Terapia

Denosumab, subito al vertice dei farmaci anti-osteoporosi

Dopo mesi di attesa, i risultati di uno degli studi chiave per il denosumab, un nuovo e innovativo farmaco antiosteoporosi, dimostrano come il preparato riduca del 68 per cento il rischio di fratture vertebrali in donne in età  post menopausale. I dati sono stati presentati al congresso dell' American Society of Bone Mineral Research in Montreal.

Lo studio presentato a Montreal è un trial a 3 anni che ha coinvolto 7.088 donne in cui si è visto che 60 mg di denosumab somministrati per via sottocutanea ogni 6 mesi per 3 anni riducano del 68 per cento il rischio di nuove fratture vertebrali rispetto a placebo (2.3% denosumab verso 7.2% placebo; P<0.0001).
Questo risultato pone il farmaco alla pari dell'acido zoledronico, farmaco ai vertici di questa categoria. Inoltre, la terapia con denosumab ha ridotto del 40 per cento il rischio di fratture dell'anca (0,7% denosumab verso 1,2% placebo, P=0.036) e quello di fratture non vertebrali del 20 per cento (6,5% denosumab verso 8,0% placebo, P=0.011) .

Denosumab è risultato anche ben tollerato con un'incidenza di infezioni del 4,1% verso il 3,4% con placebo.
Un altro trial presentato allo stesso congresso, lo studio STAND (Study of Transitioning from AleNdronate to Denosumab), aveva dimostrato che i pazienti passati da alendronato a denosumab hanno visto aumentare la densità minerale ossea (BMD) risultata al termine dello studio pari a 1,9% con denosumab verso 1,05% con alendronato (p<0,0001).

Denosumab è il primo e unico anticorpo monoclonale completamente umano diretto contro il ligando di RANK. Quest'ultimo è il principale mediatore del riassorbimento osseo ed è responsabile della differenziazione, attivazione e sopravvivenza degli osteoclasti, le cellule multinucleate che hanno la funzione di riassorbire l'osso.
Denosumab inibisce direttamente il ligando di RANK a livello dell'osso corticale e trabecolare determinando un rapido miglioramento della densità dell'osso. Lo sviluppo clinico di denosumab ha coinvolto oltre 19.000 pazienti.

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