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Artrite reumatoide, come impatta l'attività di malattia sulle alterazioni del metabolismo del glucosio?

L'attività di artrite reumatoide (AR) rappresenta un fattore di rischio indipendente di alterazione del metabolismo del glucosio, stando ai risultati di uno studio di recente pubblicazione su Arhtritis Research & Therapy.

Nello specifico, lo studio ha dimostrato che un punteggio DAS28-ESR ≥ 5,1 rappresenta il fattore principale concorrente a questo disordine metabolico, seguito dalle concentrazioni di MMP3, superando addirittura l'impatto esercitato dai fattori di rischio classici noti legati all'insulinoresistenza.

Razionale e disegno dello studio
L'incidenza di malattie CV è notoriamente più elevata nei pazienti con AR rispetto alla popolazione generale, ricordano i ricercatori nell'introduzione allo studio.

E' anche stato dimostrato che l'AR, di per se stessa, rappresenta un fattore di rischio indipendente di aterosclerosi subclinica.

L'jnfiammazione cronica, una caratteristica principale dell'AR, influenza un ampio spettro di variazioni pro-aterogeniche che includono, tipicamente, la dislipidemia e l'insulinoresistenza (IR).

L'incremento dello stato di IR, stimato in base all'indice HOMA-IR, è stato documentato nei pazienti con AR rispetto alla popolazione generale sana, anche se le cause non sono state ancora accertate. Alcuni studi condotti in pazienti con AR, per esempio, hanno dimostrato l'esistenza di una correlazione significativa tra l'indice HOMA-IR con i marker di infiammazione, mentre altri studi non hanno confermato questo risultato.

In modo analogo risultati contrastanti esistono con riferimento all'attività di malattia. Proprio l'esistenza di dati contraddittori relativi ai meccanismi sottostanti la disfunzione metabolica in presenza di AR, in particolare relativamente all'impatto dell'attività di malattia, hanno sollecitato, pertanto, la messa a punto di nuovi studi di approfondimento.

Ad oggi le MMP3 sono considerate il marker più specifico di attività di AR delle sostanze reattive di fase acuta o delle citochine infiammatorie, in quanto riflettono i livelli di sinovite reumatoide e di distruzione cartilaginea.

Alcuni dati recenti hanno mostrato che le MMP3 potrebbero anche indurre uno stato infiammatorio sistemico che promuove alcune complicanze extra-articolari.

La mancata associazione tra MMP3 e il metabolismo del glucosio ha sollecitato la messa a punto di questo studio che si è proposto di esplorare lo stato di IR e la funzione beta-cellulare in pazienti con AR e controlli sani e di analizzare l'influenza dei fattori di rischio classici legati all'IR, i marker infiammatori e l'AR stessa su questo disturbo metabolico mediante alcuni indicatori di attività di malattia, come le concentrazioni sieriche di MMP3.

Disegno dello studio e risultati principali
Lo studio, monocentrico, ha incluso 127 individui non diabetici: 90 pazienti con AR e 37 controlli. I ricercatori hanno determinato i fattori di rischio legati all'IR, l'attività di malattia (in base ai punteggi DAS28-ESR e DAS28-CRP), le concentrazioni di marker infiammatori, i livelli di MMP, di glucosio, di insulina specifica e di peptide C (una marker di secrezione delle cellule beta).

Le condizioni di IR e suscettibilità all'insulina, invece, sono state determinate grazie, rispettivamente, agli indici HOMA2-IR e HOMA2-%S).

Da ultimo, si è fatto ricorso ad analisi di regressione multipla per valutare le associazioni esistenti tra gli indici HOMA2 con i fattori di rischio legati all'IR, i marker di infiammazione e l'attività di AR.

Passando ai risultati, è emerso che i pazienti con AR mostravano un incremento significativo dell'indice HOMA2-IR rispetto ai controlli.

Nel gruppo AR, l'analisi multivariata ha mostrato che i punteggi DAS28-ESR, DAS28-CRP, come pure la conta di articolazioni dolenti, la valutazione globale fatta dai pazienti e i livelli di MMP fungevano da predittori positivi significativi per l'indice HOMA2-IR (β = 0,206, P = 0,014; β = 0,192, P = 0,009; β = 0,121, P = 0,005; β = 0,148, P = 0,007; β = 0,075, P = 0,025, rispettivamente), e reciprocamente negativi per l'indice HOMA2-%S.

Non solo: in base al valore del coefficiente di determinazione (R2), è emerso che un punteggio DAS28-ESR ≥ 5,1 si caratterizzava per la proporzione più ampia di variazione di entrambi gli indici HOMA2-IR.

Inoltre, un punteggio DAS28-ESR ≥ 5,1 e i livelli di VES sono risultati predittori indipendenti di incremento delle concentrazioni di peptide-C (β = 0,090, P = 0,022; β = 0,133, P = 0,022).

Nonostante la sostanziale comparabilità di tutti i fattori di rischio legati alla condizione di IR, i pazienti con un punteggio DAS28-ESR ≥ 5,1 mostravano indici HOMA2-IR più elevati dei controlli
[1,7 (1,2–2,5) vs. 1,2 (0,8–1,4), P = 0.000], mentre non sono state rilevate differenze tra i pazienti con punteggio DAS28-ESR < 5,1 e i controlli [1,3 (0,9–1,9) vs. 1,2 (0,8–1,4), P = 0,375].

Riassumendo
Nelle conclusioni del lavoro, i ricercatori hanno sottolineato come “...l'attività di malattia, in quanto riflesso dell'infiammazione sistemica, sia significativamente associata con alterazioni a carico del metabolismo del glucosio nei pazienti con AR. Lo studio in questione è stato il primo a chiarire il ruolo di MMP3 come predittore indipendente di entrambi gli indici HOMA2 considerati”.

“Tali risultati – aggiungono – suffragano l'ipotesi, da approdondire in studi ulteriori, secondo cui alcune caratteristiche legate all'AR stessa potrebbero essere responsabili di questo disordine metabolico. A deteminare il livello di IR nei pazienti con AR, insomma, vi sarebbe un complesso di fattori diversi, quali l'infiammazione, l'inattività fisica, le variazioni del profilo lipidico, la presenza di terapie differenti e il grado di attività di malattia”.

Nicola Casella

Bibliografia
Ristic GG et al. Impact of disease activity on impaired glucose metabolism in patients with rheumatoid arthritis. Arthritis Res Ther. 2021; 23: 95.
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