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Ignazio Olivieri personaggio lucano dell'anno 2016

Con 7.247 voti ottenuti mediante un sondaggio sul web lanciato da un quotidiano locale, pari al 36% delle preferenze,  il prof. Ignazio Olivieri è stato insignito del titolo di “Personaggio Lucano dell'anno 2016”.

Il mantra del prof. Olivieri: “Ricerca e assistenza clinica vanno necessariamente a braccetto. Fare ricerca di eccellenza vuol dire portare al letto del paziente le migliori cure possibili”.

L'appello alle istituzioni locali:“E' necessario che queste non si sottraggano alle promesse degli interventi necessari annunciati per portare a termine il riconoscimento dell'Istituto Reumatologico lucano (IReL) come IRCCS”.

La stampa nostrana (come la radio, la televisione e i nuovi media) ci propone spesso storie di successo di emigrazione italiana (interna ed internazionale). Meno frequentemente, invece, apprendiamo di storie di successo relative all'emigrazione di ritorno, soprattutto legate all'eccellenza medica e scientifica.

Una di queste, forse non ancora nota ai più, riguarda il prof. Ignazio Olivieri, artefice di un piccolo miracolo nella sua terra d'origine: la creazione di un polo di eccellenza reumatologica nell'Italia meridionale (IReL – Istituto Reumatologico Lucano) che non solo ha azzerato i costi di un'altra emigrazione anch'essa nota in passato ai cittadini lucani (quella sanitaria, in questo caso dovuta alle malattie reumatiche), ma attrae pazienti di regioni diverse, coniugando assistenza di qualità con la grande umanità (come riconosciuto dai tanti pazienti in cura presso questa struttura).

Un amore per la sua terra e la sua gente ricambiato, recentemente, dall'attribuzione del riconoscimento di “Personaggio lucano dell'anno 2016”, che un sondaggio popolare lanciato sulla testata locale “Il Quotidiano del sud” ha voluto attribuire al prof. Olivieri, una sorta di ringraziamento per i suoi meriti scientifici e medici.

La ragione di vita professionale del prof. Olivieri: coniugare ricerca con assistenza clinica
Per capire come si è arrivati alla creazione dell'IReL, bisogna ripercorrere la vita professionale del prof. Olivieri.

“Mi sono laureato in medicina a Pisa – ricorda ai nostri microfoni  – scegliendo la Reumatologia come materia di specializzazione perchè introdotto da un grandissimo didatta, il prof. Pasero, che è riuscito ad inculcarmi la passione per questa disciplina. Dopo aver terminato gli studi in Medicina, ho iniziato a svolgere l'attività di reumatologo”.

“Quando ho iniziato questa attività, però – continua il prof. Olivieri - mi sono reso conto che l'assistenza ai pazienti non mi bastava: mi attraeva molto l'idea di svolgere anche attività di ricerca, un'esigenza non avvertita da tutti i miei colleghi. La consapevolezza di svolgere un lavoro creativo, reso possibile dall'effettuazione di attività di ricerca, mi faceva (e mi fa) attualmente sentire una persona fortunata. Non so dire esattamente perchè, ma per me la ricerca era (ed è) come un'esigenza imprescindibile da quella dell'assistenza clinica.

Una cosa che avevo ben chiaro in mente, però, è che volevo fare ricerca tenendo ben presente il paziente, spesso ridotto alla stregua di un numero. Io, invece, non volevo perdere il rapporto con il paziente, durante l'attività di ricerca. E' per questa ragione che mi sono dedicato alla ricerca clinica, in quanto in grado di coniugare queste mie due esigenze”.

“Il contatto con i miei pazienti – tiene subito a ribadire il prof. Olivieri - mi ha riempito la vita e mi ha dato la possibilità di conoscere persone straordinarie, di gestire insieme a loro la malattia ed i complimenti che mi fanno sono testimonianza tangibile del risultato di questa attività, attività ovviamente che richiede tempo perchè se dedichi molto tempo al pazienti non ti dedichi più alla ricerca.

Ciò tuttavia, non mi ha privato della voglia di dedicarmi attivamente anche all'attività di ricerca al di fuori dell'orario di lavoro, come documentato dalla pubblicazione di più di 350 lavori su riviste internazionali con impact factor. Nonostante le difficoltà legate alla necessità di soddisfare queste due esigenze (assistenza al malato e ricerca clinica) direi di essere riuscito nell'intento con risultati lusinghieri”.

“Dopo la laurea – aggiunge il prof. Olivieri – ho svolto attività di guardia medica notturna dal 1978 al 1992, facendo contemporaneamente il volontario in patologia medica. Nel 1993, invece, riesco ad ottenere un posto come ospedaliero presso il Policlinico di Bologna (S. Orsola-Malpighi), rimanendo in questa struttura fino al 1998”.
 
1998: La scelta di tornare in Basilicata e accettare la sfida per la creazione di un Dipartimento diffuso di Reumatologia
"Nel 1998 – continua il racconto del prof. Olivieri – mentre svolgevo l'attività di Reumatologo presso il Policlinico S. Orsola-Malpighi - mi telefona l' allora assessore alla sanità della regione Basilicata, il senatore Filippo Bubbico, attuale vice-ministro degli Interni. Ricordo che la cosa allora mi incuriosì molto, in quanto era una persona che non vedevo da quando avevo l'età di 16-17 e si frequentava, rispettivamente, il liceo classico e il liceo scientifico.

Ricordo ancora esattamente le sue parole: per la reumatologia spendo tantissimo per curare i lucani fuori regione; non vedo perché questi soldi non debba spenderli a casa mia, creando una struttura ad hoc deputata allo scopo. Mi serve una persona con due requisiti: un reumatologo di esperienza, per evitare di ripartire da zero, e un lucano capace di metterci un pò di cuore. Inoltre aggiunse che avevo anche la fortuna di avere una moglie reumatologa, così avremmo potuto unire le forze!

Inutile dire che la proposta mi apparve all'inizio come un fulmine a ciel sereno: io vivevo a Bologna, allora, il mio primario stava per andare in pensione e, nel giro di due mesi, sarei potuto diventare primario al Sant'Orsola, uno degli ospedali italiani più prestigiosi.

D'altra parte la sfida che mi si proponeva, ovvero quella di costruire un centro di rilevanza nazionale e internazionale nella regione del sud considerata più depressa, mi allettava molto.

A questo punto, accettai di incontrarlo in Basilicata e manifestai il mio interesse alla proposta, condizionando la mia accettazione alla libera scelta dei collaboratori da coinvolgere nell'impresa, perchè senza collaboratori giusti non si va da nessuna parte.

Non avendo obiezioni dall'altra parte e convinto dalla caratura e dalla statura morale del personaggio, son ritornato in Basilicata alla fine del 1998 ed è iniziata l'avventura della costruzione del Dipartimento di Reumatologia della Regione Basilicata, un dipartimento inter-aziendale in grado di coprire l'intera popolazione lucana (circa 600.000 abitanti) che, ad oggi, è attivo presso l'Ospedale S. Carlo di Potenza e l'Ospedale Madonna delle Grazie di Matera”.

Le ragioni del successo di IReL: attività di ricerca, assistenza di qualità, medicina dal volto umano
Nel declinare le ragioni del successo di IReL, questo fiore all'occhiello della sanità lucana, il prof. Olivieri non ha dubbi nel mettere al primo posto l'attività di ricerca : ”Spesso – spiega  – e secondo me a torto, si dice che la scienza non paghi. Invece non è così: noi abbiamo continuato, anche se non richiesto, a svolgere attività di ricerca al di fuori dell'orario di lavoro perchè sono fermamente convinto che, dove c'è attività di ricerca, c'è una maggiore attenzione per il paziente. 

Per raggiungere questi obiettivi, mi sono dovuto scegliere dei collaboratori. Su tutti, ripongo in particolare le mie speranze per il futuro del Dipartimento nel dott. Salvatore D'Angelo e nel dott. Pietro Leccese, rispettivamente di 43 e 38 anni. Sono persone altamente motivate per la ricerca e, quando ho prova di saggiare il loro entusiasmo, mi sembra di rivedermi alla loro età.

Sono ottimista sul futuro del Dipartimento, ma non bisogna abbassare la guardia e crogiolarsi sugli allori: la Reumatologia lucana deve andare avanti!

Il dipartimento è stato creato per la nostra terra, che ha fatto un investimento notevole!
Quando sono arrivato nel 98 non c'era un reumatologo. La regione, nel giro di 20 anni, ne ha assunti 11. Nessuna regione ha fatto per la reumatologia di più di quanto non abbia fatto la regione Basilicata!”

Le attività di IReL, dall'assistenza clinica alla ricerca
L'Istituto Reumatologico Lucano cura, naturalmente, tutte le malattie reumatiche, focalizzando l'attenzione su quelle croniche più gravi.

“Di queste – ricorda il prof. Olivieri – sono anche oggetto di ricerca, oltre che di cura, le spondiloartriti e la malattia di Behcet.

Le prime sono state oggetto di numerose pubblicazioni scientifiche, mentre è per me motivo di particolare orgoglio l'aver portato a Matera l'edizione 2016 della conferenza mondiale sulla malattia di Behcet. La conferenza, che ha una periodicità annuale – l'ultima edizione si è svolta a Parigi nel 2014 - si è articolata in sessioni strutturate relative ai vari aspetti della patologia (dalla ricerca di base alla medicina traslazionale e alla pratica clinica, il tutto integrato da presentazioni orali tenure da relatori prestigioni, sessioni di poster e una sezione dal titolo “Meet the Expert”, inaugurata nell'edizione precedente della conferenza, che ha dato l'opportunità, soprattutto ai giovani medici, di condividere le proprie esperienze con gli esperti riconosciuti nel settore.

Il successo del congresso, manifestatomi personalmente dai numerosi colleghi internazionali che vi hanno preso parte, mi è stato testimoniato anche dal primo cittadino di Matera che, nel consegnarmi una targa celebrativa a conclusione dell'evento, ha sottolineato come questo fosse stato il primo evento di Matera capitale della cultura 2019. Questo è il risultato recente a cui tengo di più”.

L'appello alle istituzioni locali:  onorare le promesse degli interventi necessari annunciati per portare a termine il riconoscimento del dipartimento di reumatologia lucano (IReL) come IRCCS
Ma l'obiettivo che il prof. Olivieri persegue tenacemente è quello della concessione del sospirato riconoscimento dell'IReL come IRCCS.

Come ripetutamente ha avuto modo di ribadire nel corso degli ultimi incontri con la stampa, l'istituzionalizzazione, attraverso il riconoscimento di IRCCS, dell'ampia attività di ricerca svolta dai medici dell'istituto rappresenterebbe un ulteriore motivo di visibilità e prestigio per IReL, ma, soprattutto, consentirebbe di usufruire di fondi di natura anche privata, ai quali momentaneamente non si ha accesso, per attrezzature e personale, così da competere con colossi della Reumatologia europea, nord-americana e dei Paesi dell'estremo Oriente.

“Ad oggi – spiega il prof. Olivieri - alcune richieste ministeriali finalizzate all'ottenimento dello status di IRCCS, come l'incremento della produzione scientifica di impatto e l'assunzione di nuovi ricercatori, sono state ottemperate”.

“Spiace constatare, invece – aggiunge – come, ancora oggi, alcune promesse delle istituzioni sanitarie locali, quali l'affrancamento dallo svolgimento dei turni di guardia medica – per liberare personale da dedicare ad attività di ricerca – e l'allestimento dei locali da adibire ad attività esclusiva di ricerca  - necessarie anch'esse per la prosecuzione dell'iter di riconoscimento ministeriale dello status di IRCCS – siano rimaste ancora incompiute. Non solo: i lavori per l'allestimento dei locali sopra citati non sono nemmeno iniziati, né è stata ancora bandita la gara per l'assegnazione degli stessi”.

“Ciò nonostante – conclude il prof. Olivieri - resto ottimista sulla rapida risoluzione di questi problemi. In questo mi sento molto rincuorato dall'attestazione di stima che mi è pervenuta con il riconoscimento del titolo di “Personaggio Lucano dell'anno 2016” mediante sondaggio sul web. La reumatologia lucana non deve crogiolarsi sugli allori ma deve evolvere”.

Lo meritano i cittadini lucani che investono le loro tasse nel funzionamento di questa struttura; lo merita questo team di professionisti medici e non medici che si prodigano senza sosta nello svolgimento della loro attività; lo merita la Basilicata per il suo riscatto dal vecchio stereotipo di regione arretrata; lo merita questo Paese che, dopo tanti esempi di malasanità, ha bisogno di sapere che c'è ancora una sanità pubblica che funziona e per la quale vale la pena di combattere! Nonostante tutto!

Nicola Casella
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