Malattie reumatiche

Artrite reumatoide di grado moderato-severo, tocilizumab sottocute pari all'endovena

I risultati del trial SUMMACTA, un trial clinico randomizzato e in doppio cieco, pubblicati online ahead of print sulla rivista Annals of Rheumatic Diseases, hanno mostrato come la somministrazione di una formulazione sottocute di tocilizumab si sia rivelata efficace quanto la formulazione endovena del farmaco, con indubbi vantaggi in termini di facilità di somministrazione. Quanto al profilo di sicurezza, lo studio ha sostanzialmente confermato per la formulazione sottocute il profilo noto e ben documentato della formulazione endovena, eccezion fatta per un'incidenza più elevata di eventi di reazione a livello del sito di iniezione con la formulazione sottocute.
 
Tocilizumab è il primo anticorpo monoclonale umanizzato che inibisce il recettore per l'interleuchina-6 (IL-6) ed è stato inizialmente sviluppato in formulazione per infusione endovena. L'efficacia e la sicurezza di questa formulazione sono stati documentati da studi in monoterapia o in combinazione con DMARDs in pazienti adulti in 5 trial clinici di fase III.
Attualmente il farmaco è approvato in formulazione endovena per il trattamento dell'artrite reumatoide (AR), sia negli USA che in Europa.
 
Con l'obiettivo di offrire una modalità di somministrazione del farmaco più friendly (e migliorare le compliance al trattamento), è stata messa a punto una formulazione sottocute di tocilizumab. Gli studi di dose finding hanno fornito la base di partenza dello studio SUMMACTA, qui presentato, che ha messo a confronto l'efficacia e la sicurezza di una formulazione sottocute del farmaco (162 mg settimanali) vs la formulazione endovena standard (8mg/kg ogni mese) in pazienti adulti con AR e risposta inadeguata ad uno o più DMARDs.

A tal scopo, 1262 pazienti sono stati randomizzati al trattamento con tocilizumab in una delle due formulazioni sopra descritte in associazione con un placebo in formulazione opposta alla prima e in combinazione con un DMARD tradizionale.
L'outcome principale dello studio consisteva nel dimostrare la non-inferiorità del trattamento con il farmaco sottocute rispetto a quello endovena nel raggiungere la risposta ACR 20 a 24 settimane dall'inizio del trattamento. 

La risposta ACR 20 rappresenta  la percentuale di riduzione del 20% delle conte delle articolazioni dolenti e delle articolazioni tumefatte, oltre a un corrispondente miglioramento in tre dei cinque parametri seguenti: proteina di fase acuta (come la velocità di eritrosedimentazione),  valutazione globale del paziente di attività della malattia, valutazione globale del medico di attività della malattia, scala del dolore, HAQ (Health Assessment Questionnaire – Questionario di valutazione dello stato di salute).

Tra gli outcomes secondari dello studio vi erano, invece, la valutazione del punteggio DAS 28, espressione dell'attività di malattia, le altre risposte ACR (ACR50 e ACR70) e le valutazioni di safety.
 
I risultati hanno documentato il raggiungimento della non-inferiorità statistica del trattamento sottocute rispetto a quello endovena: dopo 24 settimane di trattamento, il 69,4% dei pazienti in trattamento con tocilizumab sottocute (IC95%= 65,5-73,2) e il 73,4% di quelli trattati con tocilizumab endovena (IC95%= 69,6-77,1) hanno raggiunto la risposta ACR20.
Inoltre, le risposte ACR50 e ACR70, i punteggi DAS28 e i profli di safety, sono risultati pressochè sovrapponibili tra i due gruppi di trattamento.
 
L'evento avverso (AE) più comune è stato rappresentato dalle infezioni, mentre le reazioni locali presso il sito di iniezione sono state documentate con maggior frequenza nel gruppo in trattamento con la formulazione sottocute di tocilizumab rispetto a quella endovena. Non sono state registrate reazioni anafilattiche durante le 24 settimane di osservazione.

Lo studio non era esente da alcune limitazioni, quali il mancato approfondimento sulle problematiche relative all'efficacia e alla sicurezza del trattamento nel lungo termine, che necessiteranno, pertanto, di studi ad hoc.

Nel complesso però, lo studio ha chiaramente dimostrato la non-inferiorità del trattamento con tocilizumab sottocute rispetto al trattamento endovena. La nuova formulazione sottocute, pertanto, potrebbe rappresentare un'opzione di trattamento più pratica perchè offre ai pazienti affetti da AR l'opportunità di seguire in casa la terapia mediante iniezioni facilmente eseguibili in ambiente domestico.

Burmester GR et al. A randomised, double-blind, parallel-group study of the safety and efficacy of subcutaneous tocilizumab versus intravenous tocilizumab in combination with traditional disease-modifying antirheumatic drugs in patients with moderate to severe rheumatoid arthritis (SUMMACTA study). ARD Online First, published on August 7, 2013 as 10.1136/annrheumdis-2013-203523

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