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Sole e malattie reumatiche? Sì, ma con le dovute accortezze

È iniziata l’estate. Oltre ad allungarsi, le giornate presentano un maggior irraggiamento solare. Molti di noi si stanno preparando per andare al mare, in montagna, in campagna o in altre località dove godersi il meritato relax. Non dimentichiamoci di mettere in valigia protezioni solari adeguate e le mascherine. I suggerimenti di Cristina Pagliolico per vivere questi mesi nel miglior modo possibile, sventandone le insidie e favorendone i benefici.

Sfatiamo un mito
C’è una convinzione comune, ancora piuttosto diffusa, che è bene scardinare: il freddo e l’umidità non sono né la causa delle malattie reumatologiche né il motivo del loro aggravamento. Di contro, il sole non è un toccasana per tutte le patologie reumatologiche, mentre per alcune può essere d’aiuto ad attenuare la sintomatologia dolorosa. In generale, per tutti, è consigliato l’uso un filtro solare alto e di non esporsi nelle ore più calde.

Artrosi
È una malattia degenerativa, il caldo e l’esposizione alla luce solare possono essere responsabili dell’attenuazione, almeno momentanea, della sintomatologia dolorosa articolare.

Artrite reumatoide, psoriasica e spondiloartriti
Tra i reumatismi infiammatori bisogna distinguere tra l’artrite reumatoide, le spondiloartriti e l’artrite psoriasica. Per tutte e tre queste malattie, vale il principio che esporsi a lungo al sole, soffermandosi anche nelle ore più calde, può peggiorare la sintomatologia infiammatoria articolare. Se, però, ci si limitata a orari precisi (mattina presto e tardo pomeriggio) e per breve tempo, l’esposizione non risulta dannosa. L’artrite psoriasica presenta una particolarità: da un lato i raggi UV possono migliorare le manifestazioni cutanee, dall’altro invece possono far sì che la localizzazione articolare ne risenta fino ad arrivare addirittura a una recrudescenza. Nelle patologie spondiloartritiche, le possibili concomitanti manifestazioni uveitiche o episcleritiche possono peggiorare con l’interferenza della radiazione solare. Si raccomanda di essere previdenti e di dotarsi di occhiali scuri e di colliri.  

Connettiviti
Vi rientrano il Lupus Eritematoso Sistemico (LES), la Sindrome di Sjogren, la Dermatomiosite e la Sclerodermia. Per tutte queste malattie, la luce solare può non solo aggravare i sintomi sistemici della patologia ma anche slatentizzarla. Nel LES può portare a una positivizzazione degli anticorpi anti-nucleo, per esempio. La risposta cutanea tipica del LES è scatenata da alcuni antigeni derivanti dal normale ciclo di vita e morte cellulare, che vengono rilasciati al momento della distruzione della cellula stessa e, non essendo del tutto eliminati, vengono riconosciuti dal sistema immunitario come estranei e quindi attaccati da esso. Perché in chi è affetto da LES, il sistema immunitario è alterato a tal punto da rispondere in maniera incontrollata con un’infiammazione cronica dei tessuti colpiti che vengono danneggiati o distrutti. I raggi ultravioletti, causando la morte delle cellule della pelle (cheratinociti) con conseguente rilascio degli autoantigeni nucleari, rendono queste cellule il bersaglio principale delle risposte autoimmuni. In questo caso, quindi, è sconsigliata l’esposizione alla luce solare e si raccomandano sia creme a schermo totale da usare durante il periodo estivo sia protezioni per la cute come cappelli e indumenti ad hoc oltre all’impiego di farmaci come gli antimalarici di sintesi. Anche altre connettivopatie come la Sindrome di Sjogren, la Dermatomiosite e la Sclerodermia, che hanno come bersaglio la cute o l’occhio, possono peggiorare all’esposizione alle radiazioni UV. Così le vasculiti, per azione diretta sulla cute già lesa.

Osteoporosi
È una malattia osteometabolica, che presenta bassi livelli di Vitamina D. L’esposizione alla luce solare, quindi, è indicata, perché favorisce l’attivazione della Vitamina D, un pro-ormone che interviene sul metabolismo del calcio a livello ematico e osseo. Livelli insufficienti di questa Vitamina, infatti, contribuiscono all’insorgenza di osteoporosi attraverso un ridotto assorbimento di calcio, iperparatiroidismo secondario e un bilancio del metabolismo osseo a favore del riassorbimento osseo. La Vitamina D3 proviene dal colesterolo ed è l’unica vitamina sintetizzabile autonomamente dal corpo attraverso l’esposizione solare. Grazie ai raggi solari UVB, la provitamina D3 viene trasferita al fegato e trasformata in calcidiolo (25 idrossi vit D3) il quale attraverso il circolo ematico arriva alle singole cellule e viene sintetizzato nella sua forma attiva (1-25 Oh D3). Ma è bene sapere che l’assunzione di Vitamina D3 attraverso i bagni solari per alcuni minuti dipende dalla collocazione geografica, dall’altitudine, dalla latitudine, da fattori derivanti dall’inquinamento ambientale e in particolare dal fototipo che varia a seconda del contenuto di melanina. Per il fototipo I, cioè chi ha la pelle più chiara, bastano 15-20 minuti di esposizione. Tanto più la pelle è pigmentata, ossia presenta un più elevato contenuto di melanina, tanto maggiore dovrà essere l’esposizione: nei fototipi IV e V serve un’esposizione 6 volte maggiore per assorbire lo stesso quantitativo di Vitamina D3. Il periodo giugno-agosto rappresenta il periodo più efficace per l’assorbimento, ma anche il periodo compreso tra aprile e ottobre può essere altrettanto consigliato. Bisogna evitare l’utilizzo di filtri solari ed esporsi quando il sole è sufficientemente alto, superiore al 45° all’orizzonte e in particolare quando l’ombra è inferiore alla propria altezza, lasciando le estremità e il viso scoperti. La Vitamina D si può inoltre integrare con l’alimentazione, portando a tavola pesci grassi quali sgombro, sardine, aringhe salmone, e le uova. La Vitamina D3 è considerata un “guardiano” del sistema immunitario: si comporta in maniera simile al cortisone per quanto riguarda l’azione immunosoppressiva e antinfiammatoria e agisce anche come una sorta di antibiotico naturale.

Gotta
Nel caso di malattie metaboliche come la gotta, l’esposizione alla luce solare è controindicata. Meglio utilizzare il ghiaccio per lenire i sintomi della flogosi. Inoltre la disidratazione che avviene dopo l’esposizione prolungata al sole è un altro fattore di rischio per l’attacco di gotta.

Fibromialgia
Per chi soffre di Fibromialgia l’estate rappresenta un periodo di maggior sollievo, proprio per le temperature più elevate. Il calore, infatti, aiuta a ridurre la tensione muscolare e la rigidità. Il clima freddo, al contrario, fa aumentare la rigidità di muscoli e articolazioni. D’estate, inoltre, la qualità del sonno può migliorare sia come conseguenza di un aumento medio dell’attività motoria durante il giorno sia per l’influsso della luce solare sulla produzione di melatonina. La melatonina è il principale ormone secreto dalla ghiandola pineale secondo un’alternanza luce-buio. Influenza il ritmo sonno/veglia regolandone i ritmi biologici, e ha un effetto inibitorio sulle gonadotropine. I livelli notturni di melatonina sono circa 10-20 volte superiori rispetto a quelli diurni. La melatonina, poi, dà benefici sul sistema immunitario: stimola la risposta immunitaria, ha azione antiossidante, sembra agire come modulatore del ruolo induttivo di Estrogeni e Prolattina, sia come attivatore della risposta immunitaria che come antiossidante, è in grado di antagonizzare le immunodeficienze secondarie (stress, infezioni virali o trattamenti farmacologici); induce aumento di peso del timo, svolge  sui linfociti  e sui loro precursori T e B; regola l’espressione dei geni che codificano per alcune citochine come il tumor necrosis factor-alfa, esplica sulle ghiandole surrenali un’azione normalizzante della secrezione corticosteroidea. A livello gastrointestinale favorisce l’assorbimento dello zinco, indispensabile per lo sviluppo e l’efficienza del sistema immunitario. Chiaramente esiste un feed-back per cui le interleuchine e le citochine influenzano la sintesi e il rilascio della melatonina.

Migliora il tono dell’umore
Con le accortezze suggerite nelle diverse malattie reumatologiche, c’è un altro beneficio del sole che non è da trascurare: può migliorare il tono dell’umore. E non è un effetto da poco, soprattutto per chi ha malattie croniche e invalidanti.



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