Terapia

Denosumab, efficacia confermata a 5 anni

Nuovi dati a 5 anni confermano l'efficacia di denosumab in donne in età post menopausale. Il farmaco, un anticorpo monoclonale diretto contro il lingando di RANK, ha aumentato la densità minerale ossea del 13,7% a livello della colonna vertebrale e del 7% a livello dell'anca totale. Questi dati sono stati presentati in occasione  dello European Congress Osteoporosis and Osteoarthritis (ECCEO11-IOF) in corso a Valencia (Spagna). Lo studio presentati all'ECCEO è costituto dall'estensione a 5 anni del trial pivotal FREEDOM (Fracture REduction Evaluation of Denosumab in Osteoporosis every 6 Months) uno studio disegnato per valutare l'efficacia di denosumab su 7.868 donne in età post menopausale (età compresa fra 60 e 90 anni).

Lo studio FREEDOM, pubblicato nel 2009 sul NEJM, aveva dimostrato che la terapia con denosumab è associata a una significativa e rilevante riduzione del rischio di fratture vertebrali (-68%), non vertebrali (-20%) e dell'anca (-40%), così come a un aumento della densità minerale ossea.
Circa il 70% delle pazienti arruolate nel trial, ha poi proseguito lo studio anche nella fase di estensione: 2.343 donne hanno continuato a ricevere denosumab e 2.207 sono passate da placebo a denosumab. Nel gruppo già in trattamento con denosumab, la prosecuzione della terapia per altri due anni ha determinato nei due gruppi di trattamento un aumento della BMD del 1,9% (4 anno) e 1,7% (5 anno) a livello della colonna vertebrale e dello 0,7 e 0,6% a livello dell'anca (p<0.0001 rispetto all'inizio della fase di estensione).

Le donne passate dalla terapia con placebo a denosumab  hanno ottebuto un aumento significativo e rilevante della BMB:  +7,9% a livello della colonna e +4,1% a livello (p<0.0001 verso l'inizio della fase di estensione). L'incidenza complessiva di tutti gli eventi avversi è risultata dell'83,4% con denosumab e dell'83,8% nelle donne passate da placebo a denosumab. Non si è verificata nessuna frattura atipica e solo due pazienti hanno avuto osteonecrosi della mandibola (ONJ), guarita con opportune cure e senza complicazioni. Una volta guarita dall'ONJ, una delle due donne ha poi proseguito la terapia con denosumab. Un secondo studio presentato a Valencia, si è invece concentrato sull'aderenza alla terapia che valuta sia la compliance (quanto il paziente segue correttamente la prescrizione del farmaco) sia la persistenza (se il paziente continua il trattamento). I risultati dello studio DAPS (Denosumab Adherence Preference and Satisfaction) hanno evidenziato che il 92,4% delle pazienti preferiva una terapia con denosumab rispetto ad alendronato, farmaco di confronto in questo trial.

Inoltre, un maggior numero di pazienti risultava soddisfatto della terapia iniettiva semestrale con denosumab rispetto all'assunzione settimanale di alendronato  (punteggio di 4,5 vs 3,2, dove il punteggio più elevato di una scala da 1 a 5 esprimeva una maggiore p<0,0001).
Lo studio DAP è un trial in cross over condotto su 250 pazienti in età post menopausale. I pazienti venivano randomizzati (1:1) a ricevere denosumab o alendronato per 1 anno per poi passare all'altra terapia nel secondo anno. Denosumab è il primo e unico anticorpo monoclonale completamente umano diretto contro il ligando di RANK. Quest'ultimo è il principale mediatore del riassorbimento osseo ed è responsabile della differenziazione, attivazione e sopravvivenza degli osteoclasti, le cellule multinucleate che hanno la funzione di riassorbire l'osso.  Il farmaco inibisce direttamente il ligando di RANK a livello dell'osso corticale e trabecolare determinando un rapido miglioramento della densità dell'osso. Lo sviluppo clinico di denosumab ha coinvolto oltre 19mila pazienti. Il farmaco è già approvato a livello europeo per la terapia delle donne con osteoporosi post menopausale e ad aumentato rischio di fratture e per la terapia della perdita di massa ossea in pazienti sottoposti a terapia antiandrogena a causa di tumore alla prostata. Nei prossimi mesi dovrebbe arrivare anche il via libera nel nostro paese
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