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Dipartimento di Reumatologia della Regione Basilicata, vicino il riconoscimento di IRCCS

Il Dipartimento di Reumatologia della Regione Basilicata, già  noto centro d'eccellenza per il trattamento delle malattie reumatiche croniche, sta per conseguire un nuovo traguardo: il riconoscimento della qualifica del Dipartimento come IRCCS.

Cosa questo voglia dire per la reumatologia lucana e per quella nazionale lo chiediamo al dott. Ignazio Olivieri, Direttore del Dipartimento di Reumatologia della Regione Basilicata A.O. S. Carlo di Potenza e Ospedale Madonna delle Grazie di Matera, nonché presidente in carica della SIR (Società Italiana di Reumatologia).

Allora, professore, a che punto è l'iter di riconoscimento del Dipartimento come IRCCS?
Ad ottobre è stata presentata domanda per il riconoscimento del Dipartimento come IRCCS. Abbiamo superato la prima fase. Il progetto è stato valutato e ne è stata riconosicuta la validità. Attendiamo, come da iter, per il prossimo mese di aprile l'ispezione della commissione del Ministero, formata da 3 esperti, che dovranno verificare l'idoneità degli ambienti destinati all'attività di ricerca. Confidiamo nel buon esito dell'istruttoria e speriamo di ottenere il sospirato riconoscimento entro il mese di maggio.

Che cosa significa l'acquisizione della denominazione IRCCS per la sanità lucana?
Come è stato ricordato nel corso del nostro incontro pubblico annuale di presentazione del report delle nostre attività, attualmente svolgiamo la nostra attività di ricerca a caro prezzo, al di fuori dell'orario di lavoro. Con il riconoscimento del nostro Dipartimento come IRCCS, invece, vorremmo avere la possibilità di dedicare il 50% del proprio tempo a visitare il paziente e il 50% all'attività di ricerca.
Un altro aspetto importante derivante dall'istituzionalizzazione, attraverso il riconoscimento di IRCCS, dell'attività di riceca svolta nel nostro Dipartimento, consiste nella possibilità di usufruire di fondi ai quali al momento non abbiamo accesso per attività di ricerca. In questo modo, contiamo di poter triplicare la nostra produzione scientifica.
In questo contesto, mi preme sottolineare come, con questo riconoscimento, sia possibile, in assoluta trasparenza e rendicontando le destinazioni d'impiego, reperire anche fondi privati come quelli provenienti dall'industria farmaceutica. Ciò, attualmente, non è possibile per un'azienda farmaceutica che voglia investire in ricerca in una struttura ospedaliera che non sia un IRCCS. 

E per quella nazionale?
A livello nazionale, invece, ritengo che la nascita di un nuovo IRCCS dedicato ad una branca della medicina attualmente debole come la Reumatologia, falcidiata e a rischio di ridimensionamento dalle ultime politiche di spending review, possa essere un segnale per tutto il Paese, volto a ricordare l'autorevolezza della nostra disciplina alle istituzioni che governano la sanità nazionale. 
Credo, quindi, che il messaggio che viene da una piccola regione di 600.000 abitanti, che ha avuto il coraggio, negli ultimi 15 anni, di assumere 11 reumatologi, e che sta per vedere il prossimo riconoscimento del nostro dipartimento in IRCCS, sia un segnale forte in tal senso. Ritengo, quindi, che la SIR (che rappresento) e il CROI avranno vantaggi d'immagine da questo risultato conseguito dalla nostra struttura. Un risultato, ovviamente, tangibile anche in termini di qualità delle cure, delle quali beneficeranno anche le regioni limitrofe alla nostra ben più popolose come, ad esempio, la Campania. 

Nel rapporto di ricerca di quest'anno si legge che il suo Dipartimento ha prodotto 12 pubblicazioni. Lei ne ha citate alcune nel corso dell'incontro pubblico di presentazione dei risultati: quali sono le più importanti?
Sono soprattutto l'articolo sull'artrite psoriasica, il primo della lista (vedi bibliografia), pubblicato su Nature Reviews Rheumatology, una delle principali riviste internazionali del settore (voce 1 della bibliografia). Come è stato sottolineato nel report, gli articoli pubblicati su questa rivista vengono commissionati a medici di riconosciuta fama internazionale. Ciò, per noi residenti in una piccola regione italiana, è senz'altro motivo di grande soddisfazione.
L'altro articolo citato nel report a cui tengo particolarmente sono state le Linee Guida che abbiamo redatto insieme ai gastroenterologi per la cura del  paziente affetto da spondiloartrite e Malattia Infiammatorie Croniche Intestinali (voce 4 della bibliografia).
Segnalo, infine, due articoli importanti che riguardano il treat-to-target  nelle spondiloartriti, ovvero delle raccomandazioni europee sul treat-to-target messe a punto da un gruppo di medici europei, alla cui stesura ho partecipato rappresentando l'Italia (voci 2 e 3 della bibliografia).

Nicola Casella


Bibliografia di riferimento

1. Olivieri I e t al. Advances in the management of psoriatic arthritis.Nat Rev Rheumatol. 2014 Sep;10(9):531-42. doi: 10.1038/nrrheum.2014.106. Epub 2014 Jul 8.
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2. Smolen JS et al. Treating spondyloarthritis, including ankylosing spondylitis and psoriatic arthritis, to target: recommendations of an international task force. Ann Rheum Dis. 2014 Jan;73(1):6-16. doi: 10.1136/annrheumdis-2013-203419. Epub 2013 Jun 8.
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3. Schoels MM et al. Treating axial and peripheral spondyloarthritis, including psoriatic arthritis, to target: results of a systematic literature search to support an international treat-to-target recommendation in spondyloarthritis. Ann Rheum Dis. 2014 Jan;73(1):238-42. doi: 10.1136/annrheumdis-2013-203860. Epub 2013 Jun 5.
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4. Olivieri I et al. Italian Expert Panel on the management of patients with coexisting spondyloarthritis and inflammatory bowel disease. Autoimmun Rev. 2014 Aug;13(8):822-30. doi: 10.1016/j.autrev.2014.04.003. Epub 2014 Apr 13.
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