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Artrite reumatoide, il legame tra i livelli di autoanticorpi e l'attività di malattia dipende dall'infiammazione di partenza

I pazienti con artrite reumatoide (AR) che presentano attività infiammatoria elevata, rispetto a quelli con attività ridotta, si caratterizzano per l'esistenza di un'associazione tra le variazioni dei livelli autoanticorpali e l'attività di malattia. Lo dicono i risultati di uno studio recentemente pubblicato su Clinical and Experimental Rheumatology.

Razionale e disegno dello studio
Mentre, ancora oggi, è oggetto di controversie l'impiego dei livelli di autoanticorpi per monitorare l'attività di malattia in pazienti con AR, il loro valore prognostico non viene messo in discussione: i livelli di anticorpi ACPA e di fattore reumatoide al basale sono in grado di predire la prognosi dei pazienti affetti da malattia.

Lo studio ha analizzato retrospettivamente una coorte di pazienti non ospedalizzati con AR (real life) per determinare quali fattori sono associati con le variazioni dei livelli sierici autoanticorpali e l'attività di malattia. L'obiettivo primario dello studio è stato quello di determinare i predittori per le variazioni del punteggio DAS28 di attività di malattia e degli autoanticorpi nel tempo e di identificare i tratti dei pazienti non trattati con rituximab, per definire l'esistenza di una forte associazione dell'attività di malattia con le variazioni dei livelli autoanticorpali.

Lo studio ha incluso 78 pazienti con AR sieropositiva (età media: 62,31 anni; 55,1% donne) ed evidenza di anticorpi ACPA, vimentina citrullinata antimutata (MCV) e/o autoanticorpi RF.

Risultati principali
Nel complesso, i livelli di ACPA non sono variati significativamente nel tempo (p=0,833), ma la loro riduzione è risultata maggiore nei pazienti con maggiore durata di malattia al basale  (-4.4 U/mL/y durata malattia, p =0,048) e assenza di erosioni iniziali (-2.0 U/mL/mese, p =0,0017).

Al contrario, la presenza di erosioni al basale ha predetto un incremento dei livelli di ACPA(+1,6 U/mL/mese, p =0,008).

I livelli di anti-MCV e di RF non sono mutati nel tempo e la durata di malattia o la presenza di erosioni non ha avuto un effetto statisticamente significativo sui livelli autoanticorpali.

Il trattamento con RTX, inoltre, ha predetto una riduzione dei livelli di anti-MCV, ACPA e RF nel tempo.

Dato che RTX mostrava un'influenza più forte sui livelli autoanticorpali, è stata condotta un'analisi per valutare l'associazione tra le variazioni dei livelli autoanticorpali e il punteggio DAS28 di attività di malattia escludendo gli utilizzatori dell'agente di deplezione delle cellule B.

E' emerso, allora, che l'associazione tra le variazioni dei livelli autoanticorpali e il punteggio DAS28 era più significativa nei pazienti con attività di malattia elevata.
La fluttazione dei livelli autoanticorpali si associava in misura maggiore con l'attività di malattia nei pazienti con livelli elevati di rigidità mattutina (p=0,002) e in quelli sottoposti a trattamento con DMARDcs (p=0,02).

Anche VES e punteggio VAS elevati, come una conta maggiore di articolazioni dolenti e tumefatte al basale, sono risultati predittori significativi di attività di malattia in pazienti non trattati con RTX.

Riassumendo
In conclusione, l'associazione tra l'attività di malattia e le variazioni dei livelli autoanticorpali non è statica ma su rafforza all'aumentare dei segni di infiammazione (VES, VAS, conta articolare, rigidità mattutina) al basale. Pertanto gli studi sulle variazioni dei livelli autoanticorpali hanno bisogno di considerare l'infiammazione al basale come fattore confondente.

NC

Bibliografia
Pongratz G et al. Association between autoantibody level and disease activity in rheumatoid arthritis is dependent on baseline inflammation. Clin Exp Rheumatol. 2020;38(4):691-698
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