Malattie reumatiche

Certolizumab e AR, risposta dopo 3 mesi predittiva di quella a 52 settimane

UCB ha reso noti con un comunicato stampa i risultati di un'analisi post-hoc da cui si evince che i pazienti con artrite reumatoide (AR) di gravità medio alta trattati con certolizumab pegol (più metotrexate,MTX) in cui si era avuta una buona risposta secondo i criteri di risposta RAPID3 o EULAR dopo 12 settimane, hanno mostrato una minore progressione della malattia dopo 52 settimane rispetto a quelli che avevano risposto poco. I dati dell'analisi sono stati presentati anche all'ultimo congresso American College of Rheumatology, a Chicago.

In particolare le percentuali di risposta al trattamento in termini di attività della malattia già dopo 12 settimane sono risultate predittive dell'effetto sul danno strutturale articolare dopo un anno di terapia. Si sono inoltre trovate risposte confrontabili utilizzando sia i criteri RAPID3 (Routine Assessment of Patient Index Data 3) sia i criteri EULAR (European League Against Rheumatism), a indicare che entrambi potrebbero essere utilizzati come strumenti per prevedere il danno strutturale articolare nei pazienti con artrite reumatoide da moderata a grave.

"Questa analisi post-hoc fornisce risultati coerenti con quello ottenuti in studi precedenti che avevano già suggerito l'opportunità di prevedere i risultati clinici già dopo settimana 12 settimane di terapia quando si trattano con certolizumab i malati di artrite reumatoide" ha affermato Edward Keystone, del Rebecca MacDonald Center for Arthritis del Mount Sinai Hospital dell'Università di Toronto. "Inoltre, i risultati indicano che se un paziente risponde al trattamento dopo 12 settimane, tale risposta può essere predittiva della malattia a un anno".

In quest'analisi post-hoc, sono stati valutati i pazienti dello studio RAPID 1 trattati con certolizumab pegol 200 mg due volte alla settimana più MTX o placebo più MTX. RAPID 1 è uno studio di fase III, randomizzato, in doppio cieco e controllato con placebo, progettato per stabilire efficacia e tollerabilità del biologico in combinazione con MTX nel trattamento di seconda linea di pazienti con AR attiva da moderata a grave che non avevano risposto adeguatamente a un primo trattamento. Nello studio sono stati centrati entrambi gli endpoint primari, cioè la risposta ACR20 dopo 24 settimana e la variazione del modified Total Sharp Score (mTSS) alla settimana 52.

Dopo 12 settimane di terapia, i pazienti sono stati classificati in base alla risposta EULAR o RAPID3 buona, moderata o scarsa e sono stati raggruppati i dati dei pazienti di ciascun gruppo che avevano ottenuto una risposta buona o moderata secondo i criteri RAPID3 o EULAR; inoltre è stata confrontata la progressione del danno articolare nei pazienti con una risposta buona o moderata rispetto a quelli che avevano risposto scarsamente secondo i criteri RAPID3 o EULAR.
L'analisi ha mostrato che dopo 52 settimane di terapia, la percentuale di pazienti che non mostravano la progressione del danno in base ai valori del mTSS è stata maggiore nei soggetti che avevano avuto una risposta buona o moderata dopo i primi 3 mesi secondo i criteri RAPID3 (79,7%, 246 pazienti) o EULAR (78,5%, 284 pazienti) rispetto a quelli che avevano risposto poco secondo i criteri RAPID3 (70,1%; 117) o EULAR (68,4%; 79).

Sempre in base alle risposta a 12 settimane, le risposte buono o moderato alla settimana 52 sono state maggiori nei pazienti  trattati con certolizumab pegol più MTX (63,6% secondo i criteri RAPID3, 44 pazienti; 69,2% secondo i criteri EULAR, 52 pazienti) rispetto ai controlli, trattati con placebo più MTX.
L'analisi ha mostrato una maggiore inibizione della progressione radiografica in pazienti trattati con certolizumab pegol più MTX rispetto a quelli trattati con placebo più MTX, indipendentemente dal livello di risposta (buona, moderata o scarsa) alla settimana 12 e da come è stata valutata la risposta (criteri RAPID3 DAS28). L'analisi ha suggerito che per i pazienti trattati con MTX, valutare la risposta RAPID3 dopo 12 settimane può essere utile per aiutare i medici nella decisione terapeutica.

Inoltre, l'analisi ha rivelato, la maggior parte dei pazienti trattati con certolizumab pegol più MTX avevano già una risposta buona o moderata al trattamento dopo 12 settimane (il 66,8% secondo i criteri RAPID3 e il 77,6% secondo i criteri EULAR, rispettivamente, contro il 23,5% e il 29,1% nel gruppo placebo più MTX). Al basale, la media e la mediana del mTSS erano simili nei diversi gruppi di risposta, e ad un anno, i pazienti che dopo 3 mesi avevano risposto poco (secondo entrambi i criteri) hanno mostrato un incremento maggiore rispetto al basale del mTSS in confronto ai paziente che  con una risposta buona o moderata. Le differenze tra le categorie sono risultate maggiori nel gruppo trattato con MTX da solo.

Quanto alla sicurezza e tollerabilità, RAPID 1 ha mostrato che nei pazienti trattati con certolizumab pegol si è avuta una bassa incidenza di dolore nel sito di iniezione (<3 nuovi casi / 100 anni) e di interruzioni dello studio dovute a eventi avversi. I più comuni eventi avversi verificatisi sono stati cefalea, rinofaringite e infezioni delle alte vie respiratorie. Tra le reazioni avverse gravi, sono state segnalate le infezioni (tra cui la tubercolosi) e le neoplasie (tra cui il linfoma), in linea con i risultati di altri studi condotti sugli anti-TNF.

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