Terapia

Romosozumab, nuovi dati confermano l'efficacia nell'osteoporosi postmenopausale

Al Congresso annuale dell’American Society for Bone and Mineral Research (ASBMR), appena conclusosi a Huston in Texas, sono state presentate alcune analisi di uno studio di fase II che ha valutato l’efficacia dell’anticorpo monoclonale romosozumab nell’aumentare la densità minerale ossea (BMD) nelle donne in post menopausa con ridotta BMD.

Romosozumab è un anticorpo monoclonale che si lega alla sclerostina, stimola la formazione ossea e diminuisce il riassorbimento osseo.  La sclerostina è una proteina prodotta dagli osteociti che ha il compito di inibire l’attività degli osteoblasti, le cellule deputate alla produzione di osso. Bloccare la sclerostina è come togliere il freno alla produzione di osso, che perciò aumenta.

Nella prima analisi, il farmaco ha aumentato la BMD a livello della colonna vertebrale e dell’anca durante i primi 12 mesi di terapia, e tale aumento è proseguito fino a due anni. Dopo questo periodo, i pazienti sono passati alla terapia con denosumab o placebo per altri 12 mesi. Nel primo caso è stato osservato un ulteriore aumento della BMD, nel secondo caso tale valore si è ridotto.

Il vantaggio maggiore è stato ottenuto con la dose da 210 mg di romosozumab somministrata sottocute una volta al mese. Questa dose ha portato a un aumento del 15,7% della BMD a livello della colonna vertebrale e del 6,0% a livello dell’anca.

In questa analisi sono state arruolate 419 donne in post menopausa di età compresa tra i 55 e gli 85 anni, trattate con romosozumab (70 mg, 140 mg o 210 mg una volta al mese, o 140 mg o 210 mg ogni tre mesi), o placebo per un periodo di due anni. Dopo questo periodo le pazienti sono state trattate per un ulteriore anno con placebo o 60 mg di denosumab ogni sei mesi.

Un’ulteriore analisi dello studio di fase II ha mostrato che, a 12 mesi, le donne trattate con romosozumab hanno ottenuto un notevole miglioramento dei parametri corticali vertebrali, inclusi lo spessore e la massa delle vertebre, rispetto alle donne trattate con teriparatide o placebo.

In questa analisi, 17 pazienti sono stati trattati con 210 mg al mese di romosozumab, 19 pazienti con 20 µg die di teriparatide e 20 pazienti con placebo.

Nell’analisi, a seguito della terapia con romosozumab, lo spessore delle vertebre è aumentato dell’11,2%, la densità minerale ossea corticale dell’1,6%, la massa corticale del 12,7% e la densità minerale ossea trasecolare del 22,2%. Il miglioramento dello spessore corticale e della massa corticale era significativamente superiore con l’anticorpo monoclonale, rispetto a teriparatide, e il miglioramento della densità minerale ossea trasecolare era significativamente superiore con il farmaco rispetto al placebo.

Nello studio di fase II, dopo 12 mesi di terapia, l’incidenza di eventi avversi nei pazienti trattati con romosozumab era simile rispetto ai controlli, ad eccezione di una reazione al sito di iniezione di lieve entità osservata più frequentemente con il farmaco, rispetto al placebo. Tale evento non ha portato all’interruzione della terapia o all’abbandono dello studio da parte dei pazienti.

Gli eventi avversi più frequenti erano nasofaringiti e artralgia. Durante i due anni di studio non sono emersi nuovi eventi avversi rispetto ai dati precedenti a 12 mesi e gli eventi indesiderati erano bilanciati fra i gruppi arruolati.

Attualmente il farmaco ha iniziato un programma di sviluppo clinico di fase III, che include due studi condotti in più di 10mila pazienti, che valuteranno l’effetto del farmaco sulla riduzione delle fratture rispetto al placebo o ad altri farmaci.

“Le fratture da osteoporosi sono molto frequenti nelle donne in post menopausa e hanno un notevole impatto sulla vita delle pazienti e delle loro famiglie”, spiega Michael McClung, direttore dell’ Oregon Osteoporosis Center. “ E’ incoraggiante sapere che il trattamento con romosozumab migliori la densità minerale ossea di queste donne per un ulteriore anno, rispetto a quanto visto negli studi precedenti a 12 mesi”.

 

Abstract:

Effects of 2 Years of Treatment with Romosozumab Followed by One Year of Denosumab or Placebo in Postmenopausal Women with Low BMD

Romosozumab and Teriparatide Effects on Vertebral Cortical Mass, Thickness and Density in Postmenopausal Women with Low BMD

American Society for Bone and Mineral Research (ASBMR) 2014 Annual Meeting in Houston, Sept. 12-15, 2014.
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