Malattie reumatiche

Benefici con aggiunta di infliximab alle Ig nella malattia di Kawasaki

Nei bambini affetti da malattia di Kawasaki, infliximab non riduce la resistenza alla terapia standard, rappresentata dalla somministrazione di immunoglobuline per via endovenosa( IVIg), ma offre comunque alcuni benefici, stando ai risultati di uno studio di fase III pubblicato di recente su The Lancet.

In questo trial, randomizzato, in doppio cieco e controllato con placebo, una singola somministrazione di infliximab ha ridotto alcuni marker dell’infiammazione, i giorni di febbre e i segni di infiammazione cardiaca rispetto alla sola terapia standard con immunoglobuline per via endovenosa.

Si sa che la resistenza al trattamento con immunoglobuline aumenta il rischio di aneurismi coronarici. Dato che infliximab sembra sicuro e riduce la febbre nei pazienti affetti da questa malattia, gli autori dello studio hanno provato a vedere se il biologico fosse in grado di ridurre la resistenza di trattamento con IVIg.

A tale scopo, hanno arruolato 196 pazienti di età compresa tra 4 settimane e 17 anni che avevano febbre (almeno 38 °C) da 3-10 giorni, e li hanno trattati in rapporto 1:1 con infliximab 5 mg/kg alla velocità di 1 mg/ml nell’arco di 2 ore o placebo.

L’outcome primario era la differenza tra i due gruppi in termini di resistenza al trattamento, definita come una temperatura di almeno 38 °C nel periodo compreso tra 36 ore e 7 giorni dopo la conclusione del ciclo di IVIg.

Ebbene, le analisi non hanno evidenziato alcuna differenza significativa tra i due gruppi su questo fronte e la resistenza al trattamento è risultata dell’11,2% con infliximab e 11,3% con il placebo.

Tuttavia, il gruppo in trattamento attivo ha avuto meno giorni di febbre (un giorno contro due con il placebo; P < 0,0001).

Inoltre, 24 ore dopo l’infusione, i pazienti trattati con infliximab hanno mostrato una riduzione media della concentrazione di proteina C reattiva e della conta assoluta dei neutrofili, ma dopo 2 settimane la differenza rispetto al gruppo placebo non è stata più significativa.

Tuttavia, dopo 2 settimane, i pazienti trattati con l’anti-TNF hanno mostrato riduzioni medie significativamente maggiori della velocità di eritrosedimentazione e una riduzione due volte maggiore del Z-score dell’arteria discendente anteriore sinistra. Tuttavia, anche questa differenza ha perso significatività statistica dopo 5 settimane e a quel punto non c’erano più differenze significative tra i due gruppi nemmeno nei valori di emoglobina aggiustati in base all’età dei pazienti, nella durata della degenza ospedaliera e nei marker dell’infiammazione esaminati.

Non ci sono stati gravi eventi avversi attribuibili a infliximab e nessuno dei pazienti in trattamento attivo ha avuto reazioni all’infusione di IVIg, mentre le hanno avute 13 pazienti del gruppo placebo (il 13,4%).

I ricercatori concludono che infliximab è risultato "sicuro e ben tollerato, ha ridotto il numero di giorni di febbre, lo Z-score dell’arteria discendente anteriore sinistra, alcuni marker dell’ infiammazione e le reazioni all’infusione di IVIg”.

Secondo gli autori, l’anti-TNF potrà rappresentare un complemento utile e sicuro alla terapia per alcuni pazienti selezionati affetti dalla malattia di Kawasaki.

Commentando i risultati, Tohru Kobayashi, del The Hospital for Sick Children di Toronto, ha definito lo studio  come utile e ben progettato, perché ha valutato anche l’outcome coronarico oltre alle percentuali di resistenza al trattamento. Ed è degno di nota, ha detto Kobayashi, che le riduzioni rispetto al basale dello Z-score coronarico siano state più marcate nel gruppo infliximab rispetto al gruppo di controllo.

A.H Tremoulet, et al. Infliximab for intensification of primary therapy for Kawasaki disease: a phase 3 randomised, double-blind, placebo-controlled trial. The Lancet 2014; doi:10.1016/S0140-6736(13)62298-9.
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