Malattie reumatiche

Anti-TNF e rischio infezioni, nessuna differenza rispetto ai non biologici

La questione della sicurezza degli inibitori del TNF è da tempo sotto i riflettori, specie per quanto riguarda il rischio di infezioni. Ora, uno studio appena uscito su JAMA sembra offrire rassicurazioni in tal senso, come si evince anche dal titolo, eloquente, dell'editoriale di commento: "La terapia anti-TNF è più sicura di quanto si pensasse in precedenza?".

Gli autori dello studio concludono, infatti, che nei pazienti con malattie autoimmuni, l'inizio della terapia con agenti anti-TNF non si associa a un aumento del rischio di ricovero per infezioni gravi rispetto al trattamento con farmaci non biologici.

Per arrivare a questo risultato, Carlos G. Grijalva, della Vanderbilt University di Nashville, in Tennessee, e i suoi collaboratori hanno analizzato, combinandoli, i dati di quattro ampi database amministrativi nell'ambito di un progetto statunitense denominato SABER (Safety Assessment of Biologic Therapy), che mette in discussione la nozione accettata secondo cui gli inibitori del TNF aumentano il rischio infettivo.

In particolare, gli autori hanno analizzato in modo retrospettivo pazienti affetti da artrite reumatoide (AR), malattia infiammatoria intestinale (IBD), psoriasi, artrite psoriasica o spondilite anchilosante, combinando i dati contenuti nei database del Kaiser Permanente Northern California, dei programmi del New Jersey and Pennsylvania Pharmaceutical Assistance, del Tennessee Medicaid e del Medicaid/Medicare nazionali, calcolando il rischio di infezioni gravi (tali, cioè, da richiedere il ricovero) associato all'inizio della terapia con gli antagonisti del TNF rispetto a quello associato all'impiego dei farmaci non biologici.

Le coorti studiate comprendevano 10.484 coppie di pazienti con AR, 2.323 con IBD e 3215 con psoriasi e spondiloartropatie coppie che avevano usato antagonisti del TNF alfa e farmaci di confronto. Complessivamente, sono stati identificati 1.172 casi di infezioni gravi, la maggior parte dei quali (il 53%) ascrivibili a polmonite e infezioni della pelle e dei tessuti molli.

Tra i pazienti con artrite reumatoide, i tassi di ospedalizzazione dovuta a infezioni gravi sono stati pari a 8,16 per 100 persone-anno nel gruppo trattato con anti-TNF e 7,78 per 100 persone-anno in quello trattato con farmaci non biologici (hazard ratio aggiustato 1,05 [IC al 95% 0,91-1,21).

Tra i pazienti con IBD, i tassi sono risultati pari a 10,91 (con antagonisti del TNF) e 9,60 (con i farmaci di confronto) per 100 persone-anno (hazard ratio aggiustato 1,10; IC al 95% 0,83-1,46), mentre tra quelli con con psoriasi e spondiloartropatie, i tassi sono risultati pari a 5,41 con gli anti-TNF e 5,37 (con i farmaci di confronto) per 100 persone-anno (hazard ratio aggiustato 1,05; IC al 95% 0,76-1,45).

Nessuna differenza significativa, quindi, tra inibitori del TNF e non biologici. Ma non tutti i biologici sembrano essere uguali. Tra i pazienti con AR, un confronto tra i vari anti-TNF ha mostrato che l'uso di infliximab si è associato a un aumento significativo del rischio di infezioni gravi rispetto a quello di etanercept (hazard ratio aggiustato 1,26; IC al 95% 1,07-1,47) e adalimumab (hazard ratio aggiustato 1,23; IC al 95% 1,02-1,48). Le coorti di pazienti con IBD o con spondilo artropatie non erano invece abbastanza numerose per permettere

L'analisi ha inoltre rivelato che l'impiego dei glucocorticoidi 6 mesi prima dell'inizio della terapia con anti-TNF è associato a un aumento dose-dipendente delle infezioni.

Commentando lo studio, definito "molto interessante" Jonathan Kay, reumatologo dell'Università del Massachussets, ne ha sottolineato i numerosi punti di forza, tra cui l'ampio numero di pazienti considerati, ma anche i punti deboli, tra cui la mancanza di informazioni sulla gravità delle malattia (elemento che, come è noto, predispone alle infezioni e ad altre complicanze). In ogni caso, secondo lo specialista, in assenza di registri perfetti, con dati di follow-up a lungo termine e tanti pazienti trattati sia con anti-TNF sia con farmaci no biologici, questo studio rappresenta ad oggi il più ampio lavoro disponibile che risponde in modo quasi definitivo alla domanda se gli inibitori del TNF facciano aumentare o meno l'incidenza di infezioni rispetto ai non biologici.

C.G. Grijalva, et al. Initiation of tumor necrosis factor-a antagonists and the risk of hospitalization for infection in patients with autoimmune diseases. JAMA. 2011;306:2331-2339.
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