Malattie reumatiche

Artrite reumatoide: quanto è alto il rischio di tubercolosi?

Per i pazienti con artrite reumatoide sussiste ancora oggi il rischio di contrarre la tubercolosi? Quanto influisce la terapia biologica?
Per rispondere a questi quesiti, un gruppo di ricercatori del Karolinska Institutet di Stoccolma (Svezia) ha esaminato il rischio che i pazienti con artrite reumatoide (AR) hanno, rispetto alla popolazione generale, di sviluppare la tubercolosi (TBC).

I dati oggetto dell’analisi, raccolti in Svezia attraverso l’utilizzo di registri nazionali, appartenevano sia a pazienti naïve ai farmaci biologici che a pazienti già in trattamento. I risultati dello studio sono stati recentemente pubblicati su Annals of the Rheumatic Diseases (1).
Studi clinici randomizzati, segnalazioni spontanee di eventi avversi e studi osservazionali già da tempo ci segnalano l’insorgenza di numerosi casi di tubercolosi associata all’esposizione ad agenti anti-TNFα.

Nel 2002 era stato osservato per la prima volta l’aumentato rischio di TBC nei pazienti con AR; quello stesso anno in Svezia le autorità competenti hanno introdotto lo screening obbligatorio della TBC, insieme al pretrattamento dei pazienti affetti da AR che vi erano già entrati in contatto.
La dott.ssa Elizabeth Arkema ed i suoi colleghi hanno condotto uno studio prospettico di coorte basato su dati raccolti dal 2002 al 2011 attraverso vari registri nazionali: i registri della popolazione nazionale, il registro nazionale della TBC (sul quale è obbligatorio segnalare la diagnosi di tale infezione) ed il registro svedese dei biologici.

All’interno del gruppo di pazienti esposti ai biologici, i ricercatori hanno inoltre paragonato il rischio di TBC fra i differenti agenti terapeutici.
Paragonati alla popolazione generale, i pazienti con AR mai trattati con farmaci biologici avevano un rischio aumentato di 4 volte di contrarre la TBC (Hazard Ratio 4,2; 95% CI 2,7 - 6,7), che non si riduceva nel tempo.

Al contrario, il rischio di TBC nella popolazione di pazienti esposti a biologici si era ridotta significativamente a partire dal 2002, da un Hazard Ratio (HR) pari a 7,9 (95% CI 3,3 - 18.9) nel periodo 2002–2006, ad un HR di 2,4 (95% CI 0,9 – 6,1) nel periodo 2007–2011.
I ricercatori hanno quindi stimato i rischi di sviluppare TBC che sussistono a seguito dell’esposizione con anti-TNF diversi. Dal confronto con etanercept è emerso che una recente esposizione ad adalimumab determinava un HR pari a 3,1 (95% CI 0,8 – 12,5), mentre con infliximab il rischio era poco inferiore, pari a 2,7 (95% CI 0,7 – 10,9). Questi risultati sono in linea con quanto osservato in uno studio precedente (2).

Altro dato interessante di questo studio è che l’esposizione ad etanercept sembra portare ad un rischio di sviluppare TBC 1,7 (95% CI 0,6 – 4,6) volte superiore rispetto a quello osservato nei pazienti naïve ai biologici.
Il confronto fra i “tre più comuni inibitori del TNF mostrava il più basso rischio fra quelli [i pazienti] esposti ad etanercept, sebbene queste stime siano basate su piccoli numeri”, precisano gli autori.

Inoltre gli autori stessi in discussione spiegano che “i pazienti con AR esposti ai biologici sono maggiormente a rischio di TBC, ma questo rischio si è ridotto nel corso dell’ultimo decennio, probabilmente grazie all’aumento della vigilanza generale e all’introduzione dello screening pre-trattamento”.

“Il focus di questo paper era la valutazione del rischio nel senso più generale del termine, piuttosto che l’indagine relativa a specifiche misure di screening o l’aderenza nei confronti dei programmi di screening”, aggiungono. Tuttavia dal paper si può facilmente dedurre come una storia medica strutturata, che includa l’eventuale rischio di esposizione precoce alla TBC, possa rivelarsi una parte importante dello screening, dal momento che i test attualmente disponibili danno talvolta luogo a falsi negativi.
 “Nell’ultima decade il rischio di tubercolosi fra i pazienti con AR esposti ad agenti biologici si è ridotto, ma rimane elevato nei pazienti naïve ai biologici”, spiegano gli autori. Molti casi di TBC in corso di artrite reumatoide si verificano infatti nei pazienti che non hanno mai assunto farmaci biologici. “Questo sottolinea come anche questa popolazione di pazienti sia da considerarsi a rischio”, concludono gli autori.

Francesca Sernissi
Riferimenti

1.    Arkema EV, Jonsson J, Baecklund E, Bruchfeld J, Feltelius N, Askling J; on behalf of the ARTIS Study Group. Are patients with rheumatoid arthritis still at an increased risk of tuberculosis and what is the role of biological treatments? Ann Rheum Dis. 2014 Mar 7.
2.    Tubach F, Salmon D, Ravaud P, et al. Risk of tuberculosis is higher with anti-tumor necrosis factor monoclonal antibody therapy than with soluble tumor necrosis factor receptor therapy the three-year prospective French research Axed on tolerance of biotherapies registry. Arthritis Rheum 2009;60:1884–94.

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