Malattie reumatiche

Gonartrosi, nessun beneficio con la glucosamina

L’assunzione dell’integratore alimentare glucosamina non ha dato prova di apportare alcun beneficio strutturale evidenziato con la risonanza magnetica nei pazienti con dolore artrosico cronico al ginocchio nello studio JOG, (Joints on Glucosamine), un trial randomizzato e in doppio cieco appena pubblicato su Arthritis & Rheumatology.

Secondo l’analisi aggiustata, il deterioramento della cartilagine articolare non è stato inferiore nei pazienti che avevano preso l’integratore per 6 mesi rispetto ai controlli, trattati con placebo (odds ratio di minor peggioramento 0,938; IC al 95% 0,528-1,666 ).

Inoltre, i pazienti trattati con glucosamina non hanno mostrato di avere più probabilità di ottenere miglioramenti delle lesioni subcondrali del midollo osseo; al contrario i controlli hanno mostrato miglioramenti superiori di tali lesioni rispetto ai soggetti trattati (odds ratio aggiustato 0,537; IC al 95% 0,291-,990; P < 0,05).

"Questo lavoro mette in luce, ancora una volta, le difficoltà insite nello studio dell’artrosi del ginocchio" ha commentato Allen Sawitzke, della University of Utah di Salt Lake City. "È una malattia variabile, richiede generalmente anni per svilupparsi fino al punto di diventare sintomatica e probabilmente non avanza in modo uniforme, ma per episodi”, ha spiegato il reumatologo, che era l’autore principale di uno studio sponsorizzato dai National Institutes of Health sugli effetti della glucosamina e/o della condroitina sulla progressione della gonartrosi, studio che ha evidenziato benefici minimi di questi integratori.

Poiché attualmente non esistono DMARD dimostratisi efficaci contro l’artrosi, molti pazienti si affidano a terapie complementari e alternative come, appunto, la glucosamina. Secondo le stime, negli Stati Uniti più di un adulto su 10 assume quest’integratore, le cui vendite hanno superato nel 2010 i 2 miliardi di dollari.

Numerosi studi hanno cercato di capire se la glucosamina sia efficace o no e hanno dato risultati contrastanti, che potrebbero essere stati influenzati da bias di pubblicazione nei trial sponsorizzati dall'industria.

Inoltre, la maggior parte degli studi precedenti, per valutare i cambiamenti strutturali, si era basata sulle radiografie piuttosto che sulla più sensibile risonanza magnetica, con la quale si possono evidenziare direttamente variazioni delle cartilagini e reperti caratteristici come le lesioni subcondrali del midollo osseo,  associate alla progressione della malattia e al dolore.

Pertanto, gli autori dello studio (guidati da C. Kent Kwoh, della University of Arizona di Tucson) hanno arruolato 201 pazienti che lamentavano un dolore cronico al ginocchio lieve-moderato tipicamente artrosico e li hanno trattati con 1500 mg/die di glucosamina o un placebo.

L’età media dei partecipanti era di 52 anni, l’indice di massa corporea era di 29 kg/m2 e poco più della metà erano donne. I punteggi basali delle sottoscale dell’indice WOMAC relative al dolore e alla funzionalità articolare erano pari rispettivamente a 46 e 45 (range da 25 a 100).

Nel corso dello studio, riferiscono i ricercatori, si è osservato un deterioramento della cartilagine solo nell’1,41% delle subregioni del ginocchio, meno del previsto. E ciò, spiegano nella discussione, potrebbe aver limitato la capacità di rilevare i potenziali benefici della glucosamina rispetto al placebo riguardo alla progressione strutturale nel breve e nel lungo termine.

"Anche se si ha la tentazione di dire che la glucosamina non ha mostrato alcun vantaggio e ha perfino mostrato qualche evidenza di essere peggiore del placebo, bisogna smussare quest’interpretazione a causa della bassa percentuale di progressione osservata, indice del fatto che lo studio non aveva una potenza sufficiente nemmeno per rilevare una differenza relativamente ampia tra il trattamento e il placebo" ha commentato Sawitzke. “Ciò mi fa pensare che questa resti una questione irrisolta, che richiederebbe uno studio più ampio e/o più lungo, anche con valutazioni basate sulla risonanza magnetica" ha aggiunto il reumatologo.

Un outcome secondario del trial era l’escrezione urinaria di CTX-II, un marker di deterioramento della cartilagine. Anche in questo caso non si è osservata alcuna differenza statisticamente significativa tra i due gruppi e nei controlli si è visto addirittura un lieve miglioramento.

Secondo Joanne M. Jordan, della University of North Carolina di Chapel Hill e direttrice del Thurston Arthritis Research Center dell’ateneo, lo studio, a differenza di quanto accaduto per l’outcome primario, aveva la potenza statistica adeguata per rilevare le differenze tra glucosamina e placebo riguardo all’effetto sui livelli di CTX-II e le lesioni del midollo osseo.

"Il fatto che la glucosamina non abbia mostrato un beneficio nemmeno su questi outcome rende più concreta la possibilità che questa sostanza, molto probabilmente, non influisca sul danno strutturale, almeno quando somministrata in queste condizioni e in questo lasso di tempo" ha detto la reumatologa in un’intervista.

Non si sono trovate differenze significative tra farmaco e placebo nemmeno per quanto riguarda i punteggi dell’indice WOMAC relativi al dolore e alla funzionalità articolare e nell’incidenza degli eventi avversi.

"Nessuno avrebbe voluto che la glucosamina funzionasse più di me, ma non funziona" ha affermato perentoria la Jornad, spiegando poi che c’è un gruppo di pazienti che ottengono una riduzione del dolore quando prendono la glucosamina, ma questo è dovuto al fatto che la molecola è uno zucchero e gli zuccheri posso avere in alcuni casi effetto analgesico.

C. Kwoh, et al. The joints on glucosamine study: the effect of oral glucosamine on joint structure, a randomized trial. Arthritis Rheum 2014; DOI: 10.1002/art.38314.

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