Terapia

Osteoporosi in pazienti con sclerosi sistemica, rischio è più elevato soprattutto nel sesso femminile

Il rischio di frattura da osteoporosi (OP) è innalzato in pazienti affetti da sclerosi sistemica (Ssc), soprattutto nei soggetti di sesso femminile.

Questa la conclusione principale di uno studio caso-controllo condotto a Taiwan e pubblicato sulla rivista Annals of the Rheumatic Diseases che, suffragando studi precedenti di cui abbiamo recentemente reso conto (2), identifica, tra gli altri, nell'età avanzata e nell'appartenenza al sesso femminile, due fattori indipendenti associati all'innalzamento del rischio di frattura da OP osservato in questi pazienti.

Nello studio in questione, i ricercatori hanno analizzato i dati provenienti dal Taiwan National Health Insurance program, che include la quasi totalità degli assistiti di Taiwan, e quelli relativi ad un database abbinato, contenente informazioni su tutte le diagnosi condotte in pazienti ospedalizzati e non ospedalizzati.
In questo modo, i ricercatori sono stati in grado di incrociare i dati relativi a 1.712 pazienti adulti affetti da Ssc nel periodo 2000-2006 con quelli relativi a 10.272 controlli. La popolazione reclutata nello studio caso-controllo aveva un'età media di 50,3 anni ed era costituita in maggioranza da donne (77,8% sul totale). Il follow-up mediano è durato 5,2 anni nei pazienti e 7 anni nei controlli.

L'endpoint primario dello studio era rappresentato dalla prima manifestazione di frattura da OP.
I risultati hanno documentato, sul totale dei pazienti considerati, 54 casi di frattura vertebrale, 17 di frattura all'anca e 7 casi di frattura del radio (IR=6,99, 2,18 e 0,90 per 1.000 persone/anno, rispettivamente).

I pazienti con Ssc che erano andati incontro ad OP erano più giovani dei controlli (66,8 vs 69,7 anni, p=0,049), soprattutto quelli con frattura all'anca (67,2 vs 75,2 anni, p=0,005).
Non solo: la mortalità ad un anno è risultata più elevata nei pazienti con Ssc a seguito della frattura rispetto ai controlli (12,3% vs 4,5%. p=0,023).

Rispetto ai controlli, i pazienti con Ssc hanno mostrato un rapporto di tassi di incidenza (IRR) pari a 1,69 indipendentemente dal tipo di frattura osteoporotica (IC95%= 1,30-2,18, P<0,001). Nel sesso femminile, inoltre, l'IRR è stato anche più elevato (IRR=1,74; IC95%=1,32-2,27, p<0,001).
Analizzando i dati in base al tipo di frattura l'IRR per i pazienti è stato pari a 1,78 (IC95%= 1,30-2,39, P<0,001) per le fratture vertebrali e di 1,89 per quelle all'anca (IC95%=1,05-3,22, P=0,026).

Nelle pazienti donne, invece, i valori di IRR sono stati pari a 1,76 per le fratture vertebrali (IC95%= 1,27-2,41, P<0,001) e di 2,30 per quelle all'anca (IC95%= 1,26-3-98, p=0,005).
Il rischio fratturativo nel sesso femminile si è mantenuto elevato anche nelle donne al di sotto dei 50 anni (presumibilmente in pre-menopausa): l'IRR è stato pari, infatti, a 3,43 indipendentemente dal tipo di frattura (IC95%=1,65-6,75, P<0,001) e a 3,27 per le fratture vertebrali (IC95%= 1,24-7,74, P=0,011).

I risultati dell'analisi univariata hanno individuato nell'appartenenza al sesso femminile, nell'età avanzata, nella presenza di comorbidità quali diabete ed insufficienza cardiaca, nell'impiego di PPI e nel ricorso a metoclopramide endovena o a prednisolone orale a dosaggi >7,5 mg/die i fattori associati al rischio di frattura da OP.
Nell'analisi multivariata, i fattori che sono rimasti associati in modo indipendente al rischio di frattura sono stati l'età, l'appartenenza al sesso femminile, il ricorso a metoclopramide endovena o a dosi giornaliere di prednisolone >7,5 mg.

Nel commentare i risultati, gli autori dello studio sottolineano come “...i medici che hanno in cura pazienti con Ssc dovrebbero tener presente l'innalzamento del rischio di frattura da OP, soprattutto se di fronte a pazienti di sesso femminile, con alterazioni della motilità intestinale e in cura con dosi elevate di steroidi”.

Tali pazienti, secondo l'opinione degli autori dello studio, dovrebbero essere sottoposti a valutazione del rischio di OP e a strategie preventive.
“Inoltre – continuano gli autori – suggeriamo un maggior impegno dei medici nel gestire le alterazioni della motilità intestinale e lo status nutrizionale dei pazienti affetti da Ssc, nel limitare l'impiego di steroidi e nel ridurre il rischio di caduta in questi pazienti.”

Tra i limiti metodologici dello studio da tener presenti vi è innanzitutto, la mancanza di informazioni nel database utilizzato dai ricercatori su alcuni fattori di potenziale importanza quali lo status relativo alla menopausa, la DMO e la severità delle contratture articolari.
In secondo luogo, va tenuto presente che lo studio ha incluso essenzialmente pazienti asiatici e che, quindi, la generalizzabilità dei risultati non è ancora certa.
 
Nicola Casella

Bibliografia
1.    Lai C-C, et al "Increased risk of osteoporotic fractures in patients with systemic sclerosis: a nationwide population-based study" Ann Rheum Dis 2015; 74: 1347-1352.
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