:
- 0,82 per la dieta Mediterranea (IC95%= 0,56-1,18)
- 1,16 per dieta DASH (IC95%= 0,56-1,18)
- 0,83 per la dieta basata sull'indice infiammatorio (IC95%= 0,57-1,21)

Anche per i 3 regimi dietetici in questione non sono state rilevate differenze del rischio in base alla sieronegatività o sieropositività agli anticorpi anti-dsDNA.

Solo nella dieta AHEI-2010 è stato rilevato un rischio ridotto di LES sulla base dell'assunzione cumulativa di granaglie e legumi, con un HR pari a 0,59 (IC95%= 0,40-0,87) che ha raggiunto la significatività statistica per il terzile più alto rispetto al terzile più basso di aderenza a questo regime dietetico.

“Granaglie e legumi – spiegano così questo risultato i ricercatori – rappresentano una fonte ricca di acido alfa-linoleico, un acido grasso polinsaturo anti-infiammatorio associato ad un rischio ridotto di infiammazione e malattia CV. Per questo motivo, la riduzione osservata del 41% del rischio di LES osservata in ragione della loro elevata assunzione dovrebbe essere comunque oggetto di ulteriore approfondimento”.

Implicazioni e limiti dello studio
Nel tentare di interpretare i risultati deludenti ottenuti sull'associazione tra la qualità del regime alimentare adottato e il rischio di LES, i  ricercatori hanno suggerito che ciò potrebbe dipendere dalle variazioni che si sono avute nei trend secolari relativi allo stile di vita e alla dieta nei periodi temporali esaminati dai due studi, come pure da un maggior impatto del ruolo della dieta in età più precoce (mentre la valutazione dietetica meno avanzata cronologicamente è stata condotta su individui con età pari a 27 anni).

I ricercatori hanno anche sottolineato come il loro studio non avesse la potenza statistica necessaria per valutare le interazioni tra la dieta ed altri fattori di rischio potenziali come il fumo.

Per queste ragioni, i ricercatori auspicano che i risultati da loro ottenuti possano essere confermati o smentiti da coorti di popolazione generale di dimensioni più ampie e in maniera prospettica, includendo individui più giovani e aumentano la varietà delle etnie rappresentate.

Nicola Casella

Bibliografia
Barbhaiya M, et al "Association of dietary quality with risk of incident systemic lupus erythematosus in the Nurses' Health Studies" Arthritis Care Res 2020; doi:10.1002/acr.24443.
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