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Perché ripensare alla cura in chiave slow

Medicina “sobria”, “rispettosa” e “giusta”, sono le parole chiave con cui è possibile descrivere e spiegare i principi di Slow Medicine. Una medicina che, ci tiene a sottolineare, non si discosta dalle metodologie della medicina occidentale, derivate dalle evidenze scientifiche, ma che sta cercando di promuovere cure sostenibili, eque, attente alla persona e all’ambiente.

Slow Medicine è un movimento, un progetto culturale, un’associazione di cittadini, pazienti, professionisti che si confrontano e si impegnano per la costruzione di un modello di salute condiviso, basato su sobrietà, rispetto e giustizia. Nasce nel 2011 dall'incontro di persone che, con esperienze e culture diverse, hanno operato ed operano all'interno del mondo delle cure per la salute e che negli ultimi trent'anni hanno prodotto pensiero e ricerca sul sistema sanitario dal punto di vista organizzativo, strutturale, metodologico, economico, comunicativo.

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“Un movimento di opinione, una rete di idee in movimento, è così che noi di Slow Medicine ci definiamo – dichiara Domenico Colimberti, rappresentante di slow medicine per la Sicilia e socio fondatore di Slow Medicine -. Il nostro obiettivo è quello di promuovere una riflessione critica su alcune pratiche professionali correnti. I tre aggettivi che al meglio racchiudono le nostre opinioni sono quelli di una medicina sobria, in termini di corretto utilizzo delle risorse a disposizione. Una medicina che non ecceda rincorrendo necessariamente le ultime innovazioni tecnologiche che molto spesso si sono dimostrate non efficaci rispetto alle metodologie tradizionali. Rispettosa verso il paziente, che lo tuteli e che si dimostri comprensiva nei confronti del suo dolore. Una medicina rispettosa verso i bisogni della persona malata e, infine, giusta che permetta di dare a tutti la possibilità di accedere alle risorse disponibili e ai servizi sanitari”.

I tre aggettivi sono sintonici e, così come il termine slow, richiamano la stretta connessione con il movimento Slow Food. Le due chiocciole, che compaiono nel logo di Slow Medicine, dialogano su una cura sobria rispettosa e giusta indicando che il dialogo e la comprensione fra i cittadini e il sistema della cura sono i presupposti di una cura slow.

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coro di persone in Chiesa coro di persone in Chiesa coro di persone in Chiesa coro di persone in Chiesa



“Nella nostra pagina Facebook – prosegue Colimberti – abbiamo circa 5 mila persone che ci seguono e che, attraverso questo social network, dialogano e si scambiano opinioni, aiutandoci così ad approfondire metodologie sempre più a prova di paziente. Uno dei progetti di Slow Medicine è “Choosing Wisely Italy”, scegliere saggiamente.

Il movimento “Choosing Wisely” è presente in 14 paesi al mondo, nato con l’obiettivo di far riflettere le società scientifiche su tutto ciò che viene fatto nel nostro mondo e che, molto spesso, viene ritenuto “non appropriato”, vedi l’eccessivo utilizzo di procedure terapeutiche e i vari effetti collaterali. Noi crediamo fortemente che sia meglio discutere con i pazienti e riflettere prima di prescrivere un farmaco o un esame. Ringrazio a nome di Slow Medicine il Collegio dei Reumatologi Italiani che ha apprezzato e raccolto l’invito fatto da noi.

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Il sintomo dolore è quello che più turba la qualità della vita, il trattamento del dolore è un grosso problema per tanti pazienti e i loro medici, per gli effetti collaterali, per i costi e per i risultati non sempre soddisfacenti. L'idea che i fondatori di Slow Medicine condividono è che cure appropriate e di buona qualità e un'adeguata comunicazione fra le persone riducano i costi dell'organizzazione sanitaria, riducano gli sprechi, promuovano l'appropriatezza d'uso delle risorse disponibili, la sostenibilità e l'equità dei sistemi sanitari, migliorino la qualità della vita dei cittadini nei diversi momenti della loro vita”, conclude uno dei fondatori di Slow Medicine.
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