Malattie reumatiche

Sensibilizzazione sull'attività fisica migliora gli outcomes dei pazienti reumatologici

Le linee guida relative al trattamento di molte condizioni croniche quali l’artrite e il lupus enfatizzano il ruolo della regolare attività fisica come prima modalità cruciale di intervento. E’ però notoriamente difficile motivare i pazienti ad includere l’attività fisica come processo integrante di cura. Il Piano Nazionale USA per l’Attività Fisica raccomanda ai medici nel corso delle loro visite ambulatoriali di includere la valutazione del livello di attività fisica come segno vitale da monitorare nel tempo al pari della pressione arteriosa e del peso corporeo, in modo tale da fornire loro il pretesto per suggerire ed aiutare i pazienti ad adottare un corretto stile di vita.

In coerenza con le indicazioni dettate dal Piano Nazionale, ricercatori del Kaiser Permanente in California hanno incluso la valutazione del livello di attività fisica come segno vitale nelle cartelle cliniche elettroniche. Lo studio, pubblicato sulla rivista Medicine & Science in Sports & Exercise descrive i risultati iniziali ottenuti per validare il segno vitale in questione. L

a validità concettuale (face validity) di questo segno vitale è stata messa a punto mettendo a confronto i livelli di attività fisica trovati con questa misura con quelli identificati in precedenti survey di popolazione. Lo studio ha esaminato, inoltre, la capacità di questo segno vitale di discriminare gruppi di pazienti con livelli di attività fisica differenti sulla base della demografia e dello stato di salute, sulla base dell’ipotesi di una minore attività fisica delle donne rispetto agli uomini, dei pazienti più anziani rispetto a quelli più giovani, dei pazienti Ispanici rispetto a quelli Non Ispanici bianchi, dei pazienti obesi rispetto a quelli normopeso, dei pazienti cronici rispetto a quelli non cronicizzati.

Lo studio ha preso in considerazione 1.793.385 soggetti adulti di età pari o superiore ai 18 anni, afferenti a strutture sanitarie californiane. Per determinare la validità concettuale (face validity)  del parametro vitale,  le mediane dei minuti totali/settimana di attività fisica autoriferita dai pazienti (misurate dal parametro) sono state messe a confronto con quelle identificate da survey nazionali di popolazione. Si è ricorsi, invece, a modelli matematici di regressione di Poisson per esaminare la capacità del parametro di discriminare tra gruppi di pazienti con livelli differenti di attività fisica sulla base della demografia e dello stato di salute. 

Dopo circa 15 mesi di implementazione del sistema, l’86% di tutti i pazienti aveva nella propria cartella clinica elettronica la registrazione del livello di attività fisica come segno vitale. Dalla lettura delle cartelle, pertanto, è emerso che il 36,3% dei pazienti era completamente inattivo (0 minuti di attività fisica/settimana), il 33,3% mostrava livelli di attività fisica insufficienti (da 0 a meno di 150 minuti di attività fisica/settimana) mentre il 30,4% dei pazienti era sufficientemente attivo (più di 150 minuti di attività fisica/settimana). 

Rispetto alle survey di popolazione nazionali, i livelli di attività fisica registrati nello studio erano inferiori ma mostravano pattern di distribuzione simili. Inoltre, come predetto nelle ipotesi dello studio, i pazienti più anziani, obesi, appartenenti ad una minoranza etnica e con malattia cronica avevano una probabilità minore di essere attivi, suffragando la capacità discriminante del parametro utilizzato.

In conclusione, i risultati mostrano come, con il minimo sforzo da parte dello staff clinico, sia possibile integrare la valutazione del livello di attività fisica tra i segni vitali come parte della gestione di routine del paziente e come strumento per un counseling appropriato sulla base delle sue condizioni di partenza. Inoltre tale parametro potrebbe facilitare la conduzione di studi di popolazione sull’effetto dello svolgimento di attività fisica nella prevenzione delle malattie e sugli outcomes di trattamento.

Coleman KJ, Ngor E, Reynolds K et al. Initial validation of an exercise “vital sign” in electronic medical records. Medicine & Science in Sports & Exercise 2012; 44(11):2071-2076.

Torna all'archivio