Terapia

Bene la fase III di belimumab, primo farmaco specifico per il Lupus

In fondo all'articolo un'intervista al Prof. Andrea Doria

La società biotech Human Genome Sciences e GlaxoSmithKline hanno annunciato che l'anticorpo monoclonale belimumab ha raggiunto l'end point primario nello studio BLISS-52, il primo di due studi di fase III condotti per valutare l'efficacia e la sicurezza del farmaco nei pazienti con Lupus Eritematoso Sistemico (LES).

I dati completi del trial saranno presentati entro la fine dell'anno durante un congresso scientifico. Belimumab appartiene a una nuova classe di farmaci noti come inibitori specifici del BLyS.

BLISS-52 è uno studio a 52 settimane , controllato verso placebo che ha arruolato 865 pazienti in 90 centri clinici di 13 paesi.  L'analisi intention-to-treat ha evidenziato che il 57,6%  dei pazienti trattai con belimumab 10mg/Kg ha raggiunto l'end point principale di efficacia verso il 51,7% dei pazienti trattati con la dose di 1mg/Kg e il 43,6% del gruppo in placebo (p=0.0006 e p=0.011 per 10 mg/kg e 1 mg/kg di belimumab verso placebo). L'end point di efficacia era costituito da alcuni parametri tra cui il principale era una variazione di almeno 4 punti della scala di attività SELENA SLEDAI. Il farmaco ha dato anche buoni risultati nel "Physician's Global Assessment" a 24 settimane, con una migliore performance del dosaggio di 10 mg/Kg  (p=0,0003 per 10 mg/kg e p=0,27 per 1 mg/kg belimumab, rispettivamente), con miglioramenti osservati già a 4-8 settimane.
Una più elevate percentuale di pazienti trattati con belimumab ha ridotto di almeno il 25% la dose di prednisone.
Belimumab è risultato generalmente ben tollerato, con un'incidenza di eventi avversi globali, eventi avversi gravi, infezioni e decessi comparabile al placebo. Infezioni gravi sono state riportate nel 5,9% dei pazienti in placebo verso il 6,1% in belimumab. Belimumab (in precedenza noto come LymphoStat-B) è un anticorpo monoclonale interamente umanizzato che riconosce e inibisce in maniera specifica l'attività biologica dello stimolatore dei linfociti B (BLyS).
BLyS appartiene superfamiglia del TNF-alfa, è una proteina transmembrana di tipo II  composta da  285 aminoacidi che esiste anche in forma solubile. BLyS è una proteina necessaria per la trasformazione dei linfociti B in plasmacellule produttrici di anticorpi. Nel LES, gli elevati livelli di BLyS sono ritenuti contribuire alla produzione di autoanticorpi. OItre allo studio BLISS-52, la fase III dello sviluppo di belimumab comprende anche BLISS-76 un trial a 76 settimane ancora in corso che ha arruolato 826 pazienti in 133 centri situati in 19 paesi. Il disegno dei due studi è simili, differiscono nella durata. I dati a 52 settimane dello studio BLISS-76 saranno utilizzati insieme a quelli di BLISS-52 per supportare la domanda di registrazione in Usa e in Europa.
Human Genome Sciences e GlaxoSmithKline hanno scelto Belysta come brand per il farmaco.

Abbiamo rivolto qualche domanda al Prof. Andrea Doria, Professore Associato di Reumatologia all'Università di Padova che da sempre si è occupato di Lupus.

Professore, per i malati di Lupus questa è una buona notizia?
Sì, si tratta di un grande successo. Fino ad oggi erano stati resi noti i risultati di 7 studi condotti con l'impiego di farmaci biologici nel trattamento del lupus ed erano tutti falliti. Belimumab è il primo biologico a risultare efficace nel LES. Come lo spiega?
Belimumab è un  farmaco ad azione specifica e diretta sui meccanismi patogenetici della malattia: riduce. Infatti, la sopravvivenza dei linfociti B autoreattivi e blocca la trasformazione dei linfociti B in plasmacellule produttrici di autoanticorpi. Ha contribuito al successo anche la scelta di includere nello studio pazienti con attività residua di malattia e non con malattia in fase molto attiva.

In quali pazienti lo avete studiato?
Il nostro centro ha arruolato 8 pazienti per lo studio BLISS-76, un trial simile al BLISS-52 di cui sono stati appena resi noti i risultati, che sarà completato presumibilmente entro la fine dell'anno.  Si trattava di pazienti che nonostante la terapia standard continuavano ad avere una malattia cronica attiva. Il Belimumab è stato aggiunto alla terapia di base che comprendeva cortisone e immunosoppressori. Nei nostri pazienti abbiamo osservato un miglioramento delle manifestazioni cliniche ed una riduzione della dose di cortisone.

Qual è lo schema terapeutico?
Il farmaco si somministra per via endovenosa una volta al mese. E' presumibile che debba essere impiegato per periodi prolungati. E' ancora presto, però, per dare indicazioni precise. Innanzitutto il farmaco deve ancora essere approvato. Perché questo farmaco può essere importante?
I farmaci oggi impiegati nella terapia del LES sono efficaci ed hanno migliorato notevolmente la prognosi a breve e medio termine della malattia. La sopravvivenza a lungo termine dei pazienti continua, però, ad essere bassa per le complicanze della malattia o della terapia. Riducendo l'attività cronica residua e consentendo di ridurre la dose di cortisone, il Belimumab potrebbe contribuire a ridurre la mortalità.
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