Malattie reumatiche

Prednisolone efficace nella spondilite anchilosante

Il trattamento con una dose elevata di prednisolone orale (50 mg) sarebbe efficace nei pazienti con spondilite anchilosante (SA) attiva, soprattutto nei pazienti con positività alla proteina reattiva C (CRP) mentre una dose più bassa sembra essere irrilevante. Queste le conclusioni di uno studio appena pubblicato online ahead of print sulla rivista Annals of Rheumatic Diseases.

La SA, come è noto, è una patologia reumatica infiammatoria frequente appartenente al gruppo delle spondiloartriti (SpA).   

"La prima linea di trattamento per la SA è rappresentata dai FANS. Al persistere dell'attività di malattia nonostante il trattamento, oppure in caso di intolleranza ai FANS, si raccomanda l'impiego di farmaci anti TNF - si legge nell'introduzione al lavoro. - I DMARDs convenzionali non sono efficaci per le manifestazioni assiali dell'AS, ma sono frequentemente impiegati nel trattamento delle manifestazioni periferiche."

Nonostante le raccomandazioni ASAS (The Assessment in SpondyloArthritis International Society) dell'EULAR  (European League Against Rheumatism) sulla gestione delle SpA affermino che l'impiego di glucocorticoidi sistemici non sia suffragato dall'evidenza, a fronte di dati a favore dell'impiego locale di questa classe di farmaci, è ben documentato in letteratura come l'impiego di prednisolone a dosi basse-moderate sia efficace nel trattamento dell'artrite reumatoide (AR) e di altre malattie reumatiche infiammatorie.

L'assenza di dati sull'impiego del farmaco nei pazienti con AS, nonostante i risultati lusinghieri ottenuti nelle altre malattie reumatiche infiammatorie sopra menzionate, ha sollecitato gli autori del nuovo studio a mettere a punto un trial clinico in doppio cieco, randomizzato, controllato vs placebo, con l'obiettivo di valutare il trattamento per 2 settimane con due dosaggi di prednisolone (50 mg e 20 mg die) o placebo in pazienti con AS attiva.

Lo studio ha incluso pazienti che soddisfacevano i criteri di classificazione New York per la diagnosi di AS ed erano cattivi responders al trattamento pregresso con FANS, mostravano un'attività di malattia definita mediante punteggio dell'indice BASDAI (Bath AS Disease Activity Index) >4  ed erano naive al trattamento con farmaci anti TNF. Inoltre il trattamento con DMARDs doveva essere stato interrotto almeno da un mese prima dell'inizio della somministrazione di GC o placebo.

I pazienti, così reclutati, sono stati randomizzati, secondo un rapporto di randomizzazione 1:1:1, al trattamento per 2 settimane con prednisolone al dosaggio giornaliero di 50 mg (n=13 pazienti) o 20 mg (n=12 pazienti) o al trattamento con placebo (n=14 pazienti).

L'endpoint primario dello studio era rappresentato dal miglioramento del 50% dell'indice BASDAI a due settimane dall'inizio della terapia. Tra gli endpoint secondari, invece, vi erano il miglioramento dell'indice BASMI (Bath AS Metrology Index), e il punteggio ASDAS (The AS disease activity score), che tiene conto dei livelli di CRP.

I risultati dello studio hanno documentato il raggiungimento dell'endpoint primario (la riduzione del 50% dell'indice BASDAI) nel 33% dei pazienti trattati con prednisolone 50 mg e nel 27% di quelli trattati con prednisolone 20 mg a fronte dell'8% dei pazienti in trattamento con placebo (p=0,16 e p=0,30, rispettivamente), a suggerire l'assenza di differenze statisticamente significative. 
Tuttavia il miglioramento medio del punteggio BASDAI è stato significativamente più alto nel gruppo trattato con prednisolone al dosaggio di 50 mg rispetto al gruppo placebo (2,39±0,5 vs 0,66±0,49, p=0,03), a fronte di una leggera variazione osservata nel gruppo trattato con il GC a dosaggio più basso (1,19±0,53; p=0,41).

Dunque, nonostante l'endpoint primario del trattamento attivo non abbia raggiunto la significatività statistica per entrambi i dosaggi testati di farmaco, i risultati suggeriscono, per la prima volta, come la somministrazione di prednisolone orale alla dose giornaliera di 50 mg per 2 settimane sia efficace nei pazienti con AS attiva, refrattari al trattamento con FANS.

Inoltre, lo studio ha rilevato una riduzione chiara e significativa dei valori medi di CRP che correla con il miglioramento dei punteggi ASDAS osservati nei 2 gruppi in trattamento attivo.
Nella discussione del lavoro, gli autori dello studio riconoscono come principale limitazione del trial l'esiguità numerica del campione di pazienti reclutato. Ciò nonostante, rimarcano l'importanza del risultato ottenuto in termini di differenza clinicamente significativa di outcome con i due dosaggi: "Il dosaggio di 20 mg - dichiarano - è normalmente sufficiente per raggiungere miglioramenti clinici rilevanti e la riduzione dell'infiammazione nella grande maggioranza di pazienti con manifestazioni muscolo-scheletriche di altre malattie croniche infiammatorie".

Di qui, però, a suggerire l'impiego di GC per tempi più lunghi di quelli del trial, la cautela è d'obbligo: "Non è ancora noto se gli effetti clinici positivi possano essere mantenuti con una dose accettabile di prednisolone (10 mg/die) o meno per un periodo di tempo prolungato e ciò andrà chiarito in uno studio ulteriore."

Haibel H et al. Efficacy of oral prednisolone in active ankylosing spondylitis: results of a double blind, randomised, placebo-controlled short-term trial. ARD Online First, published on May 16, 2013 as 10.1136/annrheumdis-2012-203055
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