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Spondiloartrite assiale, l'obesità riduce la risposta ai farmaci anti-TNF fino al 70%

Nei pazienti affetti da spondiloartrite assiale (SpA), l'obesità si associa a tassi di risposta significativamente più bassi ai farmaci anti-TNF.
 
Questo il responso di uno studio svizzero, di recente pubblicazione su Arthritis Research & Therapy, che individua in possibili problemi di sottodosaggio di questi farmaci in base al peso e nell'aumentata produzione di adipochine proinfiammatorie da parte del tessuto adiposo alcune possibili motivazioni alla basa della ridotta efficacia di questa classe di farmaci nella SpA.
 
Razionale e disegno dello studio
“L'associazione di psoriasi ed artrite psoriasica (PsA) con l'obesità è nota da tempo – ricordano gli autori nell'introduzione al lavoro -. Pochi studi, invece, hanno analizzato il ruolo dell'obesità in pazienti con spondiloartrite assiale (ax-Spa), con particolare riferimento a quelli affetti da spondilite anchilosante (AS)”.
“A quest'ultimo riguardo – continuano i ricercatori – solo in due studi retrospettivi è stato formalmente documentato l'impatto sfavorevole di un BMI elevato sulla risposta ad un farmaco anti-TNF (infliximab)”.
 
Di qui il nuovo studio, che si è proposto di studiare l'impatto del BMI sulla risposta ai farmaci anti-TNF in un'ampia coorte di pazienti con axSpA.
 
A tal scopo, i ricercatori hanno analizzato retrospettivamente i dati di una coorte nazionale di pazienti con SpA (the Swiss Clinical Quality  Management) che avevano iniziato il trattamento con un farmaco anti-TNF e dei quali erano note le misurazioni del BMI iniziale.
 
I pazienti sono stati allora stratificati, in base al BMI, in soggetti normopeso (18,5-25), sovrappeso (25-30) ed obesi (>30), per quanto fosse necessario, per alcuni di questi (pazienti con malattia avanzata e cifosi) effettuare una correzione del calcolo della statura. 
 
Costituivano motivi di esclusione dallo studio l'avere valori di BMI al di sotto della condizione di normopeso o la presenza concomitante di fibromialgia.
Due pazienti su tre erano di sesso maschile, con un'età media di 39 anni e una durata media della sintomatologia pari a 13 anni.
Su 624 pazienti reclutati, il 53% era normopeso, il 33% sovrappeso e il 14% era obeso.
 
Quanto ai farmaci anti-TNF utilizzati, il 34,5% dei pazienti era in trattamento con adalimumab, il 26,7% con etanercept, il 21,9% con golimumab e <0,1% con certolizumab.
 
Per valutare il tasso di risposta di questi pazienti al trattamento per un anno con il farmaco anti-TNF in base al BMI, i ricercatori hanno calcolato la proporzione di pazienti in grado di raggiungere ad un anno la risposta ASAS40 e di sperimentare un miglioramento del punteggio ASDAS.

I pazienti che avevano sospeso il trattamento con il farmaco anti-TNF prescritto erano considerati non-responder. Successivamente i ricercatori hanno corretto, mediante analisi di regressione logistica, i dati relativi all'associazione in base ad alcuni fattori confondenti (età, sesso, HLA-B27, tipologia di axSpA, punteggi BASDAI e BASMI, livelli elevati di CRP; status di fumatore attivo, entesite, svolgimento di attività fisica e somministrazione concomitante di DMARcs).
 
Risultati principali dello studio
Rispetto ai pazienti normopeso, i pazienti obesi erano di età più avanzata (43,2 vs. 37,4) e riportavano punteggi basali più elevati relativamente all'indice BASDAI (the Bath Ankylosing Spondylitis Disease Activity Index), BASFI (the Bath Ankylosing Spondylitis Functional Index) e MASES (the Maastricht Ankylosing Spondylitis Enthesitis Score).
 
Ad un anno dall'inizio del trattamento con un farmaco anti-TNF, è stata raggiunta la risposta ASAS40 dal 44% dei pazienti normopeso, dal 34% di quelli sovrappeso e dal 29% dei pazienti obesi.
 
Dopo aggiustamento dei dati, l'odd ratio di risposta ASAS40 è stato pari a 0,62 (IC95%= 0,24-1,14) nei pazienti sovrappeso e a 0,27 (IC95%=0,09-0,70) in quelli obesi rispetto ai pazienti normopeso.
 
Quanto agli altri risultati dello studio, non sono state documentate differenze relative ai punteggi ASDAS o alle percentuali di pazienti con livelli elevati di CRP, presenza di artrite periferica o manifestazioni extrascheletriche di malattia rispetto al BMI.
 
Implicazioni dello studio
I risultati dello studio suggeriscono l'esistenza di un potenziale sottodosaggio dei farmaci anti-TNF nel trattamento della SpA in pazienti obesi.
 
“Mentre l'essere in sovrappeso riduce la probabilità di raggiungere una risposta ASAS40 mediante trattamento con farmaci anti-TNF del 30%, l'obesità riduce questa probabilità del 70% - commentano gli autori nella discussione del lavoro”.
 
L'osservazione, già documentata in letteratura, di un effetto positivo del calo ponderale indotto dall'osservanza di una dieta ipocalorica sulla risposta sostenuta da farmaci anti-TNF in pazienti con PsA suggerisce, pertanto, che l'obesità è un fattore di rischio controllabile per garantire il successo terapeutico con questa classe di farmaci in pazienti affetti da malattie reumatiche infiammatorie.
 
“La raccomandazione alla gestione dell'obesità in questo contesto -concludono gli autori – potrebbe non solo ridurre il rischio CV ma anche migliorare la risposta terapeutica. Ciò potrebbe rivelarsi particolarmente utile per l'impiego dei farmaci anti-TNF che, come è noto, è associato a significativo incremento ponderale in presenza di SpA, soprattutto in ragione di un incremento della massa grassa androide”.
 
Nicola Casella
 
Bibliografia
Micheroli R et al. Impact of obesity on the response to tumor necrosis factor inhibitors in axial
spondyloarthritis. Micheroli et al. Arthritis Research & Therapy (2017) 19:164
 

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