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Spondilite anchilosante e ipoacusia: quale relazione?

Uno studio pubblicato su “International Journal of Rheumatic Diseases” ha documentato, in pazienti affetti da spondilite anchilosante (SA), una ipoacusia lieve alle basse frequenze. A differenza, però, degli studi precedenti che avevano già ipotizzato l’esistenza di questa relazione, il nuovo studio ha ipotizzato che la natura dell’ipoacusia è conduttiva, piuttosto che neurosensoriale.

Razionale e obiettivi principali dello studio
In molti pazienti affetti da malattie reumatologiche come il LES, la sindrome di Sjogren, la poliangioite granulomatosa e l’artrite reumatoide possono essere documentati casi di ipoacusia, ricordano i ricercatori nell’introduzione al lavoro.

Nello specifico, l’ipoacusia conduttiva si manifesta quando vi sono anomalie del movimento degli ossicini dell’orecchio. Dal momento che la SA ha effetti negativi sulle entesi e le articolazioni, è lecito attendersi anche in sua presenza il riscontro di ipoacusia conduttiva.

Tuttavia, i casi finora descritti di ipoacusia associata a SA sono stati prevalentemente di natura neurosensoriale, con valori di prevalenza oscillanti nel range 35-71%.

Alcuni studi hanno ipotizzato un ruolo dell’autoimmunità e delle vasculiti nella patogenesi delle frequenti disfunzioni neurosensoriali subcliniche osservate nei pazienti con malattie reumatiche (LES, Sjogren e arterite cellule giganti). Fino ad oggi, tuttavia, non è mai stata descritta la presenza di autoanticorpi e di vasculiti nei pazienti con SA.

“I FANS – ricordano gli autori dello studio – rappresentano un caposaldo nel trattamento della SA e delle spondiloartriti, con effetti contrastanti sulla funzione uditiva. (…) Dal momento che questi pazienti fanno ampio impiego di FANS, è stato ipotizzato che questi possano rappresentare la causa delle ipoacusie neurosensoriali osservate”.

Per quanto numerosi studi abbiano fatto luce sulla prevalenza dell’ipoacusia in pazienti con SA, la maggior parte di questi era caratterizzata da un numero limitato di pazienti e dall’assenza di approfondimento sulla natura di questa comorbilità.
Di qui il nuovo studio, che si è proposto di determinare la prevalenza e i fattori di rischio di ipoacusia, come l’assunzione cumulativa di FANS, in pazienti con SA.

Disegno dello studio e risultati principali
Lo studio, di disegno osservazionale, ha incluso 100 pazienti con SA aventi un’età media di 32±12 anni (96 su 100 di sesso maschile) e 40 controlli sani.  

I ricercatori hanno definito un soggetto affetto da ipoacusia quando la sua soglia uditiva è superiore a 20 dB (decibel) in corrispondenza di almeno 2 frequenze uditive dell’audiogramma, mentre la severità dell’ipoacusia è stata definita in base agli standard OMS.

I dati da loro raccolti riguardavano la durata di malattia, l’età all’insorgenza, il sesso di appartenenza e l’età al momento della valutazione.

Inoltre, sono stati utilizzati gli indici BASDAI, BASMI e BASFI per misurare l’attività di malattia. Da ultimo, i ricercatori hanno registrato il dosaggio dei FANS.

Dall’analisi dei dati, è emerso che la durata media di attività di malattia nel gruppo di pazienti con SA era pari a 8,2±6 anni, il punteggio mediano BASDAI era pari a 3,5±2,2, quello BASFI era pari a 3,7±2,6, mentre il BASMI era pari a 2,75±2.

La dose cumulativa di FANS è risultata più elevata nei pazienti con ipoacusia, per quanto non sia stata registrata una differenza statisticamente significativa (1330±1282 vs 1040±1270, rispettivamente; p >0,05).

I ricercatori hanno documentato la presenza di ipoacusia bilaterale in 28 individui su 48 affetti da ipoacusia. Non solo: è stata riferita la presenza di ipoacusia conduttiva in 29 individui, di quella neurosensoriale in 3 casi, e di quella mista in 16 individui.

La maggior parte dei casi di ipoacusia era di lieve entità (n=38), anziche di grado moderato-severo (n=10). Inoltre, a correlare con l’ipoacusia è stata l’età avanzata, anziché l’attività di malattia.

Il 70% degli individui dello studio ha sperimentato un’ipoacusia conduttiva alle basse frequenze (0,25, 0,5 e 1 Khz) mentre il 75% degli individui con ipoacusia neurosensoriale ha sperimentato questa condizione a frequenze più elevate (4 e 8 Khz).

Discussione dei risultati e implicazioni dello studio
Nel commentare i risultati, i ricercatori hanno sottolineato come “…su 100 pazienti con SA, 48 abbiano presentato l’ipoacusia conduttiva come sottotipo di ipoacusia predominante…e che lo studio non ha documentato né l’esistenza di un’associazione tra la presenza di ipoacusia e i parametri di attività di malattia, né tra l’assunzione di FANS e la presenza di ipoacusia”.

“Il riscontro di soli 3 casi di ipoacusia neurosensoriale – continuano – potrebbe essere spiegato con l’età anagrafica più bassa dei pazienti dello studio rispetto agli altri studi pubblicati sull’argomento”.

Quanto ai possibili meccanismi dell’ipoacusia conduttiva osservati nei pazienti con SA dello studio, i ricercatori hanno ipotizzato il coinvolgimento dell’artrite delle articolazioni tra la catena degli ossicini dell’orecchio, la presenza di difetti nei legamenti di supporto e l’otosclerosi.

Tra i limiti metodologici intrinseci dello studio, i ricercatori hanno sottolineato come l’assunzione cumulativa di FANS sia stata determinata sulla base delle prescrizioni disponibili e riferite, piuttosto che sull’osservazione prospettica della quantità di farmaco assunta. Inoltre, un altro limite sottolineato dagli autori deriva dal non aver considerato l’ipertensione come un possibile fattore di rischio di ipoacusia.

Nicola Casella

Bibliografia
Ajmani S, Keshri A, Srivastava R, Aggarwal A, Lawrence A. Hearing loss in ankylosing spondylitis [published online May 6, 2019]. Int J Rheum Dis. doi:10.1111/1756-185X.13560
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