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Cittadini lavoratori affetti da malattie reumatiche invalidanti, la tutela arriva dalla creazione di una rete assistenziale reumatologica

Le malattie reumatiche sono patologie croniche e invalidanti considerate dall’Organizzazione Mondiale della Sanità la prima causa di dolore e disabilità in Europa con conseguenti ricadute sfavorevoli sulla società. “Molti dei pazienti interessati da malattie reumatiche che intaccano la funzione articolare - afferma il Professore Marco Matucci Cerinic, Presidente di SIR - perdono la loro capacità produttiva e un alto numero di questi abbandona prematuramente il lavoro a causa del proprio stato di salute, in particolare chi svolge lavori manuali. Per il paziente reumatico tutto ciò ha un impatto negativo su qualità di vita e stato finanziario”.

Si tratta di una situazione che potrebbe essere evitata attraverso processi di diagnosi precoce e trattamento adeguato resi possibili, però, solo in presenza di una efficiente rete assistenziale reumatologica che conti sulla partecipazione e la collaborazione dei clinici, dei decisori e dei datori di lavoro. “Intervenire tempestivamente e opportunamente è di particolare interesse socioeconomico se si considera che le malattie reumatiche più invalidanti colpiscono solitamente una popolazione giovane e in età lavorativa e che i costi correlati alla perdita di produttività sono elevati. – afferma Gabriella Voltan Presidente di ANMAR– E’ pertanto  fondamentale che la rete assistenziale preveda un percorso privilegiato per i lavoratori affetti da malattie reumatiche, già invalidi o ad alto rischio di invalidità a causa del tipo di patologia dalla quale sono affetti.”

Dal  51° Congresso Nazionale SIR, in corso a Rimini, arriva una risposta concreta a questo problema grazie ai Percorsi Diagnostici Terapeutici Assistenziali (PDTA) specifici per queste patologie. “Il PDTA per le malattie reumatiche infiammatorie e autoimmuni, presentato in occasione del Congresso, è un’iniziativa meritoria di ANMAR onlus (Associazione Nazionale Malati Reumatici) e di Cittadinanzattiva – sostengono il Professore Giovanni Minisola ed il Dott. Mario Bentivegna - Il PDTA, redatto tenendo conto dei bisogni dei cittadini/pazienti e con l’obiettivo di dare loro risposte assistenziali concrete, è stato realizzato grazie ai preziosi contributi di Reumatologi fortemente coinvolti nell’individuazione e nell’attuazione di strategie assistenziali in grado di assicurare diagnosi precoce e appropriatezza prescrittiva. Siamo lieti, come rappresentanti di SIR e CROI, di aver partecipato alla nascita di questo importante documento, che apre la strada ad una nuova gestione e presa in carico dei pazienti reumatici e che si prospetta come strumento idoneo a migliorare la loro qualità di vita”.

La Società Italiana di Reumatologia ha collaborato alla stesura del testo insieme al Collegio dei Reumatologi Ospedalieri (CROI), AGENAS, AIFI, AIR, ANMDO, FIASO, FIMMG, SIFO, SIHTA, SIMFER, SIMG e Regione Toscana.

Recentemente è aumentata la “coscienza popolare” rispetto ai costi diretti, indiretti e intangibili delle malattie reumatiche, specie nei confronti di quelle per le quali esistono oggi concrete possibilità di trattamento purché prontamente riconosciute e fronteggiate.

IL RUOLO CHIAVE DEL CENTRO REUMATOLOGICO - L’ottimizzazione della rete assistenziale prevede il collegamento e l’integrazione tra i vari operatori e le varie strutture coinvolte nell’assistenza al lavoratore. Il nodo nevralgico della rete è rappresentato dal centro reumatologico di riferimento, la cui distribuzione sul territorio italiano deve essere uniforme. “L’operatività dovrebbe tenere conto di almeno un centro reumatologico facilmente accessibile con mezzi pubblici ogni 500.000 abitanti. – precisa il Professor Matucci – Tali centri reumatologici hanno il compito di intervenire in modo tempestivo e di avviare prontamente eventuali protocolli terapeutici previsti per la condizione clinica specifica.”

Al centro reumatologico si dovrebbe collegare l’assistenza specialistica ambulatoriale, con una distribuzione quanto più capillare possibile per poter potenziare effettivamente l’assistenza sul territorio, al fine di creare un filtro a favore dei centri di eccellenza di reumatologia: in tal modo si evitano lunghe liste di attesa e prestazioni talvolta improprie e inadeguate.

In un momento come quello attuale in cui la necessità di crescita impone di realizzare alti livelli di occupazione, di produttività e di coesione sociale, una gestione inadeguata o insufficiente dell’invalidità reumatica di un paziente in età lavorativa pregiudica la ripresa economica.

Fare in modo che le persone affette da patologie reumatiche continuino a lavorare contribuisce, pertanto, a ridurre la spesa sociale collegata alle indennità, a mantenere l’efficienza lavorativa e ad accorciare i tempi necessari per la ripresa della piena attività, nonché a migliorare la qualità di vita del paziente sotto tutti i punti di vista, sociale, economico, psicologico.


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