Malattie reumatiche

Spondilite anchilosante, dalla genetica nuove possibilità di cura

I ricercatori delle Università di Bristol, Queensland (Australia), Oxford, Texas e Toronto, hanno identificato una serie di mutazioni genetiche associate a una aumentata suscettibilità alla spondilite anchilosante. Lo studio, che ha arruolato circa 5mila pazienti con la patologia, è inoltre uno dei primi esempi convincenti che una mutazione può influenzare l'effetto di un'altra alterazione genetica nello sviluppo di una malattia relativamente comune. Lo studio è stato pubblicato su Nature Genetics.

Utilizzando la tecnica chiamata "genome wide association" i ricercatori dell' Australo-Anglo-American Spondyloarthritis Consortium e del Wellcome Trust Case Control Consortium hanno confrontato i genomi di 3.023 pazienti con spondilite anchilosante con quelli di 8.779 controlli sani. Dopo aver identificato una serie di alterazioni genetiche associate alla patologia sono stati confermati i risultati in altri 2.100 casi e 4.483 controlli.

Con questo approccio i ricercatori hanno trovato altri sette geni che hanno un'alta probabilità di essere coinvolti nella malattia, portando il numero totale di geni noti per predisporre ad artite-autoimmune a tredici. Molti dei nuovi geni sono già noti per essere coinvolti nei processi infiammatori e immunitari, fornendo ai ricercatori ulteriori indizi su come la malattia insorge. Due dei nuovi geni sono anche noti per predisporre ad altre patologie auto-immuni come il morbo di Crohn e la malattia celiaca.
Nello studio sono state identificate tre regioni genetiche fortemente associate alla patologia (RUNX3, LTBR e TNFRSF1A), più altre quattro regioni candidate (PTGER4, TBKBP1, ANTXR2 and CARD9).

Inoltre, dalla ricerca è emerso che il pathway intracellulare in cui è coinvolto il recettore dell'IL-23 potrebbe essere coinvolto nella patogenesi della malattia. L'interleuchina 23, o il proprio recettore potrebbero quindi essere i nuovi bersagli di molecole per il trattamento della spondilite anchilosante.
I ricercatori, inoltre, sono stati in grado di dimostrare un'interazione tra una mutazione genetica chiamato HLA-B27 e una mutazione chiamata ERAP1. In particolare, la mutazione di ERAP1 predispone alla malattia solo in quegli individui che sono risultati positivi per la mutazione dell'HLA-B27.

Il gene ERAP1 ha il ruolo di scindere le proteine presenti all'interno dell'organismo in peptidi di piccole dimensioni. Il gene interagisce con HLA-B27 per stabilire come queste molecole verranno presentate al sistema immunitario.  Un'alterazione in ERAP1 fa si che il sistema immunitario venga attivato in maniera anomala, causando infiammazione e danno tissutale. I ricercatori credono che inibendo ERAP1 si possa arrestare la patologia.

Il dottor David Evans presso l'Università di Bristol, ha dichiarato: "Questa scoperta è importante per molti motivi. Prima di tutto è uno dei primi esempi convincenti che abbiamo che una mutazione influenzi l'effetto di un'altra mutazione nello sviluppo di una malattia relativamente comune. Questo è emozionante perché implica che ci possono essere altri esempi di questo fenomeno in altre malattie comuni che noi non conosciamo ancora".

"In secondo luogo, la stessa interazione ci dice qualcosa di veramente fondamentale sulle cause dell'artrite. Prima di questo studio sono state fatte una serie di teorie sulle cause della malattia. Il nostro studio suggerisce fortemente che una di queste ipotesi rischia di essere corretta."

Interaction between ERAP1 and HLA-B27 in ankylosing spondylitis implicates peptide handling in the mechanism for HLA-B27 in disease susceptibility Mature Genetics (2011) doi:10.1038/ng.873
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