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Roma, al via il XX congresso nazionale del CReI

Sta per avere inizio la XXa edizione del Congresso Nazionale del Collegio Reumatologi Italiani, che si terrà a Roma dal 27 al 29 aprile p.v. presso l’NH Hotel Villa Carpegna. Abbiamo incontrato il presidente del CReI, dott. Stefano Stisi, cui abbiamo rivolto alcune domande.

Dott. Stisi quali sono i principali messaggi che questa ventesima edizione del CReI intende lanciare?
Abbiamo scelto di effettuare un Congresso monotematico sul dolore muscolo-scheletrico che abbiamo intitolato “Malattie senza dolore”, proprio per sottolineare quanto oggi invece sia quasi sempre possibile annullare la percezione dolorosa per molte di esse. Ormai le conoscenze, le possibilità di diagnosi precoce e precisa di queste condizioni e la possibilità di avere efficaci armi terapeutiche che le “blocchino”, ha cambiato completamente il destino della maggior parte di queste malattie.

Il CReI perciò intende soprattutto svolgere in questa edizione del congresso nazionale un opera di promozione della conoscenza delle malattie reumatiche, troppo spesso sottovalutate e bistrattate. E’ questo il motivo per cui giungiamo quest’anno nella capitale, a Roma, in uno dei periodi dell’anno nel quale questa “grande bellezza” sa meglio accogliere i suoi visitatori.

E’ anche questo il motivo per cui effettueremo l’inaugurazione della XX edizione presso la Sala “Spadolini” della biblioteca del Senato il pomeriggio del giorno 26 aprile con una sessione condivisa con i “decisori” dal tema mi auguro accattivante, quale è “Immaginate una società senza dolore”. Spesso difatti proprio i decisori della programmazione sanitaria e del diritto all’accesso alle cure ignorano la possibilità di diagnosticarle e di curarle tutte.

Soprattutto intendiamo sfalsare alcuni luoghi comuni che limitano la comprensione delle malattie reumatiche da parte dell’utenza e dei politici, quali: “sono le malattie dei vecchietti”, “una volta che ti colpiscono non ne guarisci più”, “sono causate dall’umidità”, “causano per forza disabilità ed è impossibile condurre poi una vita normale”. Durante il nostro congresso daremo tutte le informazioni che serviranno a smentire questi luoghi comuni.

Quali sono le dimensioni sociali delle malattie reumatiche oggi in Italia?
Proprio in occasione dell’inaugurazione al Senato avremo l’opportunità di definire le patologie reumatiche che procurano dolore e quanti italiani ne soffrono: ne risulterebbero non meno di 13 milioni di qualsiasi età. Questo dato riguarda non più di un quarto delle circa 150 malattie reumatiche che assistiamo, ma sicuramente le più diffuse. Per le altre non abbiamo al momento nemmeno dati deduttivi; spesso si tratta di malattie rare o che colpiscono fasce d’età su cui operano anche altri specialisti (pediatri, geriatri, ortopedici), per cui le casistiche appaiono troppo eterogenee per essere un punto certo di riferimento epidemiologico. La verità è che le malattie reumatiche sono tante, colpiscono solo marginalmente le fasce d’età anziane, sono curabili e bisogna diagnosticarle al più presto proprio per avere maggiori possibilità che le moderne terapie le limitino.

Nel giorni scorsi abbiamo assistito ad una serie di sue dichiarazioni a proposito della chiusura delle strutture reumatologiche operato dalla riorganizzazione della rete ospedaliera in Sicilia. Può estrapolare il significato della sua relazione in merito alla difficoltà della sua branca ad essere presente in tutti gli ospedali italiani?

Certo, ciò che è avvenuto nei giorni scorsi in Sicilia è estremamente grave! Al fine probabilmente di ridurre i costi, il legislatore della Sicilia adotta uno schema di rete ospedaliera da cui è stata cancellata la presenza della sola Reumatologia, sia come branca dotata di posti letto sia senza, dagli ospedali siciliani. La cosa è talmente mastodontica e senza senso che all’inizio ci era sembrata una “boutade”. E’ come se un legislatore decidesse di propria sponte che le malattie del cuore o della cute non esistano più e che perciò non c’è più bisogno di assistere nessuno. In realtà il messaggio che si legge tra le righe, ed anche da quelle del Giornale di Sicilia (4/4/17), è che saranno le Medicine ad interessarsi dei malati reumatici. Capite che la situazione è ancora più grottesca: noi formiamo specialisti nel settore, dopo la specialità li forgiamo a riconoscere presto e bene le malattie e poi gli diciamo: “bene, adesso le malattie reumatiche le cureranno altri!”.

Io non credo alla cattiva fede, piuttosto guardo alla enorme difficoltà di coniugare  la complessità di cura e gli alti costi sanitari con la sostenibilità delle cure, in alcune regioni evidentemente a rischio, e quindi purtroppo credo nell’incapacità dei nostri decisori di amalgamare un buon SSN con i fabbisogni di cura. Purtroppo questi nostri pur validi amici decisori, che mi guardo bene a lasciar soli nel portare il peso della Croce, ignorano che la Reumatologia è a tutt’oggi la branca più moderna tra quelle internistiche. Ignorano che gestiamo una complessità di cura notevole, con farmaci ad alto costo, che non possono essere gestiti da altri specialisti. Per cui la loro sconsiderata azione in Sicilia appare come se all’improvviso un legislatore decidesse di mettere le lancette dell’orologio di una regione indietro di 90 anni, quando le malattie reumatiche non erano ancora conosciute. Questo è il motivo per cui se gli organi regolatori regionali della Sicilia continueranno nel sostenere queste posizioni senza nemmeno ascoltare le nostre ragioni, ci vedremo costretti a ricorrere alla Corte Europea dei diritti dell’uomo, che ha sede a Strasburgo. Da lì, poi, vedremo se andare ancora avanti e come.

Tornando agli aspetti scientifici di questo Congresso quali sono le novità più evidenti nel settore che presenterete a Roma?
Mai come in questa edizione dell’annuale Congresso del CReI avremo modo di conoscere nuove molecole al servizio della cura dei nostri malati. Si parlerà di una nuova categoria di farmaci, tofacitinib e baricitinib, le cosiddette “small molecules”, che attraverso l’inibizione del sistema Jak-Stat intracellulare saranno capaci di modificare la risposta autoimmune. Sarà dato spazio anche ad apremilast, il nuovo inibitore delle PDE-4 che è già in commercio da poco per la terapia dell’artrite psoriasica.

Tra i farmaci biotecnologici si parlerà del nuovo anti-IL17, il secukinumab e poi ancora degli inibitori del recettore dell’Il-6 classe che all’attuale tocilizumab vedrà tra non molto aggiungersi anche sarilumab e più avanti ci sarà anche il sirukumab.

oltre che delle novità attinenti alle nuove indicazioni di farmaci biotecnologici già affermati nella pratica clinica. Nel settore dei principi di sintesi avremo una grossa novità in ambito del trattamento dell’iperuricemia e della gotta, che ancora affligge tante persone, soprattutto nell’età mature.
Insomma continuate a guardare in avanti….

Certo, come le dicevo la Reumatologia è la branca più moderna tra quelle internistiche ed è indubbiamente la branca del futuro. E’ proprio questa oggi la nostra mission, farlo capire a chi decide in Sanità e ai nostri pazienti. Poi di certo non basterà una norma regionale per bloccare il nuovo, il progresso, la possibilità di cura. Nei paesi civili solo le norme ad adattarsi ai tempi nuovi, non certo l’opposto!
Buon Congresso, allora!
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