Malattie reumatiche

AR, pazienti anziani trattati meno efficacemente rispetto ai più giovani

È possibile che i pazienti con artrite reumatoide (AR) a esordio tardivo possano ricevere un trattamento meno efficace rispetto a quelli più giovani. Questo, almeno, è quanto pare succedere in Svezia, stando ai risultati di uno studio appena presentato al congresso annuale dell’American College of Rheumatology, a Washington.

Per esempio, l’indagine mostra che i pazienti al di sopra dei 58 anni al momento della diagnosi avevano una probabilità significativamente inferiore di ricevere farmaci antireumatici modificanti la malattia (DMARD) entro 3 mesi (HR 0,35, IC al 95% 0,18-0,70; P <0,01) e, invece, più probabilità di essere trattati con corticosteroidi (HR 1,58; IC al 95% 1,03-2,44; P < 0,05).

"Questo non è consigliabile, specie se gli steroidi vengono dati ad alto dosaggio, perché i pazienti anziani possono presentare comorbidità. Sarebbe meglio usare precocemente il metotrexate" ha detto la prima firmataria del lavoro, Lena Innala, dell’ospedale universitario di Umea, in Svezia, commentando i dati.

La ricerca mostra anche che i pazienti con AR a esordio tardivo sembrano avere un’attività di malattia superiore rispetto a quelli più giovani, anche se questi ultimi hanno più fattori di rischio di prognosi sfavorevole rispetto a quelli più anziani.

“Tutto ciò potrebbe avere implicazioni sullo sviluppo delle comorbidità” scrive il team scandinavo nelle conclusioni.

Per questo studio, l’autrice e i suoi colleghi hanno provato a valutare l’impatto dell’età all’esordio sui fattori prognostici e sulle terapie somministrate effettuando un’analisi sui pazienti colpiti da AR residenti nel nord della Svezia.

La ricerca ha riguardato 950 pazienti inseriti in un registro nazionale sull’AR fin dal 1995, 665 dei quali erano malati da più di 5 anni. I soggetti inclusi in tale registro sono stati seguiti in modo prospettico e sottoposti a controlli periodici per valutare il grado di attività della malattia, il numero di articolazioni dolenti e tumefatte, l’intensità del dolore e il grado di disabilità. Inoltre, sono state registrate le comorbilità al basale e dopo 5 anni, così come le manifestazioni di gravità della malattia e tutte le modalità di trattamento utilizzate. I pazienti sono anche stati sottoposti a radiografie delle mani e dei piedi al basale e dopo 2 anni.

Poiché l'età media della coorte era di 58 anni, gli autori hanno scelto quest’età come cutoff per definire la malattia a esordio tardivo piuttosto che precoce.

Dall’analisi emergono differenze notevoli tra i due gruppi, ha spiegato l’autrice.

I pazienti più giovani avevano più frequentemente anticorpi anti-peptidi citrullinati (ACPA), che tipicamente soni indice di una malattia più grave, e la variante T del gene PTPN22, che conferisce una predisposizione alla malattia.

Tuttavia, al momento della diagnosi i pazienti più anziani avevano una VES più alta (34 mm/h contro 26; P <0,001), un grado di disabilità maggiore, misurato con l’Health Assessment Questionnaire (1 contro 0,8; P = 0,075) e un’attività di malattia superiore dopo 1 anno (P < 0,01) e 2 anni (P < 0,05).

Nonostante quest’attività di malattia elevata, i pazienti anziani sono trattati meno frequentemente rispetto a quelli più giovani con metotrexate (81,9% con 90,2%; P < 0,01) o con biologici (7,6% contro 24,9%; P < 0,001) e più spesso con gli steroidi (77,5 contro 68,8%; P < 0,01). Anche l’uso dei FANS è risultato meno frequente nei pazienti anziani ((75,9% contro 90; P < 0,001), seppure senza differenze per quanto riguarda gli inibitori della COX-2.

I risultati di questo studio suggeriscono l'esistenza di una disparità di trattamento tra i pazienti con AR diagnosticata in tarda età e quelli ammalatisi prima, ha detto la Innala.

Per spiegare tale disparità, l’autrice ha ipotizzato che i medici siano restii a trattare i pazienti più anziani in modo aggressivo per il timore che possano sviluppare tumori e infezioni. In realtà, ha detto la Innala, affidandosi agli steroidi invece che ai DMARD si possono esporre i pazienti a un maggior rischio di altri outcome avversi gravi quali malattie cardiovascolari e osteoporosi.

"Ci sono molte aspetti da prendere in considerazione quando si decide come trattare pazienti anziani con artrite reumatoide" ha ammonito la Innala.

L. Innala, et al. Age at onset determines severity and choice of treatment in early rheumatoid arthritis. ACR 2012; abstract 2145.
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