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Arterite cellule giganti, ecografia ok per valutare l'attività di malattia e la risposta al trattamento

L'ecografia potrebbe rappresentare uno strumento di imaging affidabile per monitorare i pazienti affetti da arterite delle cellule giganti (GCA): alcune caratteristiche specifiche dell'arteria temporale e ascellare, da essa intercettare, sono sensibili ai cambiamenti, stando ai risultati di uno studio pubblicato su ARD. Non solo: esisterebbe anche un'associazione significativa tra le caratteristiche specifiche dell'arteria temporale e alcuni marker di attività di malattia e la dose cumulativa di glucocorticoidi (GC).

Disegno dello studio
Un team di ricercatori ha condotto uno studio osservazionale prospettico, includendo pazienti con GCA di nuova diagnosi, per determinare la sensibilità ai cambiamenti di alcune caratteristiche ecografiche e la loro correlazione con l'attività di malattia e il trattamento con GC.

I 49 pazienti inclusi nella sperimentazione (73,5% di sesso femminile; età media= 78,2 anni), con diagnosi di GCA confermata mediante ecografia, sono stati sottoposti a valutazioni ecografiche seriali delle arterie temporale e ascellare in corrispondenza di timepoint determinati, durante i quali è stato registrato il numero di segmenti con areola e lo spessore massimo areolare della tonaca intima-media. Successivamente, i ricercatori hanno messo  a confronto la presentazione di malattia e la prima recidiva.

Sono state registrate 354 visite durante il periodo in studio, con una media di 7,2 visite per una media di 307,5 giorni. Prima dell'effettuazione dell'ecografia, i pazienti erano sottoposti a trattamento con dosi elevate di GC per una media di 2,5 giorni, per una dose media cumulativa di prednisolone (o equivalente) pari a 927,3 mg.

All'ecografia iniziale, tutti i pazienti mostravano almeno 1 segmento arterioso con un segno areolare; sono stati registrati 220 segmenti arteriosi con areola (201 segmenti arteriosi temporali e 19 ascellari).

Considerando la coorte in toto, 47 pazienti (95,9%) mostravano un coinvolgimento dell'arteria temporale, 2 (22,4%) un coinvolgimento dell'arteria ascellare e 9 (18,4%) entrambi.

La sensitività al cambiamento del segno ecografico è stata misurata all'inizio dello studio e, successivamente, dopo 1, 3, 5, 12 e 24 settimane. Sono state incluse nell'analisi 250 visite di valutazione.

Risultati principali
Dei 36 pazienti valutati a 24 settimane, 16 (44,4%) presentavano come segno ecografico un'areola; 12 si caratterizzavano per un coinvolgimento dell'arteria temporale e 5 per un coinvolgimento dell'arteria ascellare.

E' stata rilevata la presenza di recidiva di malattia in 3 pazienti (18,8%); inoltre, c'è stato un incremento del numero di segmenti arteriosi con areola in questi pazienti rispetto a quello delle precedenti visite registrate.

Durante le 24 settimane di follow-uo, è stata osservata l'esistenza di una correlazione positiva tra le caratteristiche ecografiche dell'arteria temporale e alcuni marker di attività di malattia, come VES, CRP e punteggio BVAS (Birmingham Vasculitis Activity Score); comunque, non è stata osservata una correlazione significativa per le caratteristiche ecografiche dell'arteria ascellare.

I pazienti con un numero più piccolo di segmeti arteriosi temporali con segno ecografico e valori ridotti di spessore dell'intima-media dell'arteria temporale avevano maggiori probabilità di raggiungere la remissione di malattia. Questa associazione, invece, non è stata replicata con le caratteristiche ecografiche ascellari.

Limiti e implicazioni dello studio
Nel commentare i risultati, i ricercatori hanno ammesso alcuni limiti metodologici intrinseci del lavoro, quali il fatto che gli ecografisti non lavoravano in condizioni di cecità con i dati clinici e che molti pazienti provenivano da reparti di oftalmologia, aumentando il bias verso un fenotipo maggiormente craniale di GCA.

Ciò premesso, “...la valutazione di alcune caratteristiche ecografiche specifiche, invece dell'impiego corrente della presenza/assenza di segno ecografico in qualsiasi segmento arterioso. Dovrebbe imporsi come criterio per valutare l'attività di malattia e la risposta al trattamento nei pazienti con GCA. I prossimi trial clinici su pazienti con GCA dovrebbero studiare l'effetto del trattamento sulle caratteristiche ecografiche come misura di outcome”.

NC

Bibliografia
Ponte C et al. Ultrasound halo sign as a potential monitoring tool for patients with giant cell arteritis: a prospective analysis. Ann Rheum Dis. Published online July 2, 2021. doi:10.1136/annrheumdis-2021-220306
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