Terapia

Fare goal per vincere la spondilite anchilosante

"La malattia dell'uomo che non guarda in cielo", è una definizione della Spondilite Anchilosante (SA), una malattia infiammatoria cronica della colonna vertebrale, che ben spiega la deformità e la limitazione funzionale cui sono sottoposti coloro che ne soffrono. Per migliorarne la conoscenza e facilitare l'intervento precoce, anche nel nostro Paese è iniziata Back in Play, una campagna di informazione che ha ricevuto il sostegno di Pfizer e volta ad accrescere, attraverso un gioco on-line, la conoscenza della patologia.  Back in Play è sostenuta dalla Federazione Internazionale Spondilite Anchilosante (ASIF), e nel nostro paese ha ricevuto il patrocinio dell'Associazione Nazionale Malati Reumatici (ANMAR).

Back in Play fa parte di un progetto pan-europeo nel quale il gioco del calcio diventa lo strumento informativo sulla patologia. Collegandosi al sito internet http://it.back-in-play.com/  è infatti possibile giocare on-line una mini partita di calcio partecipando a un campionato europeo.
Si fa goal giocando in maniera efficace la rimessa e passando  la palla al compagno di squadra che poi segnerà. La rimessa è un elemento fondamentale nel calcio, richiede abilità e un ottimo tono dei muscoli della schiena che consentano ai giocatori di controllare il tiro e concludere l'azione con un goal. L'idea di utilizzare una rimessa è nata dal fatto che la mobilità della colonna vertebrale è ridotta in presenza di SA mentre la flessibilità e la forza della colonna vertebrale sono importanti per eseguire una buona rimessa.

Chi gioca la partita potrà ricevere anche una serie di informazioni sulla spondilite anchilosante e il "mal di schiena".  Compilando un semplice elenco dei sintomi sarà anche possibile far scattare un campanello di allarme per facilitare una diagnosi di SA in tempi più rapidi.
La campagna, il cui testimonial italiano è il calciatore Luca Toni, campione del Mondo nel 2006,  è stata presentata durante incontro che si è svolto oggi a Milano e al quale hanno partecipato il Dr. Ignazio Olivieri del Dipartimento di Reumatologia della Regione Basilicata, Ospedale San Carlo di Potenza e Ospedale Madonna delle Grazie di Matera, il Prof. Carlomaurizio Montecucco, Presidente della Società Italiana di Reumatologia e Direttore della Cattedra di Reumatologia, Università di Pavia e Gabriella Voltan, Presidente dell'Associazione Nazionale Malati Reumatici (ANMAR).
"La Spondilite Anchilosante è una malattia dolorosa, invalidante che esordisce di solito tra i 17 e i 30 anni, con prevalenza per gli uomini - afferma il dottor Ignazio Olivieri, Dipartimento di Reumatologia della Regione Basilicata, Ospedale San Carlo di Potenza e Ospedale Madonna delle Grazie di Matera - caratterizzata da dolore lombare per cui il paziente sta male a riposo e nelle ore notturne, ha rigidità all'inizio del movimento, soprattutto al mattino, e sta meglio con il prosieguo della deambulazione".

Se non riconosciuta e curata per tempo, questa patologia provoca negli anni un progressivo irrigidimento della schiena che rende sempre più difficile la libertà di movimento. Ma la diagnosi non è semplice e una corretta informazione può fare molto.
"Il grande problema della SA è che  spesso viene confusa con i sintomi della più comune lombalgia mentre in realtà è una malattia reumatica progressiva che va trattata per tempo - afferma il professor Carlomaurizio Montecucco, Presidente della Società Italiana di Reumatologia e Direttore della Cattedra di Reumatologia, Università di Pavia - Questo rende difficile ancora oggi ottenere una diagnosi accurata e tempestiva della malattia che può arrivare anche dopo 7-10 anni dal suo esordio e quando il paziente ha già raggiunto una notevole disabilità".
Oggi per la Spondilite Anchilosante, così come per le altre malattie reumatiche, abbiamo delle linee guida specifiche realizzate da gruppi di esperti che permettono di evitare un approccio empirico alla malattia - conclude il dott. Olivieri - Esiste, infatti, un percorso di cura specifico che prevede l'uso in prima battuta dei farmaci antinfiammatori non cortisonici e in seguito, per i pazienti che non rispondono a questi trattamenti, l'utilizzo di terapie più mirate come i farmaci biologici che bloccano il TNFalfa e che sono grado di modificare l'evoluzione della patologia."

"Il fatto che la SA colpisca persone prevalentemente giovani può produrre reazioni psicologiche anche molto pesanti. Pensare di dover convivere per il resto della propria vita con una malattia cronica che inevitabilmente comporta limitazioni, disagi e rischio di disabilità può innescare nella persona uno stato di depressione e di prostrazione profonda - afferma Gabriella Voltan, Presidente dell'Associazione Nazionale Malati Reumatici (ANMAR) -. Tra l'altro, proprio l'inabilità ad essa associata rappresenta anche un costo sociale ed economico, come dimostra un'indagine condotta nel 2008 dall'Osservatorio Sanità e Salute, in cui sono stati messi a confronto i dati di ISTAT, AIFA, Ministero della Salute e INPS, in cui l'ammontare delle giornate di assenza dal lavoro per SA era pari a 4.207.600 per un totale di 62.800 lavoratori. Questo è un dato significativo che fa capire l'importanza della diagnosi precoce".
In Italia la Spondilite Anchilosante ha una prevalenza dello 0,37%. In Europa si stima che circa 1 persona su 200 ne soffra. E' 2-3 volte più comune negli uomini che nelle donne e compare tra i 20 e 30 anni di età.

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