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Artrite reumatoide, l'approccio treat-to-target funziona davvero?

I pazienti affetti da artrite reumatoide (AR) vanno incontro in misura maggiore a remissione di malattia quando questa rappresenta l'obiettivo del trattamento farmacologico utilizzato.

Lo dimostra uno studio presentato nel corso dell'ultimo congresso ACR (1), recentemente tenutosi a S. Francisco, nel corso del quale è stato dimostrato come, con l'adozione del protocollo di cura noto come “treat-to-target” (T2T), si abbia una probabilità superiore del 50% di raggiungere l'obiettivo 'remissione' e superiore del 64% di conseguire il traguardo della remissione sostenuta in 3 mesi.

Non solo: i pazienti sottoposti al regime di trattamento T2T raggiungono l'obiettivo della remissione di malattia 3,7 volte più velocemente di quelli trattati con regimi di trattamento meno sistematici.

Come è noto, il T2T si basa sull'idea che il paziente con AR possa e debba raggiungere un obiettivo definito nella terapia, che è quello della remissione o della bassa attività di malattia.

Ormai le evidenze a favore di questo approccio al trattamento, che garantisce un miglior outcome di malattia nei pazienti affetti da AR sono così numerose che le ultime Linee Guida ACR (2) relative al trattamento di questa malattia hanno nuovamente confermato la bontà di questo regime di trattamento, ormai divenuto standard in molte parti del mondo.

Fino ad ora, tuttavia, non era mai stato verificato se tale strategia, nella pratica clinica, fosse in grado realmente di portare un maggior numero di pazienti a raggiungere il target prefissato.

Di qui il razionale dello studio, che ha esaminato i dati a 2 anni dello studio internazionale RA BIODAM, uno studio concepito per valutare il ruolo di alcuni biomarker come predittori di danno articolare e per sviluppare una strategia di trattamento personalizzata nei pazienti con AR.

Nel corso di 2  anni, 539 pazienti sono stati sottoposti a 3.084 visite cliniche di controllo. I pazienti avevano un'età media di 56 anni, una diagnosi posta di AR da almeno 6 anni ed erano in prevalenza di sesso femminile (76%), mentre un paziente su due era naive al trattamento con DMARD (49%).

I pazienti inclusi nello studio, residenti in 10 paesi e provenienti dal mondo reale della pratica clinica, erano sottoposti a trattamento iniziale con un DMARD e/o un farmaco anti-TNF o a variazione del trattamento con uno o entrambi i due farmaci sopracitati ed erano seguiti a cadenza trimestrale.

L'attività di malattia è stata misurata mediante i criteri booleani di remissione ACR/EULAR, il punteggio DAS28 e gli indici CDAI (Clinical Disease Activity Index) e SDAI (the Simplified Disease Activity Index).

Ai medici partecipanti allo studio era richiesto di iniziare o meno un trattamento T2T.

Il raggiungimento della remissione mediante adozione della strategia T2T (T2T-REM) era considerato soddisfatto per ognuna delle visite di controllo effettuate a cadenza trimestrale se un paziente aveva già un punteggio di attività di malattia al di sotto del target (DAS28-CRP≤2,6) ad un certo punto del follow-up dello studio oppure se il trattamento era intensificato (mediante incremento del dosaggio o l'aggiunta di farmaci) con un punteggio DAS28>2,6.

L'obiettivo del raggiungimento della condizione di bassa attività di malattia (LDA) mediante adozione della strategia T2T (T2T-LDA) era considerato soddisfatto per ognuna delle visite di controllo effettuate a cadenza trimestrale se un paziente aveva un punteggio DAS28≤3,2, e il trattamento era immodificato, o quando il punteggio DAS28 era >3,2 e il trattamento era intensificato.

Un paziente era considerato non sottoposto a trattamento T2T, invece, se il punteggio DAS28>3,2 e il trattamento non era intensificato.

I risultati hanno documentato, nel 68% delle visite sul totale, l'adozione della strategia T2T-REM e nel 79% delle visite sul totale l'adozione della strategia T2T-LDA.

La remissione, definita in base ai criteri congiunti ACR/EULAR, la remissione e la LDA (in base ai punteggi DAS28) e la remissione in base agli indici CDAI e SDAI sono state raggiunte, rispettivamente, nel 15%, nel 39%, nel 53%, nel 16% e nel 18% delle visite.

Un'applicazione appropriata della strategia T2T-REM ha portato ad una probabilità di remissione a 3 mesi di malattia (definita in base ai criteri congiunti ACR-EULAR) superiore del 52% rispetto a quella dei soggetti sottoposti a regime di trattamento routinario (OR=1,52; IC95%=1,20-1,93).

Entrambe le strategie T2T (T2T-REM e T2T-LDA) hanno portato ad una ridotta attività di malattia (eccezion fatta per la remissione o la LDA definite in base al punteggio DAS28).

Solo il 9% delle intensificazioni di trattamento è stato documentato per punteggi DAS28 compresi tra 2,6 e 3,2, mentre il 79% degli episodi di intensificazione del trattamento sono stati osservati per punteggi DAS28>3,2.

Infine, l'effetto della strategia T2T-REM sulla remissione, definita in base ai criteri ACR/EULAR, è risultato più marcato nei pazienti naive ai DMARD (OR=2,10; IC95%=1,45-3,03) rispetto ai pazienti già trattati con questi farmaci (OR=1,20; IC95%=0,86-1,66).

In conclusione, l'adozione di un approccio T2T, indipendentemente dal fatto che sia T2T-REM o T2T-LDA, è in grado di portare a tassi di remissione di malattia, in base ai criteri ACR/EULAR, di entità superiore rispetto ai trattamenti non basati sull'approccio T2T.

I reumatologi, pertanto, concludono gli autori dello studio, dovrebbero essere incoraggiati a perseguire questa strategia di trattamento al fine di migliorare l'outcome dei propri pazienti.

Bibliografia
1. Ramiro S et al. Is Treat-to-Target Really Working? a Longitudinal Analysis in Biodam
American College of Rheumatology (ACR) 2015 Annual Meeting: Abstract 3184. Presented November 10, 2015.
Leggi
2. http://www.pharmastar.it/index.html?cat=24&id=19985



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