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Artrite reumatoide in remissione, delude strategia riduzione graduale farmaci anti-TNF

In parte deludenti i risultati dello studio STRASS (Spacing of TNF-blocker injections in Rheumatoid ArthritiS Study), pubblicati sulla rivista Annals of Rheumatic Disease.

Stando a questo studio, infatti, l'adozione, in pazienti affetti da artrite reumatoide (AR) di una strategia di trattamento basata sulla riduzione della quantità di farmaco anti-TNF somministrato non è equivalente alla strategia di trattamento a dosi piene di questi farmaci.

Da tempo, l'interesse dei ricercatori si concentra sulla possibilità che si possano mantenere gli obiettivi della remissione o della condizione di bassa attività di malattia (LDA) anche dopo sospensione o riduzione del dosaggio di farmaco biologico, con indubbi vantaggi in termini di razionalizzazione dell'impiego di questi farmaci, efficaci ma costosi. Pochi studi, però, hanno finora affrontato la questione .

Obiettivo primario di questo studio multicentrico, randomizzato e controllato, è stato quello di dimostrare l'equivalenza di una strategia di somministrazione di farmaci anti-TNF ad intervalli temporali progressivamente crescenti rispetto alla strategia terapeutica standard, basata sulla somministrazione del farmaco considerato a dosi piene.

Lo studio, della durata di 18 mesi, ha reclutato 137 pazienti in trattamento con etanercept o adalimumab a dose stabili da almeno un anno, in remissione di malattia sulla base del punteggio DAS28 da più di 6 mesi e con danno articolare stabile.

Sessantaquattro pazienti sono stati randomizzati al regime di trattamento standard a dosi invariate (regime di mantenimento) mentre 73 pazienti sono stati sottoposti ad un regime terapeutico basato sul distanziamento progressivo del 50% delle somministrazioni di farmaco a cadenza trimestrale fino alla completa interruzione del trattamento (regime terapeutico alternativo).
L'intervallo tra le somministrazioni ritornava nelle condizioni iniziali in presenza di recidive di malattia per crescere di nuovo progressivamente al nuovo raggiungimento del target 'remissione'.

Endpoint primario dello studio era rappresentato dall'evoluzione dell'attività inflammatoria dell'AR a 18 mesi, misurata sulla base dei punteggi DAS28 rilevati a cadenza trimestrale.

Perchè la condizione di equivalenza dei due regimi di trattamento venisse soddisfatta dal punto di vista statistico, il margine di equivalenza per la differenza standardizzata della pendenza delle curve DAS28 era stato fissato al  ±30%.
 
I risultati hanno mostrato, nel gruppo sottoposto a regime terapeutico alternativo, una sospensione del trattamento con farmaci anti-TNF nel 39,1% dei pazienti, una riduzione progressiva del dosaggio nel 35,0% e il mantenimento della dose piena nel 20,3% dei pazienti.

La condizione di equivalenza tra il regime terapeutico di mantenimento standard e quello alternativo non è stata dimostrata: la differenza standardizzata della pendenza delle due curve DAS28, infatti, è stata pari al 19% (IC -5%-46%), ben al di fuori dell'intervallo di equivalenza.

Lo studio ha documentato percentuali di recidive di malattia superiore nel gruppo sottoposto a regime terapeutico alternativo vs regime terapeutico di mantenimento (76,6% vs 46,5%; p=0,0004).

Tuttavia, in entrambi i gruppi non sono state osservate differenze in termini di progressione strutturale del danno.

Nel commentare i risultati, gli autori dello studio hanno ammesso l'esistenza di alcune limitazioni metodologiche: “In primo luogo - argomentano i ricercatori – la dimensione del campione necessaria per conferire una potenza statistica sufficiente allo studio era di 250 pazienti, ma ne sono stati reclutati solo 137, per cui il trial in oggetto è oggettivamente sottodimensionato.”

“Le difficoltà di reclutamento incontrare – continuano – erano dovute principalmente al fatto che i pazienti con malattia stabilizzata sono curati prevalentemente a livello ambulatoriale privato e preferiscono tenersi lontani dagli ospedali. Altri motivi di difficoltà di reclutamento possono essere individuati: 1) nella refrattarietà di medici e pazienti a ridurre la quantità di farmaco somministrato per il timore di recidive 2) nel reclutamento di pazienti in remissione anziché in LDA.”

“Lo studio, infine – concludono gli autori – non ha affrontato il problema associato all'impatto potenziale della nuovo regime di trattamento sulla produzione di auto-anticorpi diretti contro il farmaco”.

In conclusione, i risultati dello studio STRASS gettano, in parte, acqua sul fuoco degli entusiasmi derivanti dalla possibilità di adottare un regime terapeutico cost-saving, anche se più di un paziente su quattro sottoposto a regime di riduzione progressiva del dosaggio non è andato incontro a recidiva di malattia. Ciò, dunque, suggerisce la necessità di condurre nuovi studi aventi come obiettivo l'identificazione di quei pazienti con AR che potrebbero beneficiare da tale regime terapeutico alternativo a quello standard.


Bibliografia

Fautrel B et al. Step-down strategy of spacing TNF-blocker injections for established rheumatoid arthritis in remission: results of the multicentre non-inferiority randomised open-label controlled trial (STRASS: Spacing of TNF-blocker injections in Rheumatoid ArthritiS Study). Ann Rheum
Dis 2016;75:59–67.
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